L’Italia ha tanti problemi in questo momento.
Ma tanti.
Ma proprio tanti, così tanti che non riesco nemmeno ad enumerarli.
Tuttavia, anche in momenti come questi in cui l’economia riempie le pagine dei giornali e sembra non esserci un domani, non voglio dimeticare né evitare di sottolineare i problemi sociali e l’assoluta mancanza di tutela delle coppie di fatto.
Sarà che questo problema mi tocca da vicino, ma leggere ieri le esternazioni del Cardinal Bagnasco mi hanno irritato come e più del cactus che in genere ciuccia Bear Grylls per dissetarsi nel deserto.
E se l'avete visto, capite di che parlo.
Peggio della cacca dell'elefante, per dire.
Anyway, veniamo a noi.
Bèh, si pregia di dissertare di tutto, dall’autanasia ai suicidi causa-crisi, essendo lui onniscente per definizione e dotato di una opinione su tutto, come il più perfetto degli idioti. Si sofferma poi sul cd. “divorzio breve” allo studio del Parlamento. Lui afferma che il cd. “divorzio breve” sia frutto del demonio perché:
«contraddice gravemente qualunque possibilità di recupero e rende più fragili i legami sociali». Il presidente della Cei apre l'assemblea generale dei vescovi nell'Aula vaticana del Sinodo e spiega che il tema - tanto più a dieci giorni dall'arrivo di Benedetto XVI a Milano per l'incontro mondiale della famiglie - riguarda l'«etica della vita» e non si presta a compromessi: «In una cultura del "tutto provvisorio", l'introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscono a diffonderla, non è un ausilio né alla stabilità dell'amore né alla società».
Ricordo a tal proposito che il cd. “divorzio breve” ha tra le sue proposte lodevoli novità, come eliminare il passaggio obbligatorio della separazione per fare direttamente domanda di divorzio o in alternativa ridurre il tempo di questa a pochi mesi in tutti i casi (anche in presenza di figli minori), introdurre una norma transitoria per rendere più semplice l’applicazione della riforma, annotare lo scioglimento della comunione in margine all’atto di matrimonio.
Amenità, insomma.
Sottolineo per i più che non sono edotti sulla materia che attualmente tra la sentenza di separazione e quella di divorzio devono intercorrere 3 anni, e con lo stato della Giustizia Civile in Italia spesso sono molti di più.
Mi chiedo che diritto abbia la Chiesa di sputare sempre sentenze e di riempirsi sempre la bocca di cose che non conosce e non vive. Soprattutto mi chiedo in che era creda di vivere il Cardinale, e se si è reso conto del crollo verticale del numero delle unioni religiose. Sarà un caso? No, sarà che il demonio cammina tra noi.
Una volta è evnuto anche a cena a casa mia.
Ora, una intervista al Cardinal Bagnasco gliela vorrei farla io, potendo.
Con qualche semplice domanda a cui però vorrei rispondesse senza tergiversare. Vado? Ok, vado:
1) Esimio Cardinale, ma se per la Chiesa il matrimonio è indissolubile (tranne annullamento con pagamento cospicuo alla Sacra Rota che tutto può), a lei che gliene frega del rito civile e del relativo divorzio?
2) Ma i preti cattolici che non si possono sposare, che ne sanno della “cultura dei legami” e della famiglia se ne teorizzano solo senza mai averla vissuta in prima persona? Che ne potranno mai sapere delle dinamiche e della vita a due? Teoria? Ecco sì, allora io in teoria sono una cuoca sopraffina.
3) Ma soprattutto, se è vero che per divorziare “ci vuole tempo per i ripensamenti”, per sposarsi non dovrebbe valere la stessa cosa? Non ci dovrebbe essere un pre-matrimonio?
4) E perché per alcuni è tutto relativo?
Che dite, mi risponderebbe?
E comunque, finchè la Chiesa sarà governata da cotanti soggetti, avrò sempre la tentazione di appiccicare alla mia Peugeot adesivi come questo, accando all’immancabile “Io odio i camper”.
E voi, come la pensate?