Il 29 aprile scorso sono stati approvati dalla Conferenza Stato-Regioni i criteri di attuazione delle misure per la conciliazione. E’ stato definito l’accordo per lo stanziamento di 40 milioni di euro, giacenti nel Fondo per le pari opportunità, destinati all’implementazione dei servizi per la prima infanzia, al reinserimento delle donne dopo il congedo per maternità e ad effettuare azioni di sostegno a forme di lavoro più flessibili.
Flessibilità dell’orario di lavoro, diffusione dei servizi di cura e sostegno familiare, miglioramento della formazione professionale sono le tre leve per sostenere l’occupazione femminile, cui dovrebbe orientarsi l’azione del governo nei prossimi anni.
Il piano indica alcune finalità specifiche.
La prima consiste nella creazione o implementazione di nidi, nidi famiglia, servizi e interventi similari definiti nelle diverse realtà territoriali. Un accento particolare è posto sulle “mamme di giorno” (tagesmutter), ispirate a esperienze molto diffuse nei Paesi del Centro e del Nord Europa e già sperimentate in alcune regioni: si tratta di una educatrice familiare che accudisce un massimo di cinque bambini di età compresa tra gli zero e i tre anni nel proprio domicilio.
Del piano fanno parte anche misure per favorire il rientro di lavoratrici che abbiano usufruito di congedo parentale o per motivi familiari, tramite percorsi formativi e di aggiornamento e risorse tecnologiche appropriate;
Incentivi per il telelavoro mediante acquisto di attrezzature hardware, pacchetti software e attivazione di collegamenti ADSL;
Erogazione di voucher per l’acquisto di servizi di cura offerti da strutture specializzate (nidi, centri estivi, ludoteche, centri diurni per anziani o disabili) o in forma di buoni lavoro da prestatori di servizio;
Sostegno a modalità di prestazione di lavoro e tipologie contrattuali facilitanti (o family friendly) come banca delle ore, telelavoro, part time, programmi locali dei tempi e degli orari;
Sostegno ad interventi sperimentali proposti dalle Regioni e dalle Province autonome, tra i quali gli albi comunali per babysitter e badanti.
La ripartizione delle risorse è stata definita in base all’incidenza della popolazione da zero a tre anni, ai tassi di occupazione e disoccupazione femminile e alla percentuale di utilizzo dei congedi parentali, ed è previsto un gruppo di monitoraggio per realizzare un sistema unitario di rilevazione e comunicazione degli avanzamenti degli interventi in materia di conciliazione.
Ciascuna Regione dovrà predisporre entro quattro mesi un piano attuativo comprendente almeno due o tre tipologie di intervento tra quelle indicate nel documento, e sottoscriverà un’apposita convenzione per accedere alla prima tranche di finanziamento.
(fonte: http://www.kila.it/)
Antonella Panetta ha ricordato a me e ad altre questa scadenza, ed ha lanciato un appello: “Tutte le donne che possono devono vigilare presso le loro Regioni che entro il 29 Agosto vengano predisposti i Piani per poter poi presentare i progetti – perchè - le Regioni che non presenteranno il Piano non potranno avere i finanziamenti . Personalmente – aggiunge- ho allertato tutti i Comitati delle pari opportunità e dell’imprenditoria Femiminile del Lazio oltre alla Consulta e alle Consigliere di Parità”.
Nel testo della Presidenza del Consiglio dei Ministri ( intesa_conciliazione_tempivitalavoro_formalizzata ) inviatomi da Antonella, tutti i dettagli, compresa la quantificazione della Ripartizione Risorse, per regione.
Del “meraviglioso” piano Italia 2020 per l’occupazione femminile, ne abbiamo discusso piu’ volte. Sul sito ingenere.it è a disposizione un intero dossier con contributi “confortanti” a partire dai titoli, : Di madre in nonna. Il governo ha un Piano di Daniela Del Boca, Chiacchiere 2020. Dal governo un documento senza progetto di Donata Gottardi, I piedi d’argilla della famiglia tuttofare di Maria Letizia Tanturri ed altri ancora….
Dopo aver letto il piano Sacconi-Carfagna, che propone ricette-scambio “da madre a nonna” e “da donna a donna”, c’è da chiedersi quanto bisognerà aspettare ancora un reale tentativo di superare la segregazione occupazionale (da un lato infatti le donne svolgono la propria attività, fuori di casa, prevalentemente in un ristretto numero di settori professionali, dall’altro nell’ambito di una stessa occupazione le donne sono confinate ai livelli piu’ bassi della scala gerarchica) .
E le donne senza figli? Sempre piu’ numerose peraltro. Pare non siano contemplate.
E le giovani inoccupate “volontarie” del sud ? Si pensa di risolvere riproponendo il contratto di inserimento con agevolazioni alle imprese…
Sacconi-Carfagna. Due nomi, una garanzia.
(foto “panni stesi” di Massim. da photoblues.splinder.com)
(foto a sx da riotclitshave.com )