Fabio Caporali, Università degli Studi della Tuscia
Gli studi accademici nel campo dell’agricoltura iniziarono in Italia prima della costituzione dello Stato italiano quando, nel 1844, un corso accademico in Scienze Agrarie della durata di tre anni fu istituito presso l’Università di Pisa nel Granducato di Toscana. Quel corso di studi era mirato a progettare e realizzare una azienda agraria come “sistema”, con diversi componenti (campi e colture, foraggi e bestiame, lavoro umano, arnesi ed edifici), da organizzare in maniera sostenibile secondo obiettivi socio-economici ed ambientali ( Ridolfi, 1844; Cuppari, 1862). In quella attività accademica si riconosce oggi una visione “sistemica”, perseguita sia nella teoria che nella pratica con esempi condotti in aziende di quel tempo dislocate sul territorio toscano. La moderna Agroecologia trova alcune delle sue inesplorate radici proprio nella memoria documentata- in particolare sul Giornale Agrario Toscano- di quella attività didattica e di ricerca, ispirata ai principi di indagine galileiana e basata sulla osservazione dei fatti. Pietro Cuppari esprime chiaramente la visione dell’azienda come “corpo”, cioè come unità composta di molte parti da organizzare armonicamente al fine di realizzare integrità funzionale e sostenibilità. La metafora del “corpo” aziendale anticipa la denominazione scientifica odierna di “agro-ecosistema” aziendale. Il lavoro pionieristico di Cuppari fu poi riscoperto e riproposto da Alfonso Draghetti (1948) nella sua opera “ Principi di fisiologia dell’azienda agraria” che, nel titolo e nel contenuto, richiama ed approfondisce la visione “organica”, o sistemica, del Cuppari. Draghetti fu uno dei primi studiosi in Italia e nel mondo a definire il modello di circolazione di energia-materia in una azienda agraria con il metodo input/output e con prove sperimentali condotte a livello aziendale per quantificare i benefici dell’integrazione di colture ed animali in allevamento al fine di incrementare le rese e mantenere la fertilità del suolo. Caporali (2010) ha riferito sul valore di questa tradizione , riconoscendola come base agro-ecologica per ricerche e studi agricoli, in particolare per l’esercizio dell’agricoltura biologica.
Nella visione di Draghetti, la biodiversità degli agro-ecosistemi deve essere organizzata in modo da produrre integrità ecologica tra i componenti, cioè una integrazione strutturale e funzionale conforme ai principi ecologici che regolano le reti trofiche e la circolazione della materia. A seguito della integrità ecologica si realizza la sostenibilità dell’agro-ecosistema, cioè la proprietà di persistere e produrre. L’integrità ecologica è la condizione che permette auto-organizzazione dei processi di scambio di energia-materia e quindi si riferisce ad uno stato di completezza ed individualità che richiede minimo supporto esterno (Karr, 1991). Il risultato della integrità degli ecosistemi è la capacità di mantenere una comunità bilanciata ed adattativa con uno sviluppo auto-organizzato ( Muller e al.,2000). L’integrità ecologica ha a che fare con il mantenimento del capitale naturale negli ecosistemi antropizzati, cioè con la presenza di una struttura di componenti e processi capace di auto-organizzazione, che quindi permetta produttività e un alto livello di autonomia in una prospettiva di lungo termine. Negli agro-ecosistemi sostenibili, l’organizzazione dei componenti e dei processi deve essere realizzata per preservare sia la fertilità del suolo che per creare le condizioni favorevoli per la protezione delle colture e del bestiame contro l’infestazione di erbe, insetti ed agenti patogeni. Aspetti basilari di integrità ecologica da assicurare negli agro ecosistemi riguardano: a) l’integrazione dei livelli trofici; b) l’integrazione delle funzioni dei componenti. La resilienza e la sostenibilità negli agro-ecosistemi può essere accertata con l’uso di indicatori strutturali e funzionali a differenti livelli di organizzazione ( Caporali e al., 2003; Caporali, 2010). Una organizzazione di azienda agraria a conduzione familiare, basata su principi di integrità ecologica, è stata presente nella storia dell’agricoltura italiana a partire dall’epoca
medioevale, fornendo la base per promuovere sinergia tra gente e territorio ( Haussmann, 1964). Il senso di apparteneza-interdipendenza tra agricoltori e terra è una componente basilare anche oggi per il successo di modelli stabili di agricoltura biologica basati sulla tradizione e sulla specificità locale.
Bibliogafia
Caporali, F. 2010. Agroecology as a transdiscipliary science for a sustainable agriculture. In “ Biodiversity, Biofuels, Agroforestry and Conservation Agriculture” ( Lichtfouse, E. Ed.), 1-71. Springer.
Caporali, F., Mancinelli, R. e Paolini, R. 2003. Indicators of cropping system diversity in organic and conventional farms in Central Italy. Int. J. Agric. Sustain. 1, 67-72.
Cuppari, P. 1862. Saggio d’ordinamento dell’azienda rurale. Firenze, Cellini.
Draghetti, A. 1948. Principi di fisiologia dell’azienda agraria. Istituto Ed Agricolo, Bologna.
Haussmann, G. 1964. La terra e l’uomo. Boringhieri, Torino.
Karr, J.R. 1991. Biologica integrity: a long-neglected aspect of water resource management. Ecol. Applications, 1, 66-84.
Muller, F.; Hoffann-Kroll, R. e Wiggering, H. 2000. Indicating ecosystem integrity- theoretical concepts and environmental requirements. Ecological Modelling, 130, 13-23.
Ridolfi, C. 1843. Prolusione alle lezioni di Agronomia e Pastorizia, letta nell’ Aula Magna della Università d Pisa l’8 gennaio 1843. Firenze, Galileiana.