Per allattamento prolungato ci si riferisce ai casi in cui si fa poppare un bambino di 26 o di 30 mesi.
Il gesto dell’allattamento porta con sé implicazioni culturali e psicologiche, infatti le mamme che non svezzano presto i piccoli sono guardate con un certo sospetto. Vengono considerate soffocanti e le si accusa di non saper rendere indipendenti ed autonomi i figli. In realtà, se una donna ha il latte e se la sente, non esistono conseguenze negative nell’allattare un bambino, anche già grandicello.
L’importante è che sia un gesto piacevole per entrambi, che smetterà quando il bambino non avrà più la necessità di soddisfare lo stimolo della suzione.
L’allattamento prolungato è circondato da tanti luoghi comuni come quello che sostiene che il latte non sia più adeguato a piccoli di più di un anno e che sia un fatto deleterio per la salute della donna. Dare il latte rafforza il rapporto istintivo fra mamma e figlio e serve a coccolare e rassicurare il bambino, inoltre il latte materno è sempre un buon alimento. Infatti, col passare dei mesi la sua composizione cambia per far fronte alle nuove necessità del piccolo.
Sono numerosi gli studi che hanno dimostrato come i bambini allattati al seno siano più reattivi davanti alle malattie e si ammalino meno rispetto a quelli nutriti con latte artificiale.
Sarà proprio il bambino a svezzarsi da solo attorno al 30esimo mese. Questo dato conferma che la natura ha bisogno di fare il suo corso e che ogni caso è diverso dagli altri. L’importante è rispettare le proprie esigenze e quelle del proprio bambino, senza sentirsi in colpa o sbagliate.