Ve l’ho già detto qualche post fa, cercare piante mezze morte per provare a rianimarle mi piace e mi dà soddisfazione. Ma lo sapete quanto ho pagato questa bellissima phalaenopsis? Provate a dire una cifra… dieci, quindici euro? No signori/e. Solo cinque euro e novanta centesimi. Era mezza morta, in uno di quei posti pieni di negozi, di oggetti sopra oggetti sopra scaffali che sorreggono altri scaffali che a loro volta sorreggono altri oggetti lungo strette vie ortogonali calpestate da persone che cercano comprano provano guardano parlano tacciono sbirciano. Qui le apparenze sono fondamentali. È il regno di Maya. Una pianta senza fiori, che all’apparenza sembra morta… o la butti via o provi a venderla a qualche euro. Ma non tutti sanno che dietro alle apparenze possono celarsi altre apparenze. E sotto al brutto, d’improvviso, appare il bello.
Nota: sì, pensate alla favola del brutto anatroccolo, a tante altre favole di questo tipo, a quelle dei fratelli Grimm, e anche a certe commedie di Shakespeare. Freud ha scritto un saggio sul brutto che nasconde il bello. Qualcosa sulla scelta degli scrigni, se non ricordo male. Dove avrò messo i libri di Freud? In soffitta… può essere. Sì il tema della scelta degli scrigni è uno scritto del 1913… lo scrigno rappresenta un archetipo della madre e la madre è la terra, la grande madre che accoglie tutti al momento della morte. D’accordo, Freud è stato smentito e approfondito, ha vissuto in una società che reprimeva e non riconosceva gli istinti sessuali prima dell’adolescenza, forse era anche un po’ depresso, fumava così tanto il sigaro – stadio orale? – che gli è venuto il cancro alla mascella, ha anche portato la cocaina in Europa… ma se mi ricapita tra le mani La scelta degli scrigni lo rileggo volentieri. E scusatemi questa divagazione psicopersonalterapeutica. Meglio che vada a dormire – potrei sognarmi di sognare… buona idea.