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ALTAROMA: Ludovica Amati e “la Cura” dell’anima

Creato il 29 gennaio 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

Esistono luoghi in grado di stimolare e generare emozioni uniche in ogni essere umano. Tali emozioni sono il frutto di un percorso intellettivo di accumulazione di dati geografici e sensoriali, che si sovrappongono con le emozioni che lo stesso luogo ha prodotto precedentemente e di cui è fortemente impregnato. Il fascino connesso a un luogo deriva prevalentemente da scelte primitive basate sull’orientamento, l’esposizione e l’ubicazione, le cui valenze simboliche hanno origini ataviche e spesso sconosciute. Addentrarsi in un luogo suggestivo può quindi essere uno strumento utile al fine di “portare la luce dove c’è buio”.

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Sono queste le premesse che consentono di comprendere a fondo la performance di Ludovica Amati, che si è svolta nel corso di ALTAROMA ALTAMODA. È tra le rovine dello Stadio di Domiziano, sotto Piazza Navona, che la stilista ha deciso di presentare la sua collezione autunno-inverno 2014/2015. La performance, simbolicamente intitolata “La Cura”, è stata pensata con l’obiettivo di risollevare le coscienze per ritrovare la propria intima e personale dimensione spirituale.

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Le creazioni di Ludovica Amati vengono svelate seguendo un sentiero che si snoda tra odori iconici, che tracciano il percorso da seguire per raggiungere i luoghi sacri dell’animo umano, e melodie arcane che producono cambiamenti spirituali, risonanze esistenziali che chiedono di essere raccolte e interiorizzate. Si tratta di un iter che conduce verso nicchie nascoste dove riposano eleganti esploratrici mistiche che indossano leggeri abiti di organza. Ci si perde tra preziosi cappotti dal taglio maschile che si alternano a balze su gonne e a impalpabili camicie romantiche. In questo modo la viaggiatrice si evolve, modifica la sua natura avvolgendo il suo corpo in sensuali trasparenze, cresce e si trasforma: non più mera osservatrice passiva, ma donna materna e attrice del mondo.

la cura 1

di Ignazio Mania


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