Magazine
Sono circa le 9.30 di una splendida giornata autunnale; il sole brilla e illumina le montagne cariche di neve; quest'anno la fiera - che si svolge sempre di lunedì - coincide proprio con il giorno dedicato alla santa, il 25 ottobre.
Con l'amica Manuela e il fido carrellino - perchè non si a come, dalla fiera si torna sempre cariche - dopo aver reperito un parcheggio - operazione sempre difficile, data l'affluenza - ci avviamo, partendo da piazzale Aldo Moro.
Stiamo andando, come da anni di consolidata tradizione, alla famosa Fiera di Santa Caterina che ogni anno, dal 1365 si svolge a Rivoli.
Ognuna di noi ha una missione: o meglio, qualcosa che assolutamente, ogni anno deve comprare alla Fiera... anche se, in realtà, potrebbe acquistarla da altre parti. Io la boccetta di propoli, che mi dura tutto l'anno terminando per l'appunto, in concomitanza della fiera, dove la acquisto; Manuela le maglie di lana per il padre, che devono, ovviamente essere di tipo e colore particolare e si trovano solo in un banco specifico della fiera; entrambe saremmo poi orientate all'acquisto di formaggi, nella fattipecie toma (scapoira, possibilmente).
Insomma, mancano solo i nastri per i cappelli, in questa dimensione rurale un po' atemporale, per trovarci in un libro della Austen; che ci riporta in realtà allo spirito della fiera, che, in effetti era, almeno una volta, il più grande mercato bovino del Piemonte, dall'atmosfera molto agricola e un po' paesana.
.
Alcuni venditori - che, probabilmente, vengono da lontano, come molti dei partecipanti - stanno ancora montando i banchi; pronti a esporre le novità della stagione che diventeranno, spesso, regali sotto l'albero di Natale;
dai giochi, ormai perlopiù made in China,
all'abbigliamento: cappelli,
bigiotteria di produzione industriale o artigianale,
sciarpe in ogni colore dell'iride
e abbigliamento. Ce n'è per tutti: dai maglioncini e total look andini per bambini indossati da bambole con un'espressione comprensibilmente infelice,
alle pantofole imbottite e a motivi nordici per anziani;
e disneyani per i più piccoli.
Dai cappelli di peluche di foggia animale,
alle borsette in pelle di lavorazione fiorentina.Né mancano gli articoli artigianali di genere rustico
ceste
taglieri puramente decorativi da appendere nelle case di montagna; per la gioia degli amanti del rustico,
dell'esotico,
e del design, con oggetti dall'aria oltre che misteriosa talvolta anche minacciosa.E poi, come in ogni fiera, non possono mancare frivolezze e novità:
dai palloncini per i bambini con la foggia degli ultimi eroi dei cartoni animati
al calzino di nylon colorato per creare acconciature chic (so) ;
dagli attrezzi per pulire la casa - ovviamente con dimostrazione -
all'onnipresente venditore di ricambi e accessori per l'aspirapolvere Folletto
alle padelle per cucinare senza grassi...Perché quello della fiera è, in realtà, un giorno speciale, un'eccezione dal punto di vista alimentare; per cui ci si sente autorizzai a trasgredire a ogni regola dietetica o salutare, ingozzandosi sul posto di cibo da strada...
Anche noi ne approfittiamo, gustando uno spuntino vegetariano: pane e panelle dal venditore palermitano; che avevo già avvistato l'anno scorso, ma che essendo stata l'unica ad averlo viso pensavo fosse stato un effetto collaterale del freddo, ma che, invece, pare che partecipi alla fiera da ormai quattro anni.
Al suo banchetto, si possono trovare anche gli arancini
e, ovviamente, il pane con la meusa.Questo è l'occasione, per tutti i rivolesi, oriundi o naturalizzati, di gustare o acquistare, in previsione delle feste, i cibi che meglio descrivono la propria appartenenza:
noci di Sorrento e taralli al pepe e alle mandorle campane
pani, ricotte rivestite di pistacchi, paste di mandorle e frutta secca siciliane
con tanto di pupo, a scanso di equivoci;
dai prodotti calabresi
a quelli valdostani
e, infine, piemontesi: cioccolato
e formaggi alle vinacce
con una golosa novità: la crema di gorgonzola, mescolata sul posto,
e una new entry, gli sgombri russi; chissà se sia un caso o il sintomo di una nuova rappresentanza etnica sul territorio.
Il settore alimentare, in via Piol, si declina a kilometro zero - o quasi -con frutta e verdura di stagione,
prodotti da forno e pasticceria rustica
vini
miele e propoli (da noi acquistata per l'inverno)
formaggi
e salami. E sì, perché il vero protagonista della fiera è lui
il maiale: in versione nature,
insaccato,
ma, soprattutto, in versione porchetta arrostita
che, alla fine, costituisce anche il pranzo della cuoca, in un panino caldo
preso dal bizzarro venditore in bombetta
con aggiunta di peperoni!
Non mancano, in aggiunta al percorso gastronomico, i venditori di pentole
coltelli e bollitori
e fujot in terracotta, per la preparazione della bagna cauda.E, ovviamente, tutto quanto si può trovare nelle fiere:
le caldarroste
e i gadget freek: l'amplificatore per i phone fatto di bambù,
i gioielli etnici fatti con fiori secchi,
le piante per assorbire le radiazioni
e i pupazzi che danzano mossi dalle onde sonore; in piazza Principe Eugenio l'atmosfera diventa etno folk
con la presenza del gruppo di suonatori nativi americani; una delle presenze fisse della fiera,
come i banchetti del torrone
e dello zucchero filato
e l'abbigliamento per cani, quest'anno in versione militar mimetica
o country caccia alla volpe.Siamo quindi arrivate alla fine del mercato, ossia nella zona più tipica quella dedicata alle piante
all'abbigliamento
e agli attrezzi agricoli
Qui anche gli ultimi banchi degli agricoltori e salumai locali
prima delle grandi macchine agricole
e dei recinti per animali.
Natale ormai si avvicina: arrivederci all'anno prossimo...