Magazine Cultura

Altre delusioni

Creato il 11 dicembre 2014 da Massimo Citi
Altre delusioni
Riprendo il discorso dove l'ho frettolosamente interrotto venerdì scorso. Detto di passata, ho passato tre giorni da favola davanti al mare d'inverno. 
Ma torniamo a noi. Mi sono reso conto, riflettendoci, che sono numerosi gli aspetti del tema «delusioni per i nuovi autori» e che, rispetto ad altri tempi - quelli ai quali ho appartenuto - è necessario dividere il tema in almeno altre due parti. Sicché comincerò dal tema più aggiornato, ovvero la presenza di internet e il suo peso nella definizione di «nuovo autore», per riservare un'occhiata successiva al tema eterno del rapporto con i possibili editori. 
...
Il nostro problema, ridotto ai minimi termini, è l'aver creato ex-novo un testo - poesia, racconto, testo teatrale o radiofonico - e voler cercare qualcuno che lo ritenga adatto a un pubblico più vasto di mamma, papà, parenti e amici assortiti. 
È abbastanza normale trovare qualcosa di unico ed eccezionale nel vostro testo, paragonarlo a un testo dello stesso tipo di un autore noto e non trovarlo in nulla inferiore, pensare di aver scritto qualcosa di unico - per l'approccio, il modo, la visione, il punto di vista, lo stile - e stupirsi se qualcuno non se ne accorge, ammettere una certa immaturità nella propria scrittura ma sottolinearne la spontaneità e la freschezza, cercare un parere - ovviamente equilibrato, cioé positivo - che faccia emergere tutti gli aspetti occulti del vostro testo.
Può succedere anche questo, certo, se vi chiamate Büchner o, si parva licet, Ballestra o Strazzulla, ma in genere non è così. Il problema, il vero problema, è lo strabismo che coglie l'autore di fronte alle proprie pagine. Non ho altro modo per definire l'incapacità in gran parte involontaria di chi immagina di leggere anche ciò che non è materialmente scritto sulla pagina, cogliere profonde risonanze nelle parole scelte ma che sono semplici echi di se stessi e che lasceranno giustamente indifferenti gli altri lettori. 
In realtà, e mi rendo conto di apparire gelidamente cinico, lo scopo di chi scrive è quello di giungere a un sostanziale distacco dalle proprie parole, a leggerle come se fossero state scritte da altri, a giudicarle con freddezza e senza nessun autocompiacimento. Una pratica che Italo Calvino compendiava con la frase: «Lasciar raffreddare il testo e poi rileggerlo».
In un certo senso è giusto dire che il primo critico di noi non possiamo che essere noi stessi, l'unico modo, tra l'altro, per sopravvivere alle prime critiche, soprattutto se feroci, ironiche o supponenti.
Altre delusioni
Ma il problema, con l'avvento di internet, non sono tanto le critiche - sostanzialmente inesistenti per gli autori ignoti - quanto il silenzio assordante che accoglie ogni nuova uscita. La rete ha l'enorme pregio di giungere teoricamente ovunque e di poter potenzialmente essere letta da chiunque, senonché è proprio la sua dimensione assoluta a demotivare i possibili lettori. Chi legge su internet è abituato - o si è abituato - a saltare da un argomento all'altro, da un tema all'altro, da uno spunto all'altro. Di fronte a un giornale o a un libro ci sentiamo in qualche modo sottilmente colpevoli a non terminare un articolo o un paragrafo, ma il web non funziona così: nessun senso di colpa, in fondo stiamo soltanto «dando un'occhiata», senza volerci davvero immergere in ciò che appare sullo schermo. Il conflitto tra la disponibilità di cose da leggere e il tempo sempre scarso da dedicare alla lettura e all'informazione si risolve così con la chiusura a tutto ciò che ci impegna in tempo e in fatica oltre un certo limite. I primi a farne le spese sono ovviamente i testi più impegnativi e tra questi i racconti o i romanzi pubblicati a puntate attraverso un blog. 
