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Allarme mega impianti biogas. La Fiper risponde a Petrini di Slow Food

Creato il 14 maggio 2012 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT
Allarme mega impianti biogas. La Fiper risponde a Petrini di Slow Food

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta il biogas fa bene all’ambiente e all’agricoltura del Presidente Fiper, Walter Righini, in risposta all’articolo : Allarme mega impianti a biogas, anche l’energia pulita può inquinare pubblicato su Repubblica del 9 maggio firmato da Carlo Petrini – presidente Slow Food.

Il biogas: fa bene all’ambiente e all’agricoltura!

Lettera aperta del presidente Fiper, Walter Righini a Carlo Petrini presidente Slow Food

Caro Petrini,

colgo l’occasione dell’articolo pubblicato su Repubblica del 9 maggio su Allarme mega-impianti biogas per chiarire alcuni aspetti importanti sull’evoluzione degli impianti a biomassa nel nostro territorio e condividere in un’ottica costruttiva una serie di riflessioni sul modello di filiera biomassa-energia che da anni stiamo cercando, con mille difficoltà, di portare avanti.

La produzione di energia è rientrata negli anni a tutti gli effetti come attività agricola, soprattutto relativamente alla produzione di energia elettrica e termica da biomasse. Nei piani di sviluppo rurale, diverse sono le misure finalizzate a d appoggiare un modello di azienda agricola multifunzionale. In pratica un impianto a biogas o biomasse può rappresentare una fonte di integrazione del reddito per l’agricoltore.

Dalla nostra costituzione,  lavoriamo per la promuovere un modello di filiera biomassa-energia sostenibile, che valorizzi le risorse locali e i sottoprodotti dell’agricoltura e della foresta, al di là delle mode e degli incentivi del momento. La sostenibilità della filiera si basa innanzitutto sull’impiego dei sottoprodotti che altrimenti andrebbero inutilizzati; nel biogas in  particolare vengono impiegati: residui di coltura come sfalci, colletti di bietola, stocchi di mais, paglia, frutta di scarto; vegetali e foraggi di scarsa qualità; liquami e letami degli allevamenti;  bucce di pomodoro, vinacce, sanse di oliva, scarti di macellazione, in aggiunta a colture energetiche dedicate, quali: cereali, colza, girasole, foraggi.

L’incentivazione
L’attuale tariffa omnicomprensiva di 0,28 cent/euro ha permesso sicuramente un’accelerazione nell’avviamento di questi impianti sul territorio e ha creato i presupposti per consolidare la filiera di approvvigionamento mitigando gli effetti ambientali dello spargimento dei nitrati zootecnici sui suoli agricoli  producendo energia elettrica rinnovabile e diminuendo l’impiego delle  fonti fossili. 

Detta tariffa aveva l’obiettivo, però purtroppo, di incentivare la produzione di sola energia elettrica da biogas seguendo i criteri di sostenibilità della produzione di energia da biomassa definiti dall’Unione europea .

Così si spiega il boom di impianti registrati tra il 2009-2011.

Noi stessi, in collaborazione con altre Associazioni del settore abbiamo presentato ai Ministeri competenti uno studio “il biogas fatto bene” con indicazioni e proposte volte ad una più corretta produzione di biogas ed ad una sua miglior utilizzazione.  

Infatti attualmente il vero problema per un sistema efficiente di produzione di energia da biogas consiste nel fatto che in Italia a differenza di altri paesi europei, viene premiata esclusivamente la produzione di energia elettrica.

Mentre il biogas può essere utilizzato per fornire anche energia termica (ad esempio qualora connesso ad una rete di locale di teleriscaldamento), energia elettrica (anche cogenerativa) attraverso la combustione in apposito motore, biocarburanti (purificando il biogas in biometano) per autotrazione.

Ogni azienda agricola potrebbe essere attrezzata per fornire autonomamente tutto ciò, compresa la distribuzione in loco di carburante per autoveicoli.

Completato il quadro normativo e regolatorio la valorizzazione in particolare del biometano attraverso la sua immissione nella rete del gas naturale potrà apportare importati benefici economici per l’intera nazione.

E’ stata stimata una produzione potenziale di 7-8 miliardi di metri cubi di biometano con una potenzialità pari al 10% del fabbisogno nazionale.

Non male per un paese come il nostro dipendente dal gas russo e magrebino!

Chiaramente bisognerà superare il non facile ostacolo di accesso alla rete di distribuzione del gas.

Nelle bozze del nuovo decreto sulle fonti rinnovabili elettriche, viene premiato l’impiego dei sottoprodotti di origine biologica  e la cogenerazione. Il massimo dell’incentivo previsto è di 0,246 cent/euro/kWh per una potenza sino a 300 kW, utilizzando sottoprodotti di origine biologica e producendo contemporaneamente calore in co-generazione.

Per  impianti più grandi si scende sino  a 0,101 cent/euro/kWh se in co-generazione. 

