La prima volta che ho sentito la parola Arcologia è stato intorno ai 15-16 anni giocando al famosissimo gioco della Maxis, Simcity che prevedeva, a un certo punto, la costruzione di questi enormi edifici/città, devo ammettere che far distruggere un arcologia da Godzilla era quanto di più libidonoso si potesse fare con un personal computer dell’epoca.
Il termine Arcologia, come ci insegna la sempre utilissima Wikipedia è un neologismo coniato dall’architetto Paolo Soleri negli anni ’60 che unisce insieme le parole “architettura” ed “ecologia” per identificare un’utopica città del futuro che mette insieme in un sistema complesso, per quanto “miniaturizzato”, componenti sociali, filosofiche ed ecologiche.
L’arcologia di Soleri è stata, ovviamente, utilizzata nella fantascienza classica con città coperte da cupole ed habitat extraterrestri, spesso alienanti. Va detto che le idee di Soleri sono tutt’altro che vicine al distopico concetto di città alveare tipico delle atmosfere cyberpunk degli anni ’80, ma vanno più in direzione della sostenibilità intesa nell’evitare lo spreco e la duplicazione delle risorse perseguendo il risanamento del territorio e utilizzando i mezzi a disposizione per favorire la socialità: dall’incentivazione dei trasporti pubblici alla creazione di centri di aggregazione ricreativa o culturale.
In quest’ottica Soleri, negli anni ’70 dà vita ad un interessante esperimento. In Arizona viene acquistata della terra e vengono ottenute le concessioni per la costruzione di due grandi strutture per sostenere circa 5000 abitanti e realizzare un prototipo di arcologia: nasce Arcosanti che cerca di coniugare l’idea di arcologia con i limiti economici imposti dal progetto cercando di sfruttare, dove possibile, tecnologie “pulite” e sistemi autonomi di sostentamento.
L’esperimento in parte è risuscito e in parte si è trasformato nell’ennesimo parco a tema americano, lo stesso Soleri, cautamente ci fa notare che « Riconoscere l’importanza delle implicazioni e delle relazioni ambientali è stato un notevole primo passo. Abbiamo quindi dovuto constatare che la vita è più complessa ed ardua di quanto ci piacerebbe credere ». Tuttavia bisogna ammettere che l’idea era davvero affascinante.
Beh nell’attesa di essere sospeso ad un reticolato vado a vedere cosa è successo all’ascensore…