Continua da Primi frammenti sulla Festa dei Ceri di Gubbio
#CERIAGUBBIO ? E rieccoci qua, alle prese con la Festa dei Ceri di Gubbio (PG) che, per la sua storia secolare e complessità cerimoniale, dovrebbe richiedere più di due post su Folle di corsa.Se nel Vol. I (vai a Primi frammenti sulla Festa dei Ceri di Gubbio) ti ho descritto la Festa, la processione e i Ceri, in questa parte mi occuperò della Corsa vera e propria, di come l'ho vissuta seguendo lo streaming della sera del 15 maggio.Ma ciò che ho visto non sono stati altro che frammenti della Festa dei Ceri di Gubbio, un qualcosa che deve essere per forza vissuto dal vivo per essere compreso fino in fondo. Quindi, ho ancora bisogno del tuo aiuto ... #CeriAGubbio? Clicca qui per la registrazione della diretta serale del 15 maggioVIA CH'ECCOLI! Pomeriggio. L'Alzata è ormai solo un lontano ricordo della mattinata. Dopo la processione per le vie di Gubbio che permette ai ceraioli di organizzare le mute (i cambi per chi porta il Cero), c'è la benedizione del vescovo e la partenza data dai Capitani dell'anno precedente. Via ch'eccoli! (occhio che arrivano!)La corsa inizia, ma non è una gara. I Ceri non si potranno mai superarsi e l'ordine dovrà sempre essere Sant'Ubaldo, San Giorgio, Sant'Antonio. Se qualche Cero cade, gli altri si fermano per aspettarlo.Ma non è una passeggiata. I ceraioli corrono a tutta birra, senza curarsi di strade strette, salite e discese, sterzate o le pericolose e improvvise pendute dei Ceri che fanno sfiorare alle statue dei santi i muri delle case.La corsa è divisa in 4 tratti, per un totale di 4 km e 300 metri. Tra questi tratti, il primo è uno dei più difficili, perché sono 650 metri tutti in discesa. Dopo un lungo secondo tratto che arriva fino in Piazza Grande, il terzo vede due momenti molto spettacolari: le girate (o birate) e i buchetti. Le girate sono tre veloci giri dei Ceri attorno al Pennone della Piazza Grande per rendere omaggio alle autorità cittadine, mentre i buchetti sono due strettissime strade in salita incassate tra le mura che non consentono l'utilizzo nemmeno dei braccieri.Questo tratto finisce alla Porta di Sant'Ubaldo, punto di partenza per la successiva scalata del Monte Ingino.UN ULTIMO SFORZO Tra tutti, il quarto e ultimo tratto della Corsa dei Ceri è il più spettacolare e, pur senza perdere quel profondo significato di omaggio al patrono cittadino, il più "combattuto". Infatti, i ceraioli di San Giorgio e Sant'Antonio cercano di impedire che, dopo la lunga ascesa fatta di sterrato e tornanti, chi porta il cero di Sant'Ubaldo giunga nella basilica del Patrono con così tanto vantaggio da poter chiudere fuori gli altri e riservarsi una prima devozione tutta per sé, senza l'impiccio di troppe persone e nell'intimità della propria Famiglia. Così, se i santubaldari partono sempre per primi e non sono consentiti i sorpassi, per non essere tagliati fuori si deve obbligatoriamente rimanere incollati al Cero che precede.Quest'anno, grazie allo streaming ho avuto anch'io la possibilità di vivere quanto successo.Dopo alcune finte partenze dei santubaldari per cercare di spiazzare i due inseguitori, si inizia. 9 Stradoni polverosi e 8 tornanti insidiosi, con i Ceri a percorrere velocemente quei sentieri in salita tra due ali di gente, barcollando paurosamente e sfiorando le fronde degli alberi sempre presenti lungo il percorsoCome negli altri tratti, solo un occhio attento riesce a percepire l'avvicendarsi delle mute. Come e più degli altri tratti, i tre Ceri si esibiscono in un estenuante elastico di circa 2 km, lungo 10 interminabili minuti e che riporterà a casa i tre Ceri.Il tratto finale è una sofferenza sia per i ceraioli che devono farsi largo tra le migliaia di eugubini, sia per quest'ultimi, tesi per l'esito della Corsa dei Ceri. Nonostante sia ormai arrivata alle porta del chiostro della Basilica del patrono di Gubbio, il risultato è ancora incertissimo.Poi, Sant'Ubaldo si impunta e casca sulla marea gialla compatta, catapultato in avanti in una rovinosa caduta che, a centinaia di km di distanza, toglie il fiato e mi fa temere il disastro. Ma non è nulla e il Cero, sdraiato, continua a correre su decine di mani.Nemmeno il tempo di rendermi conto della statua di Sant'Ubaldo già sotto l'arco del chiostro che, pochi metri più in là, i sangiorgiari non sono stati da meno come perizia nell'abbattere il loro Cero. Cercando di recuperare quel minuscolo gap con un ultimo colpo di reni che potrebbe permettergli di incunearsi tra chi li precede e l'imminente chiusura della porta.Ma è un buco nell'acqua. Vero e proprio.Come il sasso lanciato nello stagno, il Cero di Sant'Ubaldo scompare nel chiostro e, immediatamente, i battenti si richiudono dietro ad esso.All'esterno, Sant'Antonio e soprattutto San Giorgio non possono fare più niente. I ceraioli vestiti di giallo possono festeggiare nel chiostro il loro diritto appena conquistato di essere i primi ad omaggiare la salma del Santo Patrono, senza nessun'altro attorno. IL PIU' BEL FINALE DI SEMPRE Il portone appena chiuso divide il mondo in due: la marea gialla che esulta nel chiostro facendo saltare il proprio Cero e, fuori, la folla immobile dal quale si leva un borbottio sconsolato. In paradiso però, non tutto è tranquillo. Il Cero di Sant'Ubaldo si sdraia e poi si risolleva più volte, nervoso, sottolineando la presenza di un'animata discussione tra i ceraioli. Infatti, l'intenzione del Capodieci santubaldaro è quella di non smontare ancora il Cero e accogliere nel chiostro chi è rimasto fuori.E così le porte, dopo essere state chiuse, si riaprono, permettendo agli altri due Ceri di unirsi a Sant'Ubaldo nei vorticosi festeggiamenti e nella successiva devozione al corpo del Santo Patrono di Gubbio.In un finale inedito, rispettoso delle tradizioni secolari e di una maturità scaturita esattamente dal continuo perpetuarsi di esse. (vai alle immagini)(vai a Primi frammenti sulla Festa dei Ceri di Gubbio)