Alpe Pogallo, tra le ceneri della memoria.

Creato il 06 maggio 2014 da Il Viaggiatore Ignorante

In quel quadrilatero attorno cui si assediano oltre diciassettemila nazifascisti armati fino ai denti, ci sono «i falchi della Val Grande, gli audaci della Marona e della Zeda di cui i presidi tedeschi e fascisti della sponda piemontese del Lago Maggiore hanno già provato il mordente»
Le imprese di questi uomini hanno assunto nella fantasia collettiva, dimensioni titaniche arrivando a ritenere con certezza che siano almeno cinquemila, nascosti fra le impervie vallate della Val Grande. In realtà sono poco meno di 400 e scarsamente armati.Un vero esercito contro pochi uomini; la data dell'11 giugno da inizio al rastrellamento!
Tuttavia i partigiani lottano con audacia e senza sosta fino alla morte.I fascisti raggiungono la Val Pogallo nella notte del 14 giugno.
Si combatte ininterrottamente; 2 partigiani vengono catturati nei pressi di Ponte Casletto (poco prima di Cicogna) torturati ed in seguito fucilati a Rovegro. Il 17 giugno altri 7 partigiani saranno fucilati in Valle Intrasca, nei pressi di Aurano.Ad altri 4, in Valle Cannobin,a toccherà la medesima triste fine.La sorte più tragica è riservata ai “18 partigiani di Pogallo”, tutti giovanissimi.Uno di loro ricorda che, durante il cammino verso Pogallo, un soldato tedesco scivola tra le acque del fiume; quattro di loro tentano di salvargli la vita; pare che il nemico voglia essere clemente, rassicurandoli sulla loro sorte e fornendogli del cibo.Una flebile luce di speranza si fa largo nel gruppo.
Nelle parole di Nino Chiovini (partigiano, storico e scrittore italiano, studioso della Resistenza e della cultura contadina di montagna del VCO) i fatti narrati hanno però tutt'altra forma e sostanza; qualcosa di terribile sta per accadere: «Presto ci si impratichisce e si perde minor tempo; il tedesco legge durante la svestizione, cosicché il condannato, appena spogliato, trova il posto libero sull'orlo della fossa senza dovere attendere che finiscano con quello che precede. Così muoiono i diciotto partigiani di Pogallo».


Filippo Spadoni.
Foto di Elena e Filippo

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