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Alla scoperta della Roma Sparita negli acquarelli di Ettore Roesler Franz

Creato il 11 marzo 2015 da Polifra

Alla scoperta della Roma Sparita negli acquarelli di Ettore Roesler Franz
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Già da alcuni mesi e fino al 28 Giugno 2015, all’interno del Museo di Roma in Trastevere, si possono ammirare gli acquarelli realizzati da uno dei più importanti pittori del XIX secolo, Ettore Roesler Franz che con le sue indimenticabili vedute ha raccontato una città che non c’è più, la compianta “Roma sparita”.

I suoi quadri sono dei veri e propri fermo-immagine che, con grande maestria, colgono alcuni spaccati della vita quotidiana di fine Ottocento, quando in città si respirava un’aria più malinconica e trasognante, risultato sapiente di secoli e secoli di storia.

Roma Sparita negli acquarelli di Ettore Roesler Franz
Ettore Roesler Franz, La Rocca dei Santi Quattro Coronati, 1884 – Acquerello su carta

La tanto sospirata Unità d’Italia portò con sé molte novità in tutti gli ambiti di vita, tra cui un nuovo volto più evoluto e all’avanguardia della città di Roma, nuova capitale di un giovane regno. Vari piani regolatori si susseguirono uno dietro l’altro, caratterizzando in chiave “modernistica” il periodo compreso tra il 1870 e l’epoca fascista: si doveva distruggere quel sapore di borgo medievale e clericale che caratterizzava la città dei papi e costruire una capitale europea, pronta ad accogliere le nuove esigenze urbanistiche e di mobilità. Così iniziarono molto velocemente gli sventramenti in varie aree urbane, soprattutto nel centro storico, per far posto alle esigenze del progresso: la stazione del treno, strade ampie per permettere uno scorrimento più veloce ed agevole del traffico, maggior igiene e decoro e soprattutto impedire che ci fossero ancora zone nascoste, difficili da raggiungere, covo ideale per rivoluzionari e malviventi.

Inoltre il numero di abitanti crebbe notevolmente nel giro di pochi anni così come cambiarono rapidamente le abitudini quotidiane: scomparvero alcuni lavori tradizionali e ne nacquero di nuovi con diverse e più complesse esigenze. La città si espanse velocemente dando l’avvio alla nascita di numerosi quartieri “periferici” in tipico stile piemontese. Se è vero che le demolizioni furono molto veloci, lo stesso non si può dire per le ricostruzioni, tanto che per molti anni Roma venne definita una “groviera”, con dei veri e propri buchi all’interno dell’antico tessuto urbano, molti dei quali difficili da risanare.

Ettore Roesler Franz, testimone del suo tempo, ci ha permesso di non perdere totalmente la memoria e di conoscere ciò che “era prima” attraverso le sue opere che a buon diritto hanno il gusto dei racconti di una volta e il carattere verace del popolo romano di un tempo.

Ettore Roesler Franz mostra roma
Ettore Roesler Franz, Il Porto di Ripetta verso Ponente, 1880 – Acquerello su carta

I suoi lavori sono molto numerosi, sebbene oggi se ne possano ammirare dal vivo solo quaranta, quelli meno rovinati dall’incuria e dal tempo, mentre tutti gli altri possono essere goduti solo attraverso un monitor digitale. Il suo principale soggetto è certamente il Tevere con i suoi infiniti scorci: dall’Isola Tiberina, con i suoi mulini galleggianti e schiere di pescatori, allo scomparso Porto di Ripetta, gioiello architettonico del Settecento con le barche in secca; dalle sponde di Trastevere a quelle del Ghetto ebraico, entrambe caratterizzate da splendidi caseggiati fatiscenti a picco sul fiume; dai Prati semi deserti di Castello al faro del porto di Ripa Grande.

Ma non solo Tevere. Ecco che compaiono nei suoi quadri anche angoli di Roma più o meno nota, caratterizzati sempre da quel gusto a metà strada tra il realismo e la sublimazione della quotidianità. Viste privilegiate divengono quindi gli intricati vicoli di Trastevere con le botteghe, i venditori ambulanti e i carretti trainati dai muli, ma anche le monumentali porte di accesso in città come Porta Angelica a Borgo, sfondo romantico di un momento di vita semplice e genuino.

mostra roma pittore Ettore Roesler Franz
Ettore Roesler Franz, Case medievali sulla piazza di S. Cecilia, ante marzo 1881 – Acquerello su carta

Ciò che maggiormente stupisce è la serie di vedute dedicate al Ghetto ebraico e alla zona nei pressi del Campidoglio, che più di tutte hanno subito profondi stravolgimenti: la creazione di ampi spazi aperti e l’inserimento di grandi monumenti come la Sinagoga e il Vittoriano hanno soppiantato irrimediabilmente tutto ciò che qui si trovava, anche se di notevole pregio storico e artistico, come antiche chiese e pregiati palazzi. E’ così che ci troviamo di fronte a vie, piazze, edifici non solo totalmente trasformati, ma che non esistono proprio più, trasportandoci quasi in un mondo immaginario.

Non potevano poi mancare le riproduzioni dei colli, con il loro carattere agreste, puntellati dagli antichi resti dei epoca romana e la “periferia” cittadina: Porta San Paolo e la Piramide Cestia, l’area della Bocca della Verità con il Tempio Rotondo, Piazza Barberini con la fontana del Bernini e banchi di frutta e verdura e via Giulia, dove la fontana del Mascherone e l’arco di palazzo Farnese fanno da sfondo a bianche lenzuola stese al sole.

Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale

(Fonte Immagini – museodiromaintrastevere.it; in evidenza: archimagazine.com)

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