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ALONE – Inediti di Giorgio Brunelli –

Creato il 24 luglio 2012 da Wsf

” Nuovo luogo neo-logo sinapsi asindeti ellissi paratassi para-urti catalessi materassi sinopsie epilessie sincopie sinestesi eomologate malattie divertico-verbali emmoroidali ecospaziali. Grafoscopia ovoidale cunei forme analsofismi logorroidi automatic writing écriture automatique eccecc ecc. Così rinnovare làngue poiésis dialogazioni monofisite squisite squittite da logogrammi scorticati da vorticalizzazioni pseudoradicali… quanti cacumimerdumi per soffocare il silenzio(sia bianco sia nero) del vero……”

- Adeodato Piazza Nicolai -

E’ proprio da questo scritto dissacratore di Nicolai che mi viene in mente a sintesi l’essenza racchiusa nelle poesie, o forse meglio eruzioni emotive come ben le inquadra chi le ha pensate: Giorgio Brunelli. Magmatici scritti su un’onda ironico-cinica, che eppure hanno essenza profonda e malinconica e che trattano pungenti, disincanti d’amore, economici, ideologici, politici e culturali. Sono blitz zampillanti e spesso corrosivi nel sociale, che restituiscono a mio avviso, l’immagine netta di un sangue che ribolle ,rimesta ed erutta in disparate cromie; scritti che trovano il suo nucleo vivo in quella consapevolezza di solitudine ed anche di disillusione che da un lato si fa acceso sarcasmo, dall’altro forza e forma superiore di ricerca lessicale, fonetica e critica; anche quando in altri esiti poetici, la cifra sanguigna dell’artista si raffredda trasformandosi spiritualmente ermetica sostenuta da un’analitica architettura semantica fonologica. Le sue parole è “un qualcosa” che colpisce dritto al petto fenicotteri rosa della Camargue e sognanti gabbiani bianchi di Porto Cervo, parole che centrano in aria con uno shot mirato e mortale quell’amore impossibile rimpianto dall’alba o al tramonto appartenente alla più irreale ed ipocrita tradizione poetica amatoriale e non. Insomma, in definitiva i suoi pensieri scatenano nel lettore una netta scissione sentimentale di odio/amore cui fermamente Giorgio Brunelli non vuol farne assecondante opera di mediazione alcuna. Si tratta solo di decidere se sedersi su un proiettile o su un palloncino a forma di cuore indipendentemente da dove deciderete di direzionarvi la punta. Se trovaste moralmente inaccettabile questa violenta e disperata purezza scrittoria, sarà solo per un vostro problema irrisolto e probabilmente irresolubile.

- Mezzanotte -

ALONE – Inediti di Giorgio Brunelli –

“  Non avendo una formazione letteraria alle spalle, millanterei credito se mi considerassi uno scrittore o un poeta.  Sono come tanti, uno “scrivente”, un fantasista a piede libero. Credo si tratti di pura contingenza, diciamo così, storico-economica: alcuni artisti potenzialmente versatili, pungolati dalla stagnazione produttiva, vedendosi in un regime di scarsità delle committenze, hanno individuato nel “dire” un salvifico -ma non per questo opportunistico o inautentico- prolungamento delle loro torsioni cognitive e possibilità espressive ulteriori. Alcune  ”poesie rabbrividenti”, altro non sono che eruzioni emotive forse provocatoriamente metaforizzate e strutturate in versi lirici. In genere, nei miei rigurgiti “sociali”, vi dissimulo moniti e provocazioni linguisticamente ‘scioccanti’ ma in sintonia con il mio personale anelito all’aggregazione, ad una socialità per molti versi sentimentale ed emozionale tuttavia molto seria e meditata,  direi intellettualmente consapevole della necessità di un’inversione strutturale, democratica ed ecologista, urgente e vitale, delle ormai onnipresenti e aberranti dinamiche politico-sociali contemporanee. Poi mi esiste uno scrivere ermetico. Le definirei architetture linguistiche semantico-fonologiche. Il suono che ricerco attraverso un’apparato “dizionaristico”, su nulla accondiscende, misconoscendo addirittura l’esser necessariamente tradotto. Esso deve prevaricare la natura della tematica dei contenuti ascoltandone solo l’ acido ma pur sempre contestualizzato non sense. “  

