Alphaville Cineclub propone, dal 28 marzo al 1 aprile prossimi nella sua sede di Via del Pigneto 283 dalle ore 21.00, la rassegna “Andar per cartoni(animati)!”, titolo ironico-esorcizzante in linea con i difficili tempi contemporanei, che spera di riuscire a portare un minimo di serenità e gioia proponendo una selezione monografica dedicata al cinema d’animazione, attraverso la visione di sette e più lavori d’autore che maggiormente mostrano le tante sfaccettature di un cinema capace di emozionare da sempre spettatori di ogni età!
Suona forse insolito parlare di “cinema d’animazione” in tempi nei quali, da spettatori, al cinema ci si domanda se un dato film sia più d’animazione o “dal vero”, e dove sia il confine tra “realtà” e “finzione”, considerando che ormai la tecnica ha raggiunto livelli tali da poter realizzare un intero film in computer grafica esibendolo come un film con attori e scenografie vere. Tuttavia è senz’altro interessante parlarne, un pò sia perché il cinema d’animazione è coevo alla nascita del cinema e dunque vanta una storia già lunghissima, sia perché, in questi ultimi anni, la grande diffusione di film con pupazzi o disegni animati, realizzati tradizionalmente o in digitale, ha attirato l’attenzione del pubblico e della critica sul cinema d’animazione, molto e troppo spesso ingiustamente sottovalutato (basti pensare al recente successo di L’illusionista, da una sceneggiatura di Jacques Tati).
E’ necessario tuttavia sgombrare da subito certi luoghi comuni legati al cinema d’animazione; è riduttivo e non rispondente al vero che questo sia un cinema dedicato esclusivamente all’infanzia, opinione forse legata in particolar modo ai prodotti di casa Disney, firma storica made in USA, che da sempre ha improntato l’animazione come un genere cinematografico, anziché come un linguaggio autonomo che si differenzia dal cinema “dal vero” sia per la tecnica, sia per i principi estetici su cui è costruito. Emerge dunque sin da subito la difficoltà di trovare una definizione universalmente valida e univoca del concetto di cinema animato. Tecnicamente può essere definito come quel particolare mezzo espressivo che si ottiene con la successione di immagini statiche, realizzate isolatamente, il cui movimento nasce al momento della proiezione. Il senso del movimento è dunque dato da un’illusione ottica, dal susseguirsi in brevissimo tempo di immagini statiche, contrariamente al cinema “dal vero” che invece non fa altro che riprodurre un movimento già esistente in fase di ripresa. Molte sono le tecniche utilizzate per creare animazione: pupazzi, marionette ed oggetti animati, il disegno diretto su pellicola, la manipolazione della pellicola e il montaggio di immagini fotografiche statiche, l’animazione al computer (a due dimensioni o tridimensionale) ed infine la più conosciuta, cioè il disegno animato. Frequente anche l’uso di tecniche “miste”, che mescolano varie forme di animazione ed anche l’animazione con il cinema “dal vero”. Comune a tutte le tecniche resta tuttavia il medesimo principio tecnico ed estetico della ripresa cinematografica a “scatto singolo”, cioè un fotogramma alla volta, da tutti i cinephilès del mondo conosciuto come ‘a passo uno’.
Fatto sta che con i ‘cartoni animati’ è possibile da sempre raccontare di mondi fiabeschi ma anche di realtà complesse, di fate e di clochard, di civiltà e di imbarbarimenti, di natura e di progresso…tanti gli autori che hanno prediletto e prediligono l’animazione per raccontare il mondo partendo da storie minime, certi di arrivare più facilmente al cuore di spettatori trasversali per età e conoscenza.
La selezione di Alphaville propone un piccolo gruppo di registi/disegnatori tra i più noti ed acclamati nell’animazione passata e recente; si inizia dunque mercoledì 28 marzo alle 21.00 con Porco Rosso (1992), bizzarra avventura firmata Hayao Miyazaki, tra i più grandi e poetici registi d’animazione giapponese. La storia del pilota militare Marco Pagot, qui trasformato in suino alla guida di un idrovolante, che vive come cacciatore di taglie contro i pirati e se la vede brutta a causa della concorrenza di un pilota gradasso al soldo degli stessi pirati, capace di turbare i suoi rapporti con le donne…
Giovedì 29 marzo l’intera serata sarà dedicata al talento di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini, con la proiezione de Il flauto magico (1978), trasposizione cinematografica dall’opera in due atti di Mozart in cui la fusione armonica tra scenografia, fotografia, cromatismo raggiunge vette indimenticabili e preziose dell’animazione cinematografica. A seguire, il gustoso Pulcinella (1978), divertissement nello stile e nei modi dei due grandi autori italiani.
Venerdì 30 marzo ancora grande lavoro italiano, con Bruno Bozzetto ed il suo Allegro non troppo (1977), fantasia musicale raffinata come Fantasia di Disney (con invenzioni grafiche e riflessioni etiche), con musiche tradotte in disegni animati da Debussy, Dvorak, Ravel, Sibelius, Vivaldi, Stravinsky e vena ironico/comica affidata in tecnica mista a Maurizio Nichetti, qui anche sceneggiatore con Guido Manuli.
Sabato 31 marzo le proiezioni raddoppiano: alle 21.00 è prevista la visione di Yellow Submarine (1968), di George Dunning, imperdibile e festoso lungometraggio d’animazione dedicato ai Beatles ed alla loro musica, pittoricamente ricchissimo e graficamente psichedelico, ma anche optical, art Noveau, Dalì…con tanto di piccola storia di buoni e cattivi e di sottomarini gialli alla riscossa! Per chi ama da sempre le atmosfere sixties! Alle 23.00 è la volta de Il cane e il suo generale (2003) di Francis Nielsen, favola d’animazione libertaria, animalista (protagonisti gli uccelli in gabbia) e pacifista, tratta dal libro Il generale e Bonapart del nostro Tonino Guerra, scomparso in questi giorni…tecnica naive e riferimenti pittorici (da Chagall all’iconografia russa) ne fanno un’opera da rivedere con gioia!
Ed infine, domenica 1 aprile, ancora animazione made in Japan con Una tomba per le lucciole (1988) di Isao Takahata, uno dei maggiori esponenti del cinema a passo uno, fondatore con Miyazaki dello Studio Ghibli. Qui si racconta di guerra, vista dall’infanzia con toni fiabeschi eppure crudi, e si passa dal sorriso alla risata al pianto come nella vita succede: le mirabili capacità del regista ed il suo stile e la sua capacità di fere poesia a cartoni ne fanno un lavoro davvero necessario a platee di grandi e piccini!
I corti del pluripremiato regista ceco Jan Svankmajer, del più giovane Michael Dudok de Wit e dello storico George Meliès completeranno la rassegna .