Allo scatolificio

E’ andata così. Che la scuola della ‘povna ha chiuso, oltre che per il ponte del 2 giugno, pure perché sede di seggio. “E noi come facciamo con gli smarginati?” – aveva subito domandato la ‘povna, precipitandosi a chiedere un’aula (la chiusura riguarda il loro indirizzo – prefabbricati e containers non interessano alla Repubblica) per potere fare lezione ugualmente.
“E come faccio io, professoressa ‘povna?” – aveva allargato le braccia Barbie – “Lo sa meglio di me, dopo l’incendio ho mezza scuola che già di per sé è restata senza aule. Mi dispiace, ma questa volta non la posso accontentare”.
“Ho bisogno di un’aula” – aveva detto entrando in classe al cambio d’ora la ‘povna a Esagono.
“?”
“”Per fare lezione, per le elezioni e il ponte”.
“??”.
“Se no sono troppi giorni senza scuola, è rischiosissimo”.
“???”.
“E poi ci sono da fare le sezioni”.
“????”.
Al quarto punto interrogativo, la ‘povna aveva ritenuto opportuno spiegarsi un poco nel dettaglio.
“Ma sì, le sezioni! Per il progetto stradale di Scrittura del Territorio, ovvio”.
“Ah, ovvio” – aveva boccheggiato Esagono, e qualsiasi altra considerazione su affinità, materie tecniche e umanistiche era stata trattenuta saggiamente nel silenzio dei commenti personali.
“Comunque, al di là di cosa, io ho bisogno di un’aula, e qui nessuno mi sta aiutando” – aveva continuato lei, imperterrita.
“‘povna mia, e io che ci posso fare: il container è bruciato, qui ci danno seggio. Perché non altrove, alla Biblioteca pubblica?”.
“Perché dovremo parlare, e disturbiamo tutti…”.
“Ma le sezioni non si disegnano in silenzio?”.
“Ma prima vanno rispiegate, parecchi di loro hanno bisogno di un supporto”.
E prima che un quinto punto interrogativo riattraversasse Esagono, la ‘povna aveva aggiunto (bontà sua): “Sabato viene anche SaiMon, appunto per seguirli”.
Ma la lunga spiegazione, a parte illuminare Esagono sulle attività previste per il ponte da mezzo consiglio di classe, non aveva sortito nessuna acquisizione diretta immobiliare.
Era a quel punto che era intervenuto Cirillo Skizzo:
“Prof., male male si va allo scatolificio dei miei: il sabato è chiuso, ci stiamo comodamente”.
Ed è così che, alla fine, l’organizzazione ha preso piede. Se infatti Cirillo lo avesse detto per battuta, non si saprà mai, perché la ‘povna non è di quelle che lascino una possibilità nel limbo: “Davvero, potremmo?”.
Cirillo si è informato, ha organizzato tutto, e sabato e lunedì, i giorni di ponte, la ‘povna si è trovata ad aspettare, alle 8.30, alla stazione di S. Martino, la macchina di Orlando. Insieme sono andati a prendere Mr. Mao, poi il professor SaiMon e lo stesso Cirillo (il Panda arrivava in motorino, autonomo).
Per telefono, l’Ingegnera Tosta era disponibile per consulenze in diretta sulle sezioni difficili. La ‘povna aveva gli appunti del potenziamento fatto, sempre con l’Ingegnera, venerdì pomeriggio (e che lei aveva seguito apposta per prepararsi, insieme a un’intera classe dei Merry Men in versione semi-balneare, accaldati, ma attentissimi, reduci da ginnastica – Piccolo Giovanni che seguiva la lezione facendo roteare i ditoni dei piedi nudi, senza scarpe e senza calze, come un giovane hobbit), e il suo computer con installato Autocad apposta per Orlando (che ne è privo, invece e ne ha bisogno); Orlando una torta ripiena alla crema, con tanto di coltello e Fanta, fatta dalla sua mamma; la mamma di Cirillo Skizzo aveva procurato caffè, matite, e blocchi come da razionamenti. E per tutta la mattina, come a scuola, tutti quanti loro hanno lavorato alacremente. Disegnando un’altra pagina memorabile di questo viaggio verso l’esame.