Giorgio Brunelli

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Blue

A 30 nodi gli orchi sociali
deflorano vergini mari zaffiro.
Nel living pelle-quercia
siedono pavoni foulards
del magliaro frocesimo:
ciarlano di cazzi freschi
aragoste e denaro.
Rivisitazioni high design
di luxury neo bucintori
con dancing, eliporto,
jacuzzi, lounge bar e altre
bieche zollette per destrieri:
narcicacate da plutomani persi.
Filanti le ogive di moda carbonio
passerellano pitturate nero thanatos
con svettante blasone dorato
al visibilio del rotocalco binocolato.
Spudorato stupro al significato del blue:
sulle incolpevoli acquee cromie
galleggiano subculture
di vomito fecaloide.
Da ciclopici doppi tripli serbatoi
scoreggiano cianuro sul plancton
rifornimenti milionari di tonnellate
di maleolente gasolio godereccio
acquistato cash da malconci
jeans senescenti in poliuretano
mal coniugati all’idiotologico
dell’estetica blefaroplastica
dissimula eccesso bagordi.
Pubblica alcolisti
drogati d’elisir di giovinezza
agghindati in nero lucido mistero
allo snellimento di fianchi grinzosi
d’iniqua foggia di lardo prolassato.
Millantando rebound di coscienza
taluni patrocinano cause
d’Aqua in via d’estinzione…
scrosciante da una gruccia pure quella,
come deificate sforbiciate haute couture
per corpi muti che arrogano urla,
come varani trasformati in tomaie zoomorfiche
per piedi a causa fondazione animalista,
come accessori d’ottone scolpiti dal cad
per modaiole bertucce ammaestrate,
come mattonelle eroticorinzie
da boiaccare nei cessi
della sorda e patinata ignoranza
da ecoboutique mangiabevi.   Podalico all’ombra
con mano a guscio
stringo i coglioni.

Folla

Irrompe all’odor di ruggine
il disincanto mio crasso
nel planimetrico urbano
con folla sì folle.
Oneroso è reggere scorci
a perpendicolo sguardo.
Assordante belare di culi
tramuto in vettoriali visioni
le basculanti femmina carni.
Nella tasca interna
le orgoglio radici
elidono chine
romane rovine.
Da rilucenti cristalli
Electa zaffate
non più ammalianti
oramai.
Su servomuti tralicci
in coloracci primari
è siffatta politica a pattern.
Premoriente m’ottundo di fnac.
Riedizione donnicciole
con pet d’ultimo cinemascope
sottendono licenziose promesse
fra teche di digital planet.
Ribolle il desunto sconforto
con strip a carboncino mentale
che tanto mai sapranno
quanto più ami venire
sulle geometrie
segrete di Piero.

Cip

Tracotanza a scalare
la mia infanziadolescenza
in scala colore.
Poi sacrale
l’arte amatoria
mi ruppe.
Arreso io: Cip.
Piè di porco aleatori
gli esiti a strali
in giaculatorie filotto.
Anacoreta forzato,
accolti loro pretesi
e prossemici spazi,
conscio di loro
simbolica cifra
di Tragedia livore,
gratuito dispenser io,
arredi-quadri-gioielli

(nerboruti cazzi anche)

per good solutions
mai contabilizzate
ad una pace invocata,
stigmatizzo loro
iniquo giudizio
a esacerbate spoglie
di me dissacrante forse?
reo alla forca
per l’essere sol
una crocetta su emme.

Sogno

Non me ne frega un cazzo
della raccolta differenziata
della molle fica accademica
delle adozioni a distanza
delle chiese magnaccia
dei tropismi rivelatori
della fiaba di cristo
degli sgabelli ryan air
del plasma 100 pollici
del tempo che fugge
delle sfighe mediorientali
dei froci al no fiori d’arancio
della poesia d’amore inventato
dei morti che ormai sono morti
della cultura impilata sui social
del comunismo a ballo trenino
della psichiatria a cronometro
di ogni ultima moda già morta
dell’arte illumina domus
delle teste opposte alla mia
della vodafone punti premio
della supercar che t’ingrossa la patta
dell’oncologo per tette milionarie
del mito paris-london-new york
dei ricchi che non crepano mai
del lupo che ti fa nero wolf…
Dei nostri sogni estorti
quelli trafugarli mi frega.

