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ALLA DERIVA - Bar 2/4 Supremazia della pausa pranzo

Creato il 10 dicembre 2010 da Fededragogna
I discutibili talenti dei baristi milanesi sono diretti responsabili anche dell'atroce fenomeno della pausa pranzo, evento socio-atmosferico che avvolge tutta la città (con picchi preoccupanti nelle zone circostanti uffici) dalle 12 alle 14.30 come un'aurora boreale di salsa e cotolette scongelate.
Da alcuni anni, i bar si sono accorti che speculando su secondi travolti dalle microonde e ravioli di marmo possono pagarsi le rate della bmw nuova senza rinunciare al satellite. Ma andiamo con ordine.
FARCIRE E' UN PO' MORIRE
ciardi copy
In prima fila nella dieta tutt'altro che mediterranea del milanese medio, resistono ancora i panini - accatastati, impilati, piramidati, con didascalie del tipo "carpaccio di bresaola" derivanti dal fatto che pur di risparmiare sul salume i milanesi stanno diventando dei tagliatori che neanche quelli del pesce palla - dal prezzo oscillante tra i 4 euro e i suoi multipli.
Con picchi preoccupanti: rasenta la denuncia la filiale (non è un caso che si usi un termine tipico del sistema bancario) de "il Panino Giusto" in centro città - che con acrobazie linguistiche degne di Borges è capace di farvi pagare financo otto euro paninetti di dimensioni festa-delle-medie con prosciutto cotto (di cui per l'occasione verrà citata la provenienza, l'affumicatura o il nome del maiale) con un indizio di paté sulla mollica. Seguono a ruota pressoché tutti i bar della zona - e il panino sarà tanto più corto quanto più vicino al Duomo.
Se proprio di panini bisogna morire, lo si faccia con stile.
In Crocetta, nel bar omonimo, di fianco al Teatro Carcano, da molti non so quanti anni vengono serviti panini-monstre che in generale le donzelle fanno fatica anche solo ad addentare. Il costo rimane importante (dai 6 euro in su) ma qui si parla di un pasto completo con successive promesse di non mangiare nulla la sera che viene. Nota biografica: qui, in un'ubriacatura pomeridiana a 16 anni conobbi le potenzialità della voce di Divi, che dopo un paio di tennent's incominciò a strillare pezzi dei Nirvana e degli Oasis, per farmi capire che faceva sul serio.
Di uguale peso affettivo e calorico è Margy Burger(Ciardi, al secolo), sorta di anomalo fast food alla milanese che offre - in una cornice di legno d'altri tempi - principalmente panini con wurstel e crauti rossi, hamburger di varie stazze, sandwich col landjeger o con lo sgombro (pesce generalmente ignorato dai grandi circuiti di franchising). Le foto dei panini sono le stesse di quando avevo otto anni e mia madre mi portava a ingozzarmi dopo il cinema - quando ancora c'erano i cinema in centro, ma questo è un altro discorso. Ottimo anche dopo le manifestazioni, dato che l'ubicazione - Piazza Santo Stefano - è quasi sempre di transito o destinazione per la maggior parte dei cortei milanesi.
In coda alla veloce e sicuramente incompleta panoramica dei panini milanesi seri per la pausa pranzo un ameno e anonimo baretto in viale bligny, all'altezza della Paolo Grassi, che senza nulla esporre e nulla promettere, per tre euro e mezzo compie veri miracoli. Un caso raro che ricorda una sana regola: se il paniname è già esposto, farcito e prezzato, non c'è da fidarsi.
Nascita e morte: vogliamo vedere tutto, noi.
INSALATONA PUNITIVA
tonno
Da molti anni ormai ci si trova però a fare i conti anche con primi piatti inquietanti, nature morte di maccheroni e sughi immobili che scorrono giù dagli spaghetti come cascate congelate in un giardino finlandese.
Seguono a qualche misura di distanza le insalatone.
Chiunque abbia fatto una sana vacanza al risparmio sa che il cibo più economico e - sul breve tragitto - capace di soddisfare o almeno riempire, sono le scatolette. Fagioli, mais, tonno e qualsiasi altra cosa l`uomo abbia deciso di costringere nella latta per i posteri. Provate a mangiarle per dieci giorni: sarete costretti a mettervi il balsamo di tigre sotto al naso come Dana Scully ogni volta che andate in cesso. Nessuno stupore: quando si mangia qualcosa che promette di essere buono fino al 2021, vorrà ben dire che buono non può esserlo mai stato. Le insalatone non sono altro che un impietoso mix di questi normalmente onorevoli rimedi per disperati, arricchiti da truffe a cielo aperto come la polpa di granchio o il palmito. Sei euro minimo - roba che in campeggio ci campavi una settimana.
