Io continuo ad affermare, e continuerò a farlo, che i brasiliani mangiano male e in fatto di dolci sono un vero disastro. Ne avevo già parlato in passato e sicuramente ne parlerò ancora, perché tutti sanno che per un italiano la “comida” è un argomento molto serio.
Ultimamente, forse per darsi un tono, è molto facile trovare ricette brasiliane con l’aggettivo (ma è un aggettivo?) Gourmet. Ma cos’è questo Gourmet?
Nella Francia del XVII secolo, il termine gourmet inizia ad acquisire il significato di persona dal palato fine, originariamente colui che è addetto alla degustazione di vini, successivamente, per estensione, il buongustaio, un intenditore della buona cucina, un gastronomo, un amante del buon cibo e del buon vino. Con il tempo, e grazie all’affermarsi della gastronomia, intesa come vera e propria arte culinaria, la parola ha quindi subito un ulteriore slittamento di significato, venendo utilizzata in diversi campi per determinare l’eccellenza di un prodotto. Il termine gourmet viene dunque oggi utilizzato in relazione all’arte culinaria e alla haute cuisine, idealmente e quasi filosoficamente associato ad una cucina raffinata, a preparati elaborati e ricercati, nonché alla presentazione di piatti esteticamente curati.
Quindi, in poche parole, per Gourmet s’intende un piatto, una ricetta raffinata, fatta con prodotti di alta qualità.
Bene, prendiamo allora il dolce più amato dai brasiliani, il brigadeiro. La ricetta base prevede margarina, achocolatado (una sorta di Nesquik economico composta dal 80% di zucchero e il 20% di cacao) e l’immancabile latte condensato.
La versione invece Gourmet si fa con burro al posto della margarina (ma chi usa il burro in Brasile? Forse solo io), cacao in polvere al 50% (oppure una tavoletta di cioccolato) e sempre il latte condensato, ma questa volta di marca, perché in questo modo sicuramente il gusto e la qualità cambia (!).
Non sto qui a discutere sulla “bontà” di questo dolce. Ognuno ha i suoi gusti. Ma guardate queste due immagini:
Pensate che siano brigadeiro e beijinho brasiliani? No. Quelli al cioccolato sono Teste di Moro, un dolce napoletano, mentre quelli bianchi sono Tartufi al cocco. Non sto qui a spiegarvi la ricetta (ma la potete trovare QUI) però questi sono gli ingredienti:
Teste di moro
- 1 pan di spagna al cacao
Per farcire e decorare
- 150 gr di burro
- 75 gr di zucchero a velo non vanigliato
- 25 gr di cacao amaro
- 150 ml di panna fresca
- 120 gr di codette al cioccolato
Per la bagna
- 75 ml di acqua
- 25 gr di zucchero
- 25 ml di rum
Mentre per i Tartufi al cocco:
Tartufini al cocco e crema alla mandorla
- 100 g di ricotta
- 50 g di biscotti secchi sbriciolati
- 3o g di farina di cocco
- 60 g di panna montata
- 60 g di crema alle mandorle
- Farina di cocco q.b.
Notevole la differenza, vero? E notate che qui non usano la denominazione “gourmet”. È semplice e classica pasticceria italiana.
Quindi, cari miei brasiliani, lasciate perdere certi termini francesi che non vi si addicono e dedicatevi di più alla vera gastronomia, magari apprendendo da chi ne sa più di voi.