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Altezza Reale rewind: Margherita d’Austria (1580-1530)

Creato il 18 settembre 2010 da Marinam

410px-Bernaerd_van_Orley_002E’ stra noto che se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo. Principio valido persino se ti chiami Margherita d’Austria, hai come genitori un imperatore del Sacro Romano Impero e una duchessa di Borgogna e sei erede di sostanziosissime fortune. Orfana di madre, che muore (non di parto, come ci si poteva aspettare data l’epoca, ma per le conseguenze di una caduta da cavallo) Margherita viene fidanzata quando ha appena compiuto tre anni. Il partito è splendido e l’alleanza strepitosa in quanto il candidato si chiama Carlo di Valois e di professione fa il Delfino di Francia. Per la fanciulla il destino pare segnato, Carlo è basso e leggermente rachitico, nulla a che vedere con gli splendidi gentiluomini della corte borgognona e con il padre, l’affascinante imperatore Massimiliano, ma sono dettagli trascurabili anche perché il suo parere non è richiesto. Fra borgognoni e francesi non corre buon sangue, per via di vecchie diatribe territoriali, e la presenza di Margherita ad Amboise (dove viene trasferita con il suo seguito di dame e cavalieri) serve per garantire la pace. In sostanza è una specie di ostaggio, ma la sua semi prigionia è di lusso perché il castello è uno dei più belli della Loira e l’ambiente piacevole, così l’arciduchessa può occupare il suo tempo facendosi una cultura. Carlo, ottavo del suo nome (si, quello che poi con i suoi soldati metterà a ferro e fuoco l’Italia) sale al trono minorenne con la reggenza della sorella, la quale non avendo in simpatia gli Asburgo, sposta l’altrove l’alleanza matrimoniale. Per la precisione verso la Bretagna e la sua duchessa, bruttina e zoppetta, ma titolare di un pezzo di terra francese sfuggito all’orbita reale. Margherita viene ripudiata senza tanti complimenti e, imballati in fretta e furia gli effetti personali, rispedita al padre. Fuori uno. Rimane nella fanciulla un certo retrogusto amaro e nasce in lei una certa antipatia per la Francia. L’imperatore, comunque, è pieno di risorse e per la figlia, ormai adolescente e abbastanza prostrata dall’esperienza, ha subito pronto un altro candidato. Il prescelto è don Juan, principe delle Asturie, figlio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (si, quelli della “reconquista” e di Colombo), carino ma già gravemente malato di tubercolosi. Lui la vede per la prima volta nella cattedrale di Burgos il giorno del matrimonio, si innamora follemente e consuma le ultime forze in appassionate notti d’amore. Il risultato? A sette mesi dalle nozze spagnole la diciassettenne Margherita è vedova e incinta, partorirà una bimba che morirà poche ore dopo la nascita. Fuori due. Filiberto duca di Savoia, è un partito meno prestigioso, ma è bellissimo e aitante, non una mente eccelsa, questo è vero, però l’intellettuale di casa è Margherita, la quale nel frattempo si scopre la passione per la politica ed il governo. L’idillio dura poco, neanche quattro anni; un pomeriggio d’inverno Filiberto rientra da una partita di caccia, si mette a letto con la febbre e muore. Fuori tre. Devastata, disperata, annientata, a questo punto Margherita sceglie la strada della sublimazione del sentimento dell’amore, che trasforma nel corso degli anni in una grande opera d’arte. Allo sposo perduto decide di dedicare una chiesa magnifica, con annesso monastero, a Brou nei pressi di Bourg en Bresse.

Al centro dell’abside sistema la tomba del marito defunto, a destra quella della suocera (perché si, insomma, a questo punto si può anche convivere) e a sinistra la sua. Nel frattempo, in attesa di raggiungere l’ultima dimora, l’arciduchessa diventa, sempre per volere dell’onnipresente padre, governatrice dei Paesi Bassi e tutrice dei nipoti orfani di entrambi i genitori. Si stabilisce a Malines dove tiene una corte raffinata frequentata, fra gli altri, da Erasmo da Rotterdam e dal futuro papa Adriano VI. Parte della sua grandezza Carlo V imperatore (si lui, quello del sacco di Roma e dell’impero “dove non tramonta mai il sole”) la deve anche a lei, alla sua eccezionale e sfortunatissima zia. Un anno prima di morire firma, a nome del nipote, la Pace delle Dame o Pace di Cambrai. Davanti a lei c’è la madre di Francesco I re di Francia, Luisa di Savoia la sorella dell’amatissimo Filiberto. Quando muore il 1° dicembre 1530 l’Europa perde una delle sue più brillanti menti politiche, ma anche una donna di cuore.

Il ritratto di Margherita è opera di Bernaerd van Orley ed è conservato al Musée Royaux des Beaux Arts di Bruxelles.

Si un altro rewind anche se ormai persino le programmazioni televisive sono tornate alla normalità (in effetti  io preferirei ancora in replica la mitica serie ”Vita da strega” o l’eterno “Caccia al ladro” piuttosto che una delle orride trasmissioni del momento) perché ho dei problemi nella gestione del tempo. Sto seguendo un po’ da vicino i miei genitori che non stanno molto bene (niente di grave) ed hanno bisogno di un po’ di assistenza, poi metteteci il lavoro e tutto il resto e il gioco è fatto. La sera stramazzo sul letto senza riuscire a passare dal via. Per questo ho deciso di riproporre ancora una volta un vecchio post, uno dei primi, magari chi è nuovo del sito non lo ha ancora letto, magari verranno fuori idee, spunti, mi darete dei consigli su personaggi da scoprire. In effetti ho un post pronto, ma vorrei metterci tante immagini e ci vuole un sacco di tempo, cercherò di farlo entro domani. Portate pazienza e … grazie per tutti i commenti, per la presenza costante e per il sostegno. A presto 


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