Il “biodigestato”, un utile sottoprodotto
Il biodigestato di origine agricola, che tanto spaventa, rappresenta il residuo della fermentazione anaerobica di biomasse immesse nel processo, è tutt’altro che un prodotto inquinante.

Al contrario, ridistribuito sugli stessi terreni utilizzati per la produzione delle biomasse, svolge un’azione fertilizzante ed ammendante, restituendo gli elementi della fertilità sottratti dalle piante con la coltivazione e riducendo altresì l’impiego di fertilizzanti chimici.

Il digestato non ha odore perché le particelle che lo producono restano all’interno del metano che viene utilizzato per la produzione di energia.

E’ di fatto un letame al quale è stato tolto l’odore.

Attualmente siamo impegnati con il Distretto Agroenergetico Lombardo e con l’Università agraria di Milano allo studio per la messa a punto di un concime derivante dall’utilizzo delle ceneri di combustione della biomassa vergine nelle centrali di teleriscaldamento (ammendante) unito al digestato proveniente dagli impianti di biogas agricoli. 

Chiaramente per digestati provenienti da altre origini, ad esempio da scarti di ristorazione, è necessario come da Lei indicato un processo di pastorizzazione del prodotto onde evitare ed eliminare ogni e qualsiasi pericolo.

Nella vicina Svizzera, a Pontresina, un impianto di biogas vive e svolge una importante azione per tutta la comunità ritirando ed utilizzando gli scarti alimentari dei ristoranti ed alberghi di Pontresina e S. Moritz.

Le lascio immaginare quale importante risorsa potrebbe rappresentare  e quali costi potrebbe ridurre nel nostro Paese a vantaggio dell’intera comunità adottando comunque tutte le sicurezze del caso.

La sostenibilità agricola
L’impiego dei terreni agricoli
In Italia (fonte ISTAT) sono oltre 12 milioni gli ettari coltivati. Quelli riservati alla produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas e biomasse) sono circa 196 mila. Saranno 225 mila nel 2015 quando si andrà a regime. Una percentuale pari all’1,8% della superficie intera coltivabile.

Accanto a questo dato non si deve dimenticare che per decenni la politica agricola comunitaria ha sovvenzionato, con il cosiddetto set aside, obbligando gli agricoltori a non coltivare sino al 10 per cento della superficie agricola e così sarà, in misura ridotta, anche nei prossimi anni.

Il traffico veicolare
Il traffico veicolare che una centrale a biogas viene a generare, è quello derivante dal trasporto delle biomasse vegetali dal luogo di produzione al sito di impianto. Allorché si opera nell’ambito della filiera corta, il più della volte cortissima (5-10 kmdall’impianto) si determina una sostanziale riduzione delle movimentazioni rispetto alla ordinaria gestione agricola.

Lo spandimento del digestato solido e liquido  ha la stessa incidenza sui trasporti dello spandimento del letame e certamente molto inferiore a quello dei concimi chimici.

Odore, no grazie!
Nessun odore. Questo perché le matrici stoccate sono coperte con teli appositi per evitare la fermentazione aerea. Se la biomassa fermentasse prima del conferimento nel digestore, l’azienda agricola perderebbe una quota significativa di ricavo! 

Quanto all’odore, che si percepisce in prossimità dei digestori non certo a kilometri di distanza, è quello tipico del trinciato (erba tagliata!) a volte misto all’odore del liquame.

E’ il classico odore che si percepisce in tutte le aziende agricole.

Ricordiamo però un  vantaggio ecologico indiscutibile nell’utilizzo del biogas.

Impedire la diffusione nella troposfera del metano emesso naturalmente durante la decomposizione dei prodotti utilizzati; il metano è infatti uno dei gas-serra più potenti ed è quindi auspicabile la sua degradazione in CO2 e acqua per combustione.

La salute umana 
Dispiace ancora una volta leggere una affermazione non suffragata da dati scientifici .

Chi ha scritto ciò ha solo cavalcato una notizia diffamatoria pubblicata in Germania dai detrattori del Biogas. Gli interessi in gioco sono alti: 7.000 sono le centrali di biogas agricoli in esercizio in Germania con una capacità installata di 2,6 GW elettrici nel 2011, che rappresentano circa la metà della produzione europea di elettricità da biogas.

Il biogas è stato completamente “prosciolto” da attribuzioni in questo senso e qualcuno ha anche ipotizzato che l’e.coli si fosse propagato dalle culture biologiche.

In conclusione, invitiamo il presidente Petrini a visitare uno dei nostri impianti di biogas per testare con mano i vantaggi che questa tecnologia permette di conseguire nella promozione di un’agricoltura sostenibile a salvaguardia dell’ambiente ed a favore dell’intera economia nazionale.

Siamo disponibili ad un incontro/confronto diretto per meglio comprendere le rispettive posizioni rendendoci peraltro conto che in Italia, paese dei furbi, anche chi lavora con serietà e correttezza  può essere danneggiato da alcuni comportamenti che riteniamo sia giusto denunciare e condannare.

Riteniamo però d’altro canto che non si debba fare di ogni erba un fascio.

Con stima

Walter Righini


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