Magazine Cultura

Alla Stessa Ora il Prossimo Anno: un Uomo, una Donna, la Storia

Creato il 30 marzo 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Alla Stessa Ora il Prossimo Anno: un Uomo, una Donna, la Storia

Gli antichi sostenevano che la Storia è maestra di vita, perché in essa, leggendo gli eventi del passato, era possibile trovare le chiavi del presente. In realtà, attraverso la Storia, possiamo cogliere, in tutte le sue mille sfaccettature, l'intima essenza dell'uomo e studiarne l'evoluzione nei comportamenti, nei costumi e nei suoi processi cognitivi. Questo è il profondo ed attualissimo concetto che ci trasmette Alla stessa ora il prossimo anno, spettacolo andato in scena sul palco del Teatro Dehon di Bologna.

La pièce (il titolo originale è Same Time, Next Year), scritta da Bernard Slade, ha esordito nel marzo del 1975 al Brooks Atkinson Theatre di New York ottenendo un successo tale da essere replicata quasi millecinquecento volte. Senza far torto a nessuno e, forse, senza timore di poter essere smentiti, è da ritenere la più famosa ed amata commedia romantica del ventesimo secolo, probabilmente la migliore tra quelle che con protagonisti due soli personaggi hanno calcato le scene di Broadway.

Nel 1978 ne viene realizzata anche una versione cinematografica diretta da Robert Mulligan, con Ellen Burstyn e Alan Alda nei due ruoli principali.

Alla stessa ora il prossimo anno arriva in Italia nel 1978 con la produzione di Garinei e Giovannini e le splendide interpretazioni di Enrico Maria Salerno e Giovanna Ralli. La commedia viene poi ripresa nel 1989 con Ivana Monti e Andrea Giordana. Nel 2001 tocca invece alla coppia formata da Marco Columbro (sostituito nel 2002 da Gianfranco Iannuzzo) e Maria Amelia Monti. Un successo che si rinnova con questa edizione che, diretta da Giovanni De Feudis, vede protagonisti Gaia De Laurentiis e ancora Marco Columbro che torna così a cimentarsi, sempre con grande bravura, con il personaggio di George.

Siamo in California: George è fuori casa per lavoro, Doris per un ritiro spirituale. L'incontro, galeotto, avviene in un ristorante dove lui la nota e le manda una bistecca. Un modo davvero insolito per rompere il ghiaccio, ma del resto quel locale è rinomato proprio per le sue bistecche! Comunque, i due quasi per caso finiscono in una stanza di un motel chiamato Paradise. Entrambi sposati con figli, entrambi benpensanti. La mattina dopo si ritrovano oppressi da un devastante senso di colpa. Tanto devastante che decidono, tuttavia, di rivedersi, l'anno successivo, lo stesso giorno e alla stessa ora, nello stesso motel e nella stessa camera. E si ritroveranno ancora per i seguenti venticinque anni sempre rispettando le stesse modalità.

Si sa come sono gli amanti: ritengono se stessi e il loro amore il centro dell'universo. Là fuori scorre la storia, là fuori fanno la guerra, là fuori crollano idoli e ne sorgono di nuovi, là fuori muore la gente, ma là fuori. Nell'intimità di quella squallida e maleodorante stanza di motel, arredata spartanamente con sempre quel copriletto rosso e quello sgangherato pianoforte rosa shocking, ci sono invece solo loro due. I figli, una volta bambini, crescono diventando donne e uomini. La moglie ed il marito invecchiano, ma loro no! Certo fisicamente mutano, si evolvono cavalcando le mode e il progredire inevitabile della società, del costume e delle filosofie del viver quotidiano, ma, lì dentro, tra le quattro mura della camera, rimangono sempre fedeli a se stessi. Chiudi la porta e il tempo smette di passare. Gli dice Doris: "Ci conosciamo da così tanto tempo che comincia a sembrarmi un incesto". Le risponde George: "Tanto tempo? A un giorno l'anno ci conosciamo da una ventina di giorni, abbiamo sì e no rotto il ghiaccio". Come finirà? Non finirà... Andrà avanti!

Per oltre due ore sul palcoscenico vediamo scorrere davanti ai nostri occhi venticinque anni di storia americana (e mondiale) attraverso le immagini e le musiche, in onda su uno schermo a separare i vari quinquenni (il primo incontro avviene nel febbraio del 1951, l'ultimo nel 1975), in una sorta di lunga cavalcata che procede su due piani. Quello generale, che con i suoi eventi globali cambia la società ed il costume, e quello personale, intimo, dei due protagonisti, che, seppur cavalcando esteriormente le mode, negli abiti, nelle occupazioni e nel modo di vivere, restano intimamente quelli del primo giorno in cui si incontrarono: semplici, spontanei seppur contorti, oppressi da sensi di colpa e dai doveri, felici e liberi di essere se stessi solo quando chiudono il mondo fuori dalla stanza del Paradise.

George e Doris sono anime gemelle, esseri tanto perdutamente innamorati ed uniti da poter scegliere di vivere due esistenze separate ed oscure, esistenze che si accendono soltanto dentro il motel: ventiquattro ore in cui ci si racconta e ci si ama che regalano ai due il carburante essenziale per aiutarli a continuare, pur vivendo a mille miglia di distanza l'uno dall'altro.

Per molti sarà stato come sedersi sul lettino dello psicologo per mettersi a nudo nel tentativo di sviscerare la propria vita, densa di problematiche, nella sfera affettiva come in quella sociale, nelle esperienze lavorative come in quelle relazionali; per tutti è stata l'occasione di due ore di risate dolci ed amare, sempre convinte e contagiose, ora profonde, ora liberatorie, condensate, alla fine, in scroscianti, convinti, calorosi, quasi liberatori, applausi.

La coppia sul palcoscenico non poteva essere più adatta e perfetta, ottimamente assortita: Marco Columbro e Gaia De Laurentiis si calano perfettamente nella parte, abili e repentini nel passare dal serio al faceto, dal dramma alla battuta, il tutto con la più grande semplicità e naturalezza, da attori consumati, anzi da uomo e donna di questo secolo, come dei precedenti e di quelli futuri!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :