Almeno 3 domande (senza risposta) ad Antonio Conte

Creato il 11 novembre 2014 da Aplusk

Antonio Conteil Time

Il personaggio, appunto: quello che ha sempre portato con sé problemi comportamentali, che ha montato l’attenzione mediatica da una parte e reso fioca quella dei tecnici che hanno tentato invano di estrarre il talento dal nucleo, che lo ha reso una celebrità internazionale nonostante i ripetuti fallimenti con diverse divise, che ha dato grane fastidiose nella gestione del talento. Anche il Milan ha gettato la spugna. Ma non sono qui per parlare di Mario Balotelli nello specifico, voglio piuttosto rivolgere alcune domande ad Antonio Conte; sono certo non riceveranno mai risposta, anzi, indirettamente l’hanno già parzialmente ricevuta; il ct azzurro ha cercato di liquidare la questione come «chiacchiere da bar». Non mi ha convinto, ecco cosa non riesco proprio a capire.

Se «tutti i calciatori italiani sono convocabili, ma la convocazione bisogna meritarsela» – sono state queste le parole espresse da Conte nei giorni del suo insediamento sulla panchina azzurra – si fa un riferimento ineludibile al principio meritocratico che tanto piace alla gente, perché in Italia viene difficilmente messo in pratica, in ogni settore. Dare come primo principio cardine dei comandamenti in azzurro, quello della meritocrazia, era una ventata d’aria fresca, una piccola grande rivoluzione; è piaciuto da subito, ha conquistato anche gli scettici. Niente più riconoscenze, simpatie e particolari legami che determinino le scelte, solo il giusto criterio del «gioca chi dimostra di essere più bravo». Mario Balotelli sta trascorrendo uno dei periodi più bui della giovane carriera e il Liverpool rappresenta una sorta di ultima spiaggia; si parla già di cessione. Mi chiedo allora: quali sono stati i meriti in base ai quali è arrivata la sorprendente convocazione? Vogliamo dargli un’altra chance? Allora lasciamo stare la meritocrazia.

Vado oltre. Quando Antonio Conte, visibilmente emozionato e soddisfatto, dava i dettami della Nazionale del futuro, ha anche parlato di un altro aspetto importante. «Voglio uomini veri, dentro e fuori dal campo. Non è un momento facile per la nazionale – diceva il ct azzurro al fianco di Carlo Tavecchio in conferenza stampa – e io sono qui per cercare di far cambiare mentalità. Per me la vittoria è sempre stata una dolce condanna, la sconfitta una “morte” temporanea: cercherò di portare questa mentalità anche in nazionale». Uomini veri, mentalità, vittoria. La bussola porta(va) in quella precisa direzione. E il riferimento era parso chiaro da subito andasse a colpire anche, e soprattutto, Mario Balotelli. Beccato in un locale di Londra sabato scorso, alle 4:20 del mattino, dopo la sconfitta per 2-1 del Liverpool contro il Chelsea. Mi chiedo, come si può cambiare la mentalità di un gruppo, e di un ragazzo particolarmente complicato da gestire, se continuano ad arrivare zuccherini dolci e carezze d’affetto, ogniqualvolta non dai prova di impegnarti al massimo per raddrizzare almeno le cose che sembrano andare nella direzione sbagliata? Le decisioni esemplari hanno un’importanza non trascurabile: per Balotelli valgono forse delle deroghe?

Lasciamo perdere per un attimo il rendimento negativo in questa prima parte di stagione – zero gol in 9 partite di Premier League e 682 minuti giocati -, anche il comportamento extra-campo non porta una dimostrazione reale di maturazione quantomeno in corso. Balotelli dovrà fare sempre qualcosa in più degli altri, croce e delizia di una realtà che ha contribuito ad edificare a piene mani; è quando fa addirittura meno, che non si può lasciar correre o, peggio, premiarlo. Farsi beccare in un locale non è un dramma, per carità, ma farlo a poche ore da un’importante sconfitta e in un periodo tanto complicato della carriera e per se stessi, dimostra che sai ancora affrontare con serietà i momenti difficili o che, e sarebbe più grave, non sei per nulla consapevole della delicatezza del momento. Se ne sono accorti al Liverpool, dove la stampa stessa si sta chiedendo cosa abbia voluto fare Brendan Rodgers, quest’estate, scegliendo Mario Balotelli per rimpiazzare Luis Suarez; ce lo chiediamo un po’ tutti da qualche anno a questa parte. Ogni volta che Balotelli si trova col fango fino al collo, arriva qualche prestigioso club, nome, allenatore a tirarlo fuori dai guai. È sempre stato così. Ad oggi nulla è cambiato.

Lasciamo perdere le questioni legate allo sponsor Puma che paga montagne di quattrini sia a Balotelli sia ad Antonio Conte. Credo fermamente non ci siano sospetti da alimentare, sono convinto che a muovere la decisione del ct dell’Italia siano stati convinzione, curiosità, interesse. Vuole testarlo, provarlo e studiarlo da vicino. Se le cose non lo convinceranno, cambierà strada e andrà dritto su altri nomi. Conte tiene molto più ai risultati del gruppo che al singolo giocatore. Giustamente.

Sono le ragioni che muovono questa decisione, che continuano a non convincermi. E mi lasciano perplesso.


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