All'ombra di me stesso
C'è poco da fare. Quando attraverso il corridoio con la velocità di questo corpo stampellato, seguo l'ombra che mi anticipa sempre. Una volta mi stava sempre dietro. Ero veloce. A volte quando si allungava come per fregarmi il passo, scattavo come un felino e la lasciavo a lingua in fuori. Ansimante. Stremata. Tornavo poi la sera a casa e la trovavo distesa a terra. Dormiente. Allora mi coricavo al suo fianco, abbracciavo quel nero nel buio di notti affollate di stelle e sparivo nel sonno. Con lei. Oggi queste gambe non reggono più questo gioco. Ora è lei che mi lascia senza forze rinchiuso tra queste quattro mura e la sento tornare solo quando il sole ha salutato l'orizzonte sparendo nel giorno altrui. A quel punto arriva e sento le sue braccia di vento che mi scaldano il cuore. Sono vecchio si ma non così tanto da svanire nel corpo senza la mia ombra. Quel giorno, quando lei non tornerà più, sarà buio ma di quel buio così assonnato da non avere la forza di risvegliarsi. Francesco Olivieri