Magazine Diario personale

Alla rovescia

Creato il 20 febbraio 2012 da Povna @povna

Nei due anni che è stato suo alunno, la ‘povna si è scontrata – e non una, ma più volte – con colleghi di ogni razza. Perché trovava che l’atteggiamento di Steerforth fosse troppo spesso arrogante, e non pensa che la media del nove ti possa garantire, in nessun luogo e in nessun tempo, il diritto impunito alla maleducazione. Le fu risposto che “no, si sbagliava, era eccessiva, ingiusta; e che “certo non potevano rischiare di perdere uno studente così bravo“. Così Steerforth salutò il biennio con un immeritato sette di condotta, combattuto fino all’ultimo voto dalla ‘povna e da uno sparuto gruppo, e si avviò per le strade del triennio con il consueto sguardo da “nessuno mi può giudicare”.
In terza Steerforth si fece notare subito, insieme a molta parte della sua complicata classe; ma – vuoi perché alla fine pagano un po’ sempre, gli occhi di angelo; vuoi il padre (che si era fatto furbo) rappresentante di classe; vuoi un po’ tutto, oppure niente – riuscì sempre a scansare le punizioni forti comminate alla sua banda (per esempio: dall’Ingegnera Tosta) all’ultimo secondo. E – nonostante in sala professori fosse tutto un lamentarsi: “mamma mia, che alunno supponente” – giugno lo accolse con il finale già scritto: nel mare dei consueti sei al resto del gruppo, per lui sette in condotta (un’altra volta), arrivederci e grazie. E il messaggio che la presunzione furba paga.
Quest’anno – come la ‘povna ha già avuto modo di raccontare con dovizia – Steerforth sembra cambiato moltissimo. Non solo con lei (ché, nell’economia della condotta a scuola, tutto sommato poco importa), ma in generale. Lo confermano mille episodi spiccioli, ma netti; e pure i racconti della Testarda; e alcuni pacati atteggiamenti anche in momenti complessi, nei quali, invece di concedersi, come è(ra) suo costume alla polemica, si è chiamato – cercando di portare insieme a sé un gruppo di altri – garbatamente fuori dal coro.
Proprio per questo, dunque, Steerforth sorteggia alla lotteria dei voti dati a minchia (e, no, non è polemica: basti pensare che mercoledì si deve riconvocare uno scrutinio di urgenza per gli errori di valutazione in pagella fatti non da uno, ma da ben due professori) il suo primo cinque di comportamento.
E la ‘povna sa benissimo che lei in quella classe non insegna, e che per giustificare un sette non basta certo che lui l’abbia aggiunta tra “gli amici” del telematico network. E però questo episodio piccolo, tra tanti, le sembra il simbolo (minimo, ma forte) della distanza profonda (“non ti illudere, sarà così per sempre” – le dice Ohibò con consapevolezza) che la separa da quasi tutti i suoi colleghi.


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