Magazine

alporedomenego

Creato il 25 novembre 2010 da Inbassoadestra

La Genitrice attualmente lavora coi matti, ma per un botto di tempo ha lavorato coi vecchi. E’ automatico che a lavorare coi vecchi a casa torni oltre che sfiancato anche con un sacco di deliri insensati o aneddoti vintage.

Quindi un giorno mi ricordo, la Genitrice è tornata e mi fa che una vecchietta a parlare di cognomi e paesi le aveva detto ah ma ti situ de Domenego dell’Enel. Cioè inteso che era figlia di Domenico, quello che lavorava all’Enel.

Allora la vecchietta beneficiando dell’opzione senile discrezionezero, le inizia a raccontare tutta questa storia di quando il Poredomenego era sposato con la sua prima moglie.

Apertaparentesi. Morta giovane, con parole migliori si direbbe consumata da uno strano male. Era bella e andava in bicicletta, una roba che ho sempre sentito dire con un’eco nelle orecchie che faceva tipo troiatroiatroia-oia-oia. Chiusaparentesi.

Insomma racconta che qui, proprio in questa casa dove vivevano prima che vi approdasse l’algida zitella fondamentalista da cui discendo. Qui una sera è rientrato il Poredomenego. Uomo di inizio novecento. Burbero. Silenzioso. Distillatore di grappa. Temibile. E’ rientrato e ha trovato la sua signora a letto con un altro uomo. Per la precisione con un fulgido esempio di come si potesse sfuggire alla selezione naturale anche in tempi così duri. Uno che per fuggire si è lanciato dalla finestra rompendosi una gamba.

La vecchietta dice che poi un po’ tutto il paese a mio nonno l’ha coglionato perché si è caricato il tizio in spalla e l’ha portato fino all’albergo più vicino.

Al che la Genitrice mi diceva che ci era rimasta anche un po’ male, diceva povero papà in quel modo che secondo me non intendeva per le corna. Più per la presunta figura da pirla. Che è una cosa che non l’ho mica capita tanto bene, cioè nel senso se chiudo gli occhi e in uno sforzo di immaginazione sovrumano penso che magari a quell’altra non le è arrivata neanche una sberla. E’ troppo figo.

 

alporedomenego



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog