Allavita, nome che racchiude l’essenza di uno spettacolo degno de “Le cirque du Soleil” e che ha rappresentato lo spirito di Expo2015, sin dalla sua prova generale, mostrando numeri importanti, di ogni tipo.
Da numeri ufficiali: 48 artisti sul palcoscenico (di cui 23 italiani) che sembrano almeno il doppio vista la presenza scenica, oltre 250 persone nello staff, 124 abiti che riempiono il palcoscenico ed attraggono l’attenzione dello spettatore, oltre 500 accessori di scena (mai banali e sempre in linea con la narrazione), 14 atti che si susseguono con soluzione di continuità ed effetti coinvolgenti.
A numeri circensi d’alta scuola, sulle cinghie aeree, alla corda, al trapezio, su due ruote, su pertiche… clownerie e magie indescrivibili, frutto di una grande regia e quadri d’insieme che immergono lo spettatore in una narrazione onirica che inizia con una distribuzione di piccoli semi in platea (semi di margherita, dono che la nonna del piccolo Leonardo gli fece, prima di morire).
I contadini si occuperanno di farlo, prima di avviarsi (con le clessidre che segneranno il tempo della crescita e maturazione) verso il palco, le cui tavole saranno calpestate dallo Chef Pepe ed i suoi assistenti Scalogno ed Alfredo, prima che il piccolo Leonardo faccia vivere il suo amico immaginario, “il farro” che sarà il filo conduttore nel susseguirsi di una serie di quadri rappresentativi delle varie culture del Mondo.
Un vero inno Allavita, fatto di colori, luci, ritmi, suoni, drappi svolazzanti, acrobazie, scene di massa ed interazione con il pubblico, uno spettacolo allestito per Expo2015, sui temi che la animano e che ha saputo trasmettere il messaggio universale del “seme” che conduce lo spettatore a vivere il tempo, l’amore, la terra, la vita.
Un seme che unisce ed affratella, una narrazione sulle “corde” di percussionisti, danzatori, clown, giocolieri, acrobati, contorsionisti, disegnatori di sabbia, come nella migliore tradizione del il “Cirque du Soleil“, con uno spettacolo che ho visto ieri sera, in anteprima e che sarà replicato (nell’Open Air Theare, con un palcoscenico costruito seguendo le loro indicazioni) fino ad agosto.
Difficile raccontare ciò che merita di essere visto, per potere cogliere le sensazioni e la pienezza visiva e la grande gamma di strumenti che catturano l’attenzione, rapiscono lo spettatore e lo cullano, con immagini e rappresentazioni dense di significato (per questo, seppure non di buona qualità, vi pubblico qualche spezzone filmato).
Allavita, più che uno spettacolo, si è rivelato una vera e propria “cucina vivente”, con la capacità di stupire, appagare e saziare lo spettatore, come una grande esperienza gastronomica….