Ovviamente la nascita e successiva affermazione delle insalatone è figlia dell'era pesoforma in cui ci ritroviamo ormai da almeno dieci anni.
Se vi interessa la faccenda e volete vivere un'esperienza veramente severa e annichilente, fate un salto al centro macrobiotico subito sopra all'ufficio del turismo francese in via Larga: l'ambiente, simile alla sala ricreazione di una clinica austriaca o di una setta con progetti suicidi, è capace di mortificare ogni appetito. Casomai degli scampoli dovessero resistere fino all'effettivo momento della nutrizione, saranno atterriti da una sequela di tortini e brodini che riescono a schivare il sapore, l'odore e tutte le principali caratteristiche dei cibi tanto da farvi chiedere se non siate effettivamente malati. A confermarvelo, un personale di suore travestite da maestre d'asilo che imporranno un silenzio grave e colpevole in sala, per poi chiedervi diversi dobloni. Comunque, un'esperienza - e ottima occasione per incontrare managerotti pentiti e signore-bene che portano in giro il cane e il flacone di antidepressivi.
PS: scopro che il palmito, vale a dire il midollo della palma con cui tanti panini e insalatone vengono sovraprezzati, si ricava principalmente dalle palme abbattute per motivi altri, quali - principalmente - la costruzione di nuove strade. Lo sapevo.
SOTTO IL CAPPUCCIO NIENTE
cappuccio
Anche se cronologicamente la colazione precede la pausa pranzo, gerarchicamente quest'ultima - che concede margini di guadagno ben più elevati - surclassa drasticamente il momento di cappuccio e brioche.
Fino a sovrapporcisi: già dalle nove e mezza del mattino, il barista medio milanese ha nei confronti del colazionaro il più totale disinteresse - e si adopera invece per cominciare a farcire panini e scolare scatolette di tonno per gli usi più svariati. Il risultato è spesso una confusione di odori e visioni che tramutizzano ulteriormente la misera brioche che vi ritrovate in mano - spesso gnucca come un buondì dimenticato dall'estate scorsa (in piazza 24 maggio, sotto i portici, ci sono le brioche buone - ma anche da tale Ponky's, che sembra il bar del Meazza, vicino a corso genova. Se volete ingrassare di un etto appena svegli, andate invece alla pasticceria eoliana di Via Ortica - dove mettono la ricotta anche sullo scontrino).
Vale la pena poi di segnalare una fastidiosa e ormai affermata novità della colazione milanese: quando ordini un cappuccino, quello oltre al bancone chiede ci vuoi il cacao?, ritornello nato negli ultimi due anni (prima, giuro, non succedeva) che probabilmente eccita l`annoiato barista ma che irrita chiunque abbia piu` di 12 anni o perlomeno me.
Perché al mattino già mi girano i coglioni e se lo volevo col cacao te lo chiedevo. Il cappuccino è una sequenza di caratteri alfabetici che indica una certa bevanda. Per il cappuccino col cacao si trovi a questo punto un`altra sequenza alfabetica, dato che non costa niente inventare parole. Non abbiamo tempo per perdere tempo col menu delle opzioni - specialmente a Milano.
Ovviamente esistono sparse qua e là pasticcerie d'alto rango (in media carissime e con quell'aria tra il bastonata e il saccente della Milano che non è più quella di una volta) che sono o sarebbero capaci di colazioni coi fiocchi, ma per motivi ignoti nessuno osa andare oltre all'onnipresente brioche gnucca.
Le mille esperienze di pasti mattutini che si consumano nel mondo sembrano non valere alcunché, a Milano sembra che il corpo umano abbia fisiologicamente bisogno di cappuccino, cornetto e null'altro per sopravvivere tra le polveri sottili.
Io, che al mattino mangerei anche il ragù di cinghiale, soffro e invidio terribilmente i peruviani che incontro davanti al loro consolato - già alle dieci pronti a ingurgitare zuppe, spezzatini e ali di qualsiasi uccello voli sulle Ande o sugli Appennini.

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