No, non stiamo parlando di persone che usano troppo il cervello per fare sesso, ma di una nuova ricerca sul cervello delle persone transessuali.
È di questi giorni la notizia che scienziati spagnoli avrebbero fotografato differenze significative a livello di quattro aree nel cervello di persone transessuali, attraverso la tecnica della risonanza magnetica. Puoi vedere qui sotto il video del responsabile Antonio Guillamon (in spagnolo).
Già da 20 anni la sua équipe, presso la National University of Distance Education di Madrid studia il sistema olfattivo che regola la condotta sessuale nei mammiferi e indaga nel cervello le cause del dimorfismo sessuale. Il recente studio di Guillamon, in via di pubblicazione sul “Journal of Psychiatric Research”, si è incentrato su un campione di 18 transessuali donne che si sentono uomini, 24 uomini e 19 donne.
Il cervello delle transessuali FtM risulterebbe “mascolinizzato”, ovvero, più somigliante a quello di un uomo. In un’altra indagine, sempre attraverso la risonanza magnetica, gli scienziati hanno confrontato il cervello di 18 uomini che si sentono donne con quello di 19 uomini e 19 donne. È risultato che in tutte le quattro zone ‘clou’ il cervello dei transessuali appare come una ‘via di mezzo’ fra quello maschile e femminile, ovvero, non completamente mascolinizzato nè femmilizzato.
Per Guillamon non è chiaro quale sia la zona cerebrale maggiormente associata con la nozione di genere, anche se Ivanka Savic-Berglund del Karolinska Institute di Stoccolma fa un’ipotesi. A suo avviso potrebbe trattarsi del fascicolo arcuato longitudinale superiore, “che connette il lobo parietale e quello frontale e potrebbe avere implicazioni nella percezione del proprio corpo”.
I risultati ottenuti potrebbero incoraggiare nuovi trattamenti per alleviare le sofferenze psicologiche delle persone transessuali, costrette a vivere fin da bambini l’esperienza di essere “imprigionate” in un corpo diverso da quello naturale. Restiamo in attesa di leggere l’articolo completo per una valutazione globale che tenga conto anche del fattore ormonale.
Considerando infatti che si tratta di persone sottoposte a forti dosi di ormoni potrebbe risultare difficile escludere che siano questi a determinare cambiamenti fisici, non presenti prima dell’inizio della transizione. Ed è proprio questa una delle critiche mosse agli studi precedenti [(Zhou, Hofman, Gooren and Swaab (1997), Kruijver, Zhou, Pool, Hofman, Gooren, Swaab (2000)].
Articolo a cura delle dott.sse Paola Biondi e Ilaria Peter Patrioli