Boh

D’altronde dove lancia
pugni o baci un poeta
(o io che ne le faccio le veci)
se non su un cazzo
di foglio word
fatto apposta
per rovesciarci
gioie da autostop
o miserie totemiche?
Boh.
Hai voglia tu
a tenerti tutto dentro…
nemmeno più una donna
ti ascolta, ti accoglie,
ti contiene, ti calma…
o ti fa l’amore senza
tanto chiedersi.
E poi magari quelli,
i pensieri, sì quelli,
ti sfuggono via
e se ne ficcano
in testa degli altri
ma non saranno
più quelli di prima
che credevi genialate
da metter in cornice
sottovetro.
E capirai che bella stronzata
patirne poi quei riflessi di luce
inni alla tua luce riflessa.
E tu inguaribile masochista   vorresti ricordarteli tutti
per annotarteli datati
sulla tua merdosa
autobiografia
sempre di ugual
piombato fraseggio.
Ma che schifo di fastidio!
Come un pelo di fica
che ti rimane fra i denti
o come un nocciolo
di ciliegia che ti
entra nel sandalo
o come sabbia di mare
che ti si infila nello slip
o come quando Milo
beccava un 4
che non meritava.
Ok caro a4 luminoso,
mi sembrava una
specie di poesia
invece m’accorgo
che non è niente.
E’ solo uno dei tanti
altri miei istanti
sopravvissuto
a questo istante
divenuto già passato.
Tutto qui.
Buono nemmeno
per una claque
non preventivamente
accordata coi lettori.   Chiuso sipario.
C.V

Sono g e basta.
Ho mezzo secolo
ma è lo stesso.
L’altro ieri erano 10
ieri 30 e oggi 50
e già domani
avrò uno spago
infilato all’alluce
collegato al suono
di una campana al soffitto
che mai tanto suonerebbe.
Ho sentimento anarchico
perché amo i termini
aracneo ed arachide.
Sono paraculo
di grana grossa
solo per salvarmi
questa assurda vita sghemba
che mi ritrovo fra i coglioni.
Amo e rispetto la donna
osservando ogni crisma
d’amore e d’inganno.
L’arte è riuscita
a farmi vomitare sangue
da ogni orifizio.
Se potessi
riaprirei i forni crematori
per ficcarci dentro
i cancri della politica sanfacon.
Ho un carattere di merda
ma dribblo il dolermene
perchè in realtà come sono
mi sta bene così.
Mi disfo per ogni toctoc degli amici in curva stretta
se mi chiedono un help.
Da un cicaleggio carpediem
se ho 1 spendo 1000
per far dispetto alla mia bara.
Nutro killer repulsione
per ogni sovrastruttura
cagata da quattro bambocci
da cultura redazionale.
Il denaro è una puttana
fatta di carta straccia
ottima per gli ani in raso
di ricchi senza sogni.
Ho spesso il cazzo duro
ma riesco a dominarlo
contenendo discretamente
gli eventuali danni.
Non sono ambizioso
per l’enorme fatica
cui comporterebbe esserlo
e quindi non esserlo
è l’ unica mia ambizione
che rende in fondo anche me
un cazzuto ambizioso.
Amo starmene da solo
ed è già un miracolo
se mi resisto.
Mi infigo quanto basta
sempre delle donne sbagliate
ma dato che sbagliato
sono anch’io
forse è meglio così.   Amo cuoranima mio figlio
che gli è toccato in sorte
un padre marziano
come il sottoscritto.
Per regole riconosco
solo quelle matematiche
e tutte le altre diverse
non posso, voglio nè accetto.
Tutto il resto me incluso
affanculo alla grande.


Filed under: poesia, scritture Tagged: Adeodato Piazza Nicolai, Giorgio Brunelli, Inediti, letteratura, Mezzanotte, Nudità Delle Parole, poesia, scritture, WSF

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