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La trama (con parole mie): sei racconti che, dal cuore pulsante dell'Emilia, guardano a Bologna, Milano, l'Europa negli anni delle contestazioni, gioventù ribelli e ribollenti che si forgiano in bilico tra amori, sesso, droga, viaggi, gioie e dolori.Il ritratto naif e passionale di una generazione che si gioca tutto giorno per giorno ed esprime il suo sapere attraverso la sete di esperienza più che di nozioni, e prende forma grazie ai protagonisti di storie che si incrociano e rimbalzano e pulsano neanche fossero le nostre.Dagli sperduti posti ristoro della Bassa a Bruxelles, da Piazza Grande a Correggio, stagioni irripetibili come soltanto quelle della nostra formazione sanno e possono essere: la primavera e l'estate della vita nella loro massima espressione di desiderio.
A volte capita che si incroci il cammino di un autore in grado, fin da subito – o quasi – di apparirci come familiare, vicino, quasi avessimo condiviso con lui grandi bevute, mangiate, nottate, o uno di quei viaggi della perdizione – o del ritrovamento di se stessi – tipici dei periodi della vita in cui abbiamo bisogno, in qualche modo, di ricominciare.
Avevo già sentito parlare di Pier Vittorio Tondelli, uno dei “ragazzi perduti” della generazione di grandi artisti che il fermento degli anni settanta produsse attorno a Bologna – un po’ come Andrea Pazienza, per citarne un altro dalla genialità e dal destino simili a quelli dello scrittore di Correggio – sia nella blogosfera – Zio Scriba ne è l’esempio più clamoroso – che tra amici, ma è stato mio fratello ad introdurmi nel suo mondo: da anni, infatti, per il Ford più giovane il buon Tondelli è un idolo consolidato ed indiscusso, una specie di Rino Gaetano della letteratura che, partendo dal naif, riesce ad aprire un mondo al lettore fatto di viaggi e sogni radicati profondamente nel quotidiano.
Con questo Altri libertini è iniziata dunque la mia scoperta di un vero e proprio spirito affine, un compagno di brindisi che, come il sottoscritto, crede profondamente nell’esperienza come maestra di vita nonché modo migliore per mettere a frutto quelli che possono essere stati gli insegnamenti raccolti nel corso dei nostri anni e della strada percorsa fino ad ora.
Se, infatti, con i primi due racconti l’impressione avuta era quella di una sorta di antologia un po’ nostalgica di un periodo sicuramente più caotico di questo ma anche più sanguigno e magico – una sorta di Amarcord felliniano da strafatti -, con il terzo – chiamato proprio Il viaggio – l’intero lavoro assume una dimensione ed uno spessore clamorosamente grandi, riuscendo a parlare direttamente al cuore di quel momento della vita in cui tutto è ancora da scrivere, e se non finisci male può anche darsi che alla fine lo scriverai, in un modo o nell’altro, quanto e più di romanzi generazionali come Il giovane Holden o Siddartha.
Le peripezie vissute dal protagonista accanto al quasi inseparabile amico Gigi tra Bruxelles, Milano e Correggio, o la storia con Dilo, studente romano conosciuto a Bologna suonano non tanto come i manifesti dell’epoca delle grandi contestazioni, quanto come la fotografia di un’esistenza che prende forma, semplice e magica come soltanto la vita vissuta può e deve essere: in uno dei passaggi fondamentali del racconto, proprio in un confronto con Gigi, l’alter ego dell’autore confessa “la scuola si sistemerà solo quando non ci sarà più: ho imparato più da un pompino che da vent’anni di esami”.
Lo spirito di Tondelli è tutto qui.
Vivi, a fondo e il più possibile, annusando l’aria in cerca del tuo odore e viaggiando veloce per scappare dagli scoramenti – come nel meraviglioso racconto di chiusura, Autobahn, che ricorda l’altrettanto stupendo pezzo dei Kraftwerk – che il mondo riserva e riserverà sempre: in questo modo anche il destino, a volte, ti verrà incontro allungandoti una mano, e non per piazzare uno schiaffo. Anzi, potrebbe essere che ci scappi un colpo di fortuna, dei soldi piovuti nel parcheggio di un posto di ristoro o una scopata liberatoria, o la forza di tutta quella magia della Bassa che rese grande il già citato Fellini e avrebbe fatto la fortuna di un altro noto abitante di Correggio qualche anno dopo, Luciano Ligabue, che pare aver costruito i suoi primi dischi – quelli belli, per intenderci – proprio su figure come quella del troppo presto scomparso Pier Vittorio.
Perché troppo presto se n’è andato davvero, questo ragazzaccio assetato di vita.
Eppure di una cosa sono certo, nonostante abbia affrontato soltanto uno dei suoi lavori: lo scoramento non l’ha raggiunto neppure con la morte sicuramente prematura, ed il suo odore ancora pervade pagine che sono una vera festa per lo stomaco, gli occhi, il sesso e tutti quegli organi che fanno dei giorni, degli amori, dell’andare oltre o cercare di stare dentro la fortuna loro e di quelli che li portano e li seguono.
Certo, a volte può capitare che la corsa non conduca a nulla di buono, o che il nostro Ronzinante a motore finisca per spiaccicarsi da qualche parte con noi dentro, ma la posta è troppo alta per rinunciare, e da ogni riga di Altri libertini è evidente che questo Tondelli lo sapeva bene: succhiare tutto il midollo della vita, che sia dalla strada, da una bottiglia, da un cazzo o da una vagina.
O da un bacio di quelli che tolgono il respiro e si ricordano finchè si campa.
Ed è sempre un piacere incontrare qualcuno che sente la vita sulla pelle proprio come te.
“E ti vedi con una che fa il tuo stesso giro, e ti senti in diritto di sentirti leggero”, cantava Ligabue.
Ed è così che mi sono sentito tra queste pagine.
E non è affatto roba da poco.
Pier Vittorio, devo ringraziare mio fratello per avermene fatto trovare un altro.
E devo ringraziare anche te.
Perché quando sulla pelle passa il brivido del capirsi al volo non si può fare proprio altro.
MrFord
"Ci han concesso solo una vita soddisfatti o no qua non rimborsano mai
e calendari a chiederci se
stiamo prendendo abbastanza abbastanza
se per ogni sbaglio avessi mille lire
che vecchiaia che passerei
strade troppo strette e diritte
per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po'
che andare va bene però
a volte serve un motivo, un motivo
certi giorni ci chiediamo e' tutto qui?
E la risposta e' sempre sì."
Ligabue - "Non è tempo per noi" -
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