Discorso non troppo dissimile riguarda i testi in forma di e-book, disponibili gratuitamente o a un prezzo francamente ridicolo (0,99 per volumi di sei-settecento pagine) e che chiunque può scaricare. E qualcuno lo fa, certo, ma finendo col dimenticare l'e-book sul kindle o sull'e-reader senza fornire all'autore alcun riscontro, critica (anche polemica), impressione, giudizio o dubbio. E il numero dei lettori, una volta esclusi i consueti parenti e amici, rimane comunque largamente insufficiente a sostenere il sogno della fama, in primo luogo, e della ricchezza - in secondo luogo - che il mestiere di scrittore sembra promettere. Nella migliore delle ipotesi si rimane scriventi per hobby e passione - una condizione in realtà normale, scrivendo in lingua italiana -, con poche possibilità di essere notati dalle leggendarie case editrici [*], anche o soprattutto perché incapaci di scrivere con uno stile appena professionale, ovvero con un minimo di mestiere.
Di nuovo confesso il mio freddo cinismo, ma senza il mestiere - che sostanzialmente significa aver scritto per migliaia di pagine e averne gettate via altrettante, il tutto in cambio di ben poco - non si arriva da nessuna parte. 
Altre delusioni
«Beh, non è mica detto. Tu sei soltanto un po' zuccone, tutto qui»
Probabile, non ho mai detto di essere un genio, se non all'iniz... cioè, come non detto... io qui parlo per i soggetti normodotati non per i genii con due "i", quelli sanno già tutto e quindi avranno smesso di leggere da un tot questo inutile blog e il vecchio gufo che vi scribacchia.
Per i non genii dirò che la tentazione di pubblicare comunque, anche a 0,99 € (o gratis), è troppo forte per resistere a lungo. Perché affannarsi sulla pagina scritta se nessuno scopre quanto siamo fichi? E allora via, pestando sui social network e presentandoci ovunque anche con l'aiuto degli amici. 
«Hai poco da fare il verginello. Hai una home che sembra una bancarella a Natale. Cheppoi tanto non li legge niuno».
Vero. Ma l'80% di ciò che ho pubblicato aggratis proviene da una precedente pubblicazione cartacea. Ho offerto gratuitamente i miei testi dal momento che, anche se poco o pochissimo, mi erano stati già pagati. Sul discorso dei social network e sull'usare gli amici comunque hai ragione. Non li ho utilizzati quanto e come potevo, ma non me ne pento. Ho una passione masochista - o probabilmente una superbia rara per un solo umano - nel mantenermi oscuro. E probabilmente il dubbio di non valere granché. Comunque la fama, anche se poca e micragnosa, è un vizio del quale non è facile liberarsi. 
Ma torniamo a bomba. 
La relativa notorietà ottenuta regalando o quasi i propri testi non ne cambia minimamente il valore. Anzi. Si potrebbe avanzare il dubbio che maggiore è il grado di agitazione, concitazione e di superlativa faccia di tolla di chi propone i propri testi, meno quei testi varranno in quanto tali. D'altro canto è divenuto - o forse tornato - normale comprare il personaggio insieme alla sua opera, vi ricordate un certo Gabriele D'Annunzio?[**].
La pubblicazione via internet rischia, in sostanza, di essere un altro genere di delusione. Una delusione fatta di vuoto, di assenze, che può dare la sensazione di chiedere l'elemosina davanti a una stazione in disuso. Non può e non deve essere l'unica strada per la narrativa, anche per un narrativa da poveracci com'è quella che la lingua e lo stato delle cose ci permettono. Diciamo che internet è un buon modo per mantenere i contatti con i propri lettori e offrire loro qualche bocconcino inatteso, ma affrontare professionalmente il mondo dei libri e degli e-book è irrinunciabile. 
Il che non migliora le cose, ma se non altro le rende più chiare. 
Alla prossima.
Altre delusioni [*] Le case editrici italiane sono poco più di 4.000. E hanno mediamente 1,8 dipendenti pro capite. Sconosciuto è il vasto mondo dei consulenti, traduttori, agenti, editor e redattori a progetto, ma in linea di massimo si tratta di un numero molto limitato di persone che semplicemente non possono leggere e valutare tutto ciò che arriva loro per posta o per posta elettronica. Non parliamo poi di navigare alla ricerca di nuovi talenti. Statisticamente non è impossibile, ma i tempi rischiano di essere un po' troppo lunghi per la durata media della vita umana.

[**] Che poi D'Annunzio è anche un ottimo scrittore e poeta. Non dico che sia la mia passione ma certo preferisco una pagina di D'Annunzio a un fantasy di un nuovo talento.

    
 
     

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine