Regia: Cameron CroweOrigine: USA
Anno: 2015
Durata: 105'
La trama (con parole mie): Brian Gilcrest, ex militare passato al settore privato segnato da un incidente che quasi gli costò la vita in Afghanistan, torna in uno dei luoghi che hanno più significato per la sua vita lavorativa e personale, le Hawaii.Incaricato all'apparenza di presenziare ad una cerimonia pubblica ed in realtà legato a doppio filo agli interessi dell'Esercito e del magnate Carson Welch, Brian si troverà travolto, più che dagli incarichi assegnatigli, dalle tempeste del cuore: alle Hawaii, infatti, vive la sua vecchia fiamma Tracy, sposata da anni con un pilota, madre di famiglia ma ancora legata a lui, mentre a fargli da "cane da guardia" gli è assegnato il Capitano Allison Ng, che fin dai primi istanti pare scuoterlo nel profondo.Le due donne, con i differenti vissuti ed approcci, finiranno per segnare definitivamente la vita e la carriera di Gilcrest.
Cameron Crowe mi è sempre stato simpatico: un tipo giusto, rock ma non eccessivo, di quelli che ti danno sempre l'impressione, attraverso le storie che raccontano, di essere pane e salame, e vicini alla tua realtà, non ancorati al dorato mondo di Hollywood ed affini.
In realtà non ho mai completato la sua filmografia, ma ad un titolo come Almost famous vorrò sempre bene, dunque mi sentirò in ogni modo in debito rispetto ad un regista che, forse, non ha mai espresso al massimo il potenziale che avrebbe potuto esprimere: alla vigilia della visione di Aloha il pensiero era che, forse, quel momento potesse essere arrivato.
Una commedia romantica e dolceamara, il setting delle Hawaii - che adoro, e che ha fatto da cornice anche a cose buone come Paradiso amaro -, un gruppo di attori molto interessante - Bradley Cooper, la sempre più benvista in casa Ford Rachel McAdams, Emma Stone ed il sempre mitico Bill Murray su tutti - parevano mettere sul tavolo tutte le carte giuste per trasformare questo lavoro nel miglior lavoro di Crowe.
Peccato che, a conti fatti, non sia stato assolutamente così: intendiamoci, Aloha è godibile, scorre veloce, regala un paio di momenti divertenti, i siparietti tra Cooper e la Stone ricordano molto la commedia slapstick anni cinquanta, le immagini delle Hawaii sono sempre splendide, eppure il film risulta essere una delle occasioni mancate più clamorose degli ultimi mesi, privo di carattere e di una direzione precisa, incapace di emozionare neppure nei momenti in cui ci sarebbe da correre dritti al fazzoletto.
La mescolanza di romanticismo, commedia spionistica - clamorosamente sprecato, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, Bill Murray - e dichiarazione d'amore alla Natura ed ai Riti di uno degli arcipelaghi più affascinanti del mondo non riesce a trovare una propria identità ed una strada attraverso la quale guidare lo spettatore, finendo per rendere il compito più difficile sia ai protagonisti che alla vicenda stessa: la storia di Brian Gilcrest, decisamente telefonata a livello sentimentale nella sua evoluzione, spinge quasi a prendere in forte antipatia il main charachter, e pare essere stata scritta principalmente per far leva sull'emotività della fetta di pubblico più sensibile, sfruttando anche espedienti - come quello della figlia dell'ex grande amore Tracy - che sinceramente potevano anche essere risparmiati all'audience.
A tutto questo si aggiunga una Emma Stone che, per quanto carina e pronta a stare al gioco, è risultata al sottoscritto tremendamente forzata, un pò come quelle fighe di legno che fingono di essere alla mano e simpatiche e si rivelano essere un palo in culo come la peggiore delle principessine buone giusto per lo shopping nel quadrilatero della moda, e la frittata di Crowe ha finito per essere più che fatta.
Un vero peccato, considerati il regista, il cast e le potenzialità, così come il fatto che il film scorre e non si fa affatto voler male: ma con tutta la simpatia che si può provare per autore e prodotto, appare quasi impossibile non notare il caos e la pochezza del lavoro finito, che, seppur in misura meno catastrofica, sta al buon Cameron quanto quella schifezza di Accidental love è stata a David O. Russell.
Presa coscienza di questo, restano le note positive rappresentate dal marito di poche parole di Tracy - forse il personaggio più interessante dell'intera pellicola - e dalla già citata cornice delle splendide isole, che alimentano i sogni del sottoscritto di trasferirsi, un bel giorno, in posti come questi: mare, coolness, un fare easy diffuso, una Natura che mozza il fiato.
Portassero poi in dono anche film che evitino di deludere, sarebbe davvero perfetto.
MrFord
"Yesterday she went to see
the Polynesian band
but she came home with her hair all wet
and her clothes all filled with sand
I didn't have to come to Maui
to be treated like a jerk
how do you think I feel
when I see the bellboys smirk?
and I can hear the ukuleles playing
down by the sea
she's gone with the hula hula boys
she don't care about me."Warren Zevon - "The Hula Hula Boys" -
Magazine Cinema
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