Sarà la solita commedia americana?
Commedia rosa mascherata, Alla ricerca di Jane non risparmia sane iniezioni di squallore, mettendo in evidenza l’orrore della meschinità umana. Eppure la pellicola non buca lo schermo e rischia di virare nella direzione della demenzialità effimera.
Jane è ossessionata dai personaggi di Jane Austen. La sua vita è arrivata a uno stallo e la sua migliore amica le fa notare che se continua in questo modo (alla veneranda età di 40 anni) non avrà nessun uomo al suo fianco. Tuttavia, contro il consiglio dell’amica, Jane decide di investire i suoi risparmi in una vacanza ad Austenland, un parco a tema in cui tutto è simulato per riprodurre l’ambientazione dei romanzi della scrittrice britannica.
Diretto da Jerusha Hess, Alla ricerca di Jane alterna finzione e realtà in una ricerca dell’amore idealizzato. Perché Jane è innamorata di una sagoma di cartone (che raffigura Darcy e che ha le sembianze di Colin Firth) e sogna un universo ottocentesco da romanzo austeniano, nel quale la passione è travagliata, ma trascinante e luccicante. Per questo motivo la protagonista (interpretata da Keri Russell) intraprende un viaggio di ipotetica disintossicazione in direzione Austenland; un’esperienza unica nel mondo di Jane Austen, nel quale pizzi, stallieri, merletti e cavalli sono il vero motore di un’avventura immersa in un surreale microcosmo costruito a tavolino. Attori finti e amori reali divengono elementi destabilizzanti e si inseriscono alla perfezione in una pellicola che fa dello squallore lo stilema predominante. Eppure i caratteri che Hess costruisce non riescono a convincere fino in fondo e il risultato finale è quello di una pellicola, che vive di troppi momenti morti, di scivoloni e deviazioni in direzione del demenziale. È la comicità che manca. Neppure la volontà di mettere in evidenza l’orrore della meschinità umana (pronta a tutto pur di accattivarsi benevolenza e denaro) convince pienamente e si attesta su stereotipie varie del genere pesudo-sentimentale, che si perde nei meandri della risata (?) facile.
Jerusha Hess banalizza e tenta di realizzare una commedia dura e anticonvenzionale, ma non ci riesce. Perché la demenzialità fa capolino nelle sale da the, nei balli in maschera e nelle passeggiate in riva al lago e disegna la strada per un finale dichiarato e che non riesce a sconvolgere lo spettatore o, perlomeno, provocargli un profondo sentimento di immedesimazione con la protagonista che trova il grande amore. Quello raffinato, cortese e sconvolgente. Reale o fasullo, che sia.
Uscita al cinema: 21 novembre 2013
Voto: **