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Alla ricerca di segni della rivoluzione energetica degli Stati Uniti

Creato il 30 settembre 2013 da Conflittiestrategie

 

[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: Looking for Signs of the U.S. Energy Revolution | Stratfor ]

 

Nonostante la rivoluzione tecnologica che ha permesso alla produzione interna di energia degli Stati Uniti di crescere alle stelle, molte delle conseguenze discusse nei media – ribasso dei prezzi della benzina, molto minor interesse degli Stati Uniti in Medio Oriente, ecc – rimarranno inafferrabili. Il 18 settembre, il presidente americano Barack Obama ha detto alla Business Roundtable che, in ultima analisi, il concetto di “indipendenza energetica” è inappropriato a causa della natura globale del commercio di petrolio. Ma mentre i consumatori non possono attualmente sentire gli effetti del boom dell’energia degli Stati Uniti, questo potrebbe rilanciare l’economia degli Stati Uniti per i decenni a venire.

La produzione di petrolio degli Stati Uniti per la settimana terminata il 13 settembre è stata stimata pari a 7,8 milioni di barili al giorno – il livello più alto dall’inizio del 1989 – e gli Stati Uniti stanno producendo più gas naturale che mai. Inoltre, la produzione di petrolio continuerà ad aumentare e gli Stati Uniti potrebbero finire per produrre più petrolio di quanto non abbiano mai fatto.

L’energia è utilizzata in numerose applicazioni come i prodotti petrolchimici e il riscaldamento, ma può in generale essere suddivisa in due categorie: i carburanti per il trasporto e la produzione di elettricità. La produzione di energia elettrica proviene da molte fonti, tra cui il gas naturale, il carbone, il nucleare e le rinnovabili. Tuttavia, il 90 per cento dei carburanti per il trasporto degli Stati Uniti sono derivati dal petrolio. Gli Stati Uniti sono autosufficienti per il carbone e quasi per il gas naturale, ma anche considerando le riserve petrolifere del Canada, è improbabile che i due paesi del Nord America possano produrre più petrolio di quanto ne consumino, tenendoli pertanto legati al commercio globale di petrolio a livello mondiale.

Aumentare la produzione di petrolio è solo una componente per l’aumento della sicurezza energetica per i carburanti per il trasporto. Un altro fattore importante è modificare la composizione delle fonti di energia per il trasporto, e allentare la morsa del petrolio sul carburante per il trasporto, anche se questo fattore gioca su un periodo di tempo più lungo. Già, però, Tesla , GM e altre società stanno sviluppando auto elettriche più economiche e tecnologie di batterie per auto che in futuro potrebbero portare a uno spostamento delle fonti di energia da benzina a elettricità, che può essere ricavata da un insieme di fonti più diversificate.

Inoltre, i sudafricani della società energetica Sasol stanno prevedendo la costruzione di uno stabilimento in Louisiana destinato a convertire il gas naturale in gasolio e altri prodotti, nel momento in cui i veicoli alimentati a gas naturale sono sempre più diffusi. Nuove norme sui veicoli potranno anche portare ad una maggiore efficienza del carburante. Anche i dati demografici hanno un ruolo, con meno giovani che avranno la patente di guida.

Nessuno di questi fattori da solo si tradurrà in un cambiamento abbastanza significativo per ridurre la dipendenza americana dal petrolio, ma collettivamente essi potrebbero portare gli Stati Uniti a ridurre il loro consumo di petrolio di un terzo entro il 2040. Inoltre, la produzione nazionale di petrolio potrebbe scendere sostanzialmente per allora, dal momento che molti dei nuovi campi che sono attualmente in fase di sviluppo cominceranno probabilmente a diminuire la loro produzione negli anni 2020.

Un obiettivo più realistico per gli Stati Uniti, tuttavia, è l’indipendenza energetica per la produzione di elettricità. Questo fatto può avere ancora maggiori conseguenze geopolitiche che non la questione del carburante per il trasporto. A differenza del petrolio, le comuni fonti di energia elettrica sono o costose da scambiare (come il gas naturale, i cui prezzi variano notevolmente in tutto il mondo) o impossibili da scambiare (le fonti rinnovabili, come le dighe). Questo significa che i mercati sono intrinsecamente meno sensibili alle forze del mercato globale, contribuendo a ridurre i prezzi dell’energia elettrica sul mercato interno per i paesi che possiedono energia in quelle forme. Gli Stati Uniti rientrano in questa categoria in quanto la riserva interna di gas naturale e di carbone – che rappresentano le fonti dei due terzi dell’energia elettrica degli Stati Uniti – è abbondante ed estremamente a buon mercato da produrre. Infatti , dai primi anni 2020, gli Stati Uniti saranno un esportatore netto di gas naturale (gli Stati Uniti già lo sono per il carbone).

Abbiamo già iniziato a vedere gli effetti di una maggiore sicurezza delle fonti di produzione dell’elettricità. I prezzi dell’elettricità nella maggior parte degli Stati Uniti sono meno della metà della media UE e un terzo del prezzo di Tokyo. E anche se è appena iniziata, la tendenza a “re-importare” negli USA le manifatture che erano andate altrove, emergerà nel corso dei prossimi decenni. L’aumento del costo del lavoro delle economie in via di sviluppo come la Cina, accelererà questo processo, dal momento che alcune aziende troveranno che l’apertura di un impianto è più economico negli Stati Uniti che all’estero. Altrettanto importante il fatto che le innovazioni nel campo della robotica e di altre tecnologie che utilizzano energia elettrica per produrre beni, ingrandiranno ulteriormente l’impatto del basso costo dei prezzi dell’energia elettrica. Ed inoltre l’aumento della produzione di gas naturale dovrebbe durare molto più a lungo di quanto durerà l’aumento della produzione di petrolio, allungando il periodo di tempo di cui gli Stati Uniti possono usufruire di forniture interne a basso costo.

Le speranze di una vera indipendenza energetica al punto che gli Stati Uniti possano isolarsi completamente dai cambiamenti nei mercati globali dell’energia sono irrealistiche. Come unica superpotenza navale del mondo, gli Stati Uniti rimangono interessati a che la Stretto di Hormuz resti aperto perché le conseguenze della chiusura sarebbero catastrofiche per l’economia globale. Inoltre, anche con un significativo aumento di produzione di petrolio, gli Stati Uniti resteranno un importatore di petrolio ed una parte significativa delle importazioni di petrolio verranno ancora dal Medio Oriente.

Ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle forniture petrolifere straniere può avere alcuni vantaggi strategici, ma gli Stati Uniti saranno sempre direttamente colpiti dalla recessione globale e dalle ripercussioni causate da instabilità del mercato energetico globale. L’aumento della sicurezza energetica può smussare gli effetti di tali ripercussioni, ma la sua funzione più importante sarà nel contribuire a rilanciare l’economia degli Stati Uniti. Mentre l’energia è solo uno di una serie di fattori economici, la sua centralità per la moderna economia industriale significa che altre tendenze positive potranno solo essere potenziate da una maggiore produzione americana.

 

“Le ripubblicazioni tratte e tradotte dal sito www.stratfor.com come del resto da altri siti, hanno l’intenzione di fornire ai nostri lettori materiali che noi giudichiamo interessanti e che pensiamo lo possano essere anche per i nostri lettori. Conflitti&Strategie non supporta necessariamente le idee espresse in tali articoli e può anche essere in disaccordo con essi.”


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