Anno: 2011
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 101’
Genere: Commedia
Nazionalità: Germania
Regia: Yasemin Samdereli
In concorso nella Selezione Ufficiale della 61/a edizione del Festival di Berlino, Almanya- La mia famiglia va in Germania è la proposta natalizia della Teodora, sempre molto attenta agli esordi promettenti, come ha dimostrato qualche mese fa con Tomboy di Céline Sciamma.
Hüseyin (Vedat Erincin), capostipite della famiglia Hylmaz, dopo quarantacinque anni di lavoro in Germania e dopo aver ottenuto la cittadinanza, durante un pranzo con tutti i suoi figli annuncia di voler tornare in Turchia, sua terra d’origine, e di avervi addirittura comperato una casa. I suoi cari, a cominciare dalla moglie Fatma (Lilay Huser), ormai molto legata alla Germania, non sono molto d’accordo. La nipote Canan (Aylin Tezel), che convive con un ragazzo tedesco da cui ha appena scoperto di aspettare un bambino, racconta al cuginetto Cenk (Rafael Koussouris) la storia del nonno, arrivato dalla Turchia dopo l’accordo internazionale sui lavoratori intercorso con la Germania nel 1961.
La regista Yasemin Samdereli mostra, attraverso dei flashback, le difficoltà della famiglia Hylmaz soprattutto nell’integrarsi all’interno della società tedesca, in maniera divertente, colorata e a tratti commovente. La stessa regista ha dichiarato che, per rendere l’atmosfera della famiglia turca trapiantata in Germania, ha attinto ai suoi ricordi personali.
Almanya- La mia famiglia va in Germania non è solo il racconto di una storia d’integrazione sociale, ma ad un certo punto si trasforma in un road movie, in cui il clan Hylmaz ritorna in terra Turca per dare sepoltura al nonno Hüseyin, rivivendo tutte le emozioni che lui aveva cercato di trasmettere loro con i suoi racconti. Molto toccante il momento in cui la famiglia decide di continuare la costruzione della casa comprata da Hüseyin. Lì si riuniranno nuova e vecchia generazione, il passato e il presente, in un clima di fusione estremamente bello e commovente.
La buona fotografia è un’altra caratteristica di questo piccolo film, che in certi punti cede un po’ alla melassa, senza però risentirne troppo. Il punto forte è senza dubbio il senso della famiglia, di una grande famiglia colorata, che accoglie e sostiene tutti.
Francesca Tiberi