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Alle 23 su Premium Calcio "La tribù del calcio" intervista Francesco Flachi: “Mi darei delle coltellate per quello che ho fatto, ma non ho mai venduto partite né tradito la fiducia dei tifosi: vorrei essere perdonato”

Creato il 24 maggio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano

Oggi, venerdì 24 maggio 2013, in chiaro su Premium Calcio alle ore 23.00 ritorna "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri appassionati di pallone.
Domani, nel corso dell’ultimo appuntamento stagionale, un’intervista esclusiva a Francesco Flachi. L’ex attaccante, tra le altre, di Fiorentina, Sampdoria e Brescia, squalificato due volte per essere stato trovato positivo alla cocaina, racconta come è iniziato questo particolare periodo della sua vita: “Nel 2006 venni squalificato per due mesi per aver tentato, ai fini di scommesse, di acquisire notizie sul derby di Roma dell’aprile 2005. Quando ho sbagliato non ho mai nascosto le mie colpe, ma giuro su quanto ho di più caro al mondo che non ho mai scommesso in vita mia. Qualcuno mi mise in mezzo e venni sanzionato. Insomma: giocavo nella Samp, ero nel momento migliore della mia vita, mi si stavano spalancando le porte della Nazionale. Non ce l’ho fatta a reggere questa mazzata: ho reagito da bambino cedendo a una debolezza che poi, una volta tornato in campo, non ho più saputo contrastare. E dire che a pallone ci sapevo giocare anche bene”. 
In seguito, Flachi viene squalificato per uso di cocaina: la prima volta per 2 anni e la seconda, dopo essere stato trovato nuovamente positivo, di 12 anni. “Forse non lo sapete – dichiara Flachi –, ma una domanda di grazia, per situazioni come la mia, può essere presentata solo dopo 5 anni dall’inizio della sanzione. E così, per farlo, devo aspettare il 2015. Ringrazio una persona, il presidente del Prato Toccafondi, perché mi ha chiesto se amichevolmente posso dargli una mano facendogli da osservatore in giro per i campetti. Un modo per sentirmi ancora vivo nell’unico mondo nel quale ho sempre vissuto. Potessi tornare indietro, mi darei delle coltellate piuttosto che fare quello che ho fatto. Ma non è possibile. Però non sono un ladro e non sono un assassino. Non ho mai venduto partite e non ho mai tradito la fiducia dei tifosi. Ho avuto una debolezza, certo, ma il prezzo che sto pagando è esagerato. E vorrei davvero essere perdonato”.

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