Non che i precedenti dischi degli irlandesi Altar Of Plagues fossero brutti, ma Teethed Glory And Injury fa quel salto quantico che trasforma la band in altro. Sono tutti d’accordo, pare: album del mese per Terrorizer e Zero Tolerance da un lato, dall’altro streaming esclusivo su Pitchfork, che poi – dovendo tirarsela sempre il giusto – lo ridimensiona in sede di recensione. Comunque, adesso che anche gli indie si sono accorti degli Altar Of Plagues, al solito tutti ci vedono/provano a vederci dentro cose extra-metal che non ci sono o che ci sono solo in parte. Aiutano molto, in quest’ultimo senso, i corpi contorti del video di “God Alone”, capolavoro del disco, così come l’intro “Mills”, che fa un po’ “avanguardie del Novecento”. A macchina dell’hype spenta, si può dire certamente che la band si stacca dalle altre che mischiano post-rock e black metal, pur lasciando vivere ancora questi generi dentro di sé. Gli Altar Of Plagues, infatti, qui trovano una via di mezzo tra le reiterazioni dei Godflesh e quelle dei Liturgy (dai quali prende anche i cori) e incrementano i loop, di fatto rileggendo in maniera radicale l’industrial metal. Inoltre hanno asciugato i pezzi e migliorato moltissimo la voce, non più scream né growl, ma il latrare di un malato di mente (c’è pure qualche somiglianza con gli Agalloch). I migliori brani del disco possiedono un andamento meccanico incessante, scurissimo per via del retaggio black metal, emotivo a modo suo per via delle voci. Uno dei pregi di Teethed Glory And Injury, del resto, è quello di restare viscerale, nonostante le premesse “fredde”: ferro e sangue, carne e ruggine, circuiti e bava. Disco dell’anno, finora.
Tracklist
01. Mills
02. God Alone
03. A Body Shrouded
04. Burnt Year
05. A Remedy And A Fever
06. Twelve Was Ruin
07. Scald Scar Of Water
08. Found, Oval And Final
09. Reflection Pulse Remains