Nonostante l’ora di punta il vagone non straborda di persone anche se, ugualmente, non c’è un posto a sedere. Non mi avventuro dunque in mezzo ai passeggeri, ma mi fermo accanto all’entrata e con una mano vado all’immediata ricerca del sostegno che scorre in orizzontale lungo i sedili occupati mentre con l’altra tento di tenere aperto, non senza difficoltà, il libro con cui ho inaugurato l’inizio del 2015 e che qualche minuto prima stavo leggendo sulla banchina. Nel mantenermi in equilibrio mi guardo intorno e in mezzo a viaggiatori infreddoliti, stanchi o più semplicemente annoiati, scorgo un ragazzo tra i 30 e i 35 avvolto in un cappotto pied de poule e in una sciarpa nera che, da sotto una coppola che gli lascia a malapena scoperti gli occhi, è intento a leggere un libro dalla copertina dalle mille sfumature di grigio: Altre voci altre stanze di Truman Capote.
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