Mi piace leggere e amo scrivere. Adoro i film che ti fanno piangere fino a singhiozzare e i libri che ti fanno riflettere fino a star male. Voglio pensare, ragionare, prendermi sul serio quando necessario.
E sapete cos’altro mi piace? Mi piace ridere alle lacrime!
Mi piace ridere quelle risate che non puoi controllare, quando ti manca il fiato e inizi a sighiozzare. Mi piace ridere quelle risate che ti portano lontano e ti fanno girare la testa. Mi piace ridere quelle risate che poi ti risuonano in mente dopo qualche tempo. E ricominci a ridere ma nessun sa il perchè.
Chi sa far ridere ha un talento raro, che non dovrebbe essere sprecato.
Tutto questo per dire che ieri ero in libera uscita e sono andata a vedere Sister Act – il musical. E ho riso tutte quelle risate!
Ho riso alle lacrime. Ho riso di entusiasmo e di passione. Ho riso di battute geniali e di momenti di accurata perfezione. E ho goduto un attimo di completa felicità. Di quelle felicità che ti piombano addosso come regali inaspettati e non puoi fare altro che accettare e ringraziare. Non entro nel merito del musical che secondo me divino lo è davvero, ma se anche voi amate ridere, fatevi un regalo e andatelo a vedere.
Alza al massimo il volume e il mondo ti ascolterà
Apri il cuore mettici passione
Dai di più
Credi in te!
E allora è ancora con l’adrenalina in circolo che vi chiedo un Alleluja per me, Sorelle, e per la mia nuova goliardica avventura al Fun Cool di cui con sommo orgoglio espongo il banner (anche se Azz, per un pelo non ho vinto un premio).
Siccome ci ho preso gusto mi sono fatta un altro giro. E che faccio non vi rendo partecipi? Ecco il mio racconto in una frase e qui trovate tutti gli altri.
L’Istituto
Noi bambini lo capivamo sempre con un largo anticipo: il salone tirato a lucido, l’aria impregnata di varechina e la caldaia misteriosamente riprendeva a funzionare; poi la mattina indossavamo il vestito buono, e mentre la radio gracchiava la classifica dei dischi, un insolito profumo di biscotti appena sfornati dava inizio allo spettacolo; come dei cuccioli in cerca di padrone, sfoderavamo il meglio del nostro repertorio e con gli sguardi languidi, da dietro la vetrina, distoglievamo l’attenzione dal nostro imbarazzante pedigree.