Paura francese
Che io vada matto per Alexandre Aja, non è una novità (la rima non era voluta, ma la lasciamo lo stesso).
Trovo che lui, ed in generale tutto il nuovo filone horror francese, siano un bell’esempio di come si possa ri-costruire un genere, azzardando idee nuove e contemporaneamente pescando a piene mani dal passato.
“Alta tensione”, datato 2003, opera prima, o quasi, del regista in questione è un filmone imperdibile.
Imperdibile per il bell’esempio di regia pulita, didattica ed efficace, imperdibile per la storia, da slasher classico condita con un bel plot-twist finale che decisamente vi lascerà di stucco. Imperdibile perché è uno dei film che sa distinguersi nel marasma piatto e noioso delle piu’ recenti produzioni di genere. Imperdibile perché nella colonna sonora, (stiamo parlando di un horror ben condito da carneficine e deliri psicotici) c’è “Sarà perché ti amo” (???!!!?) dei Ricchi e poveri…e ho detto tutto.
A discapito del titolo, che non brilla certo per personalità o empatia di sorta, il film scorre fluido e godereccio, e regala buoni momenti di sana, sanissima, imperturbabile suspence.
Non ci facciamo mancare niente, dall’assassino buzzurro, grosso e cattivo al furgoncino inquietante stile “Wrong turn”; ci sono rasoi, motoseghe, nascondigli improvvisati, fughe improbabili e sangue a fiumi.
La storia ci racconta di due ragazzotte di belle speranze che si rifugiano nella casetta di campagna per preparare un non meglio precisato esame universitario.
Dopo dieci minuti scarsi di incipit uno s-conosciuto suona alla porta nel mezzo della notte e comincia la mattanza.
La mattanza in questione tiene inchiodati alla sedia per i successivi settanta minuti.
Sarebbe bellissimo spoilerare il finale, perché, tolta la comunque ottima gestione del thrilling, è proprio nei minuti finali che la pellicola dà il meglio… Ma spoilerare non si puo’, me lo sono imposto, quindi non mi resta che consigliarlo a tutti quelli che non l’hanno visto.
L’unica raccomandazione è, come sempre, che piaccia il genere.