A volte capita di perdersi delle cose importanti, le cerchi dappertutto ma non c'è verso di trovarle. Sono cose che capitano, per distrazione!
Il bello - o il brutto, dipende come al solito dalle circostanze - è che la vita prende un'altra piega per via di una sciagurata sbadataggine!
Giorni fa è stato pubblicato uno straordinario articolo su Nature riguardo alcuni frammenti di DNA presenti negli scimpanzé e in molti altri mammiferi ma che sono andati perduti nella linea umana (qui in italiano).
Succede anche questo, perdersi dei pezzi di DNA, è raro, può essere fatale ma se la perdita è compatibile con la vita possono succedere delle cose inattese! Pare che l'evoluzione proceda in questa maniera e, a parte per De Mattei che è convinto che l'evoluzionismo sia un'ipotesi al tramonto, sembra che tra i biologi il pensiero cui ha dato avvio Darwin goda di ottima salute.
I ricercatori hanno identificato 510 sequenze di DNA conservate negli scimpanzé ed in altri mammiferi ma fatalmente perdute dai progenitori di Homo sapiens. La gran parte delle sequenze perdute riguarda zone del codice genetico con funzioni regolatorie, ovvero non codificano per la formazione di proteine ma regolano l'espressione di altri geni. Tra le sequenze perdute un paio rivestono una certa importanza.
Un segmento di DNA riguarda in particolar modo i maschi della specie umana perché coinvolge un recettore degli androgeni, ormoni tipicamente maschili. Il segmento perduto è un attivatore della formazione delle vibrisse e della spina del pene, una struttura cheratinica che ricopre esternamente l'organo. Per ovvi motivi la faccenda ha attirato l'attenzione di molti e qui (e anche qui) potete trovare delucidazioni in merito.
A me invece pare più intrigante l'altro segmento che è andato perduto. Si tratta di un soppressore della crescita cellulare. In altre parole un inibitore della proliferazione tumorale che regola la moltiplicazione cellulare della zona subventricolare del prosencefalo, un area strettamente connessa con la formazione della nostra neocorteccia. "Se il gene manca del tutto si osserva lo sviluppo di tumori dell'ipofisi", dice uno degli autori, mentre la sua parziale disattivazione è correlata con lo sviluppo del cervello di maggiori dimensioni che caratterizza la nostra specie.
In altre parole se io ho scritto questo post e voi lo state leggendo, con tutta probabilità è per via di un tumore benigno avvenuto molto tempo fa nell'area cerebrale. Ecco perché quando Zio Scriba, in un commento a questo post, parlava di "menti tumorate di dio" io gli rispondevo che non si rendeva conto di quanto avesse ragione.
Come vedete, nel corso del tempo, in seguito alla perdita accidentale di qualche pezzo di DNA qualcosa abbiamo perso e qualcos'altro abbiamo guadagnato, quale sia il risultato complessivo di quella ancestrale distrazione lascio decidere voi. Forse, come dice laconicamente il mio amico Franco, questa straordinaria ricerca "è la dimostrazione definitiva dell'intervento di nostro signore per permetterci di cogliere la sua grandezza e mortificare la nostra sessualità!"
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