di Gianfranco La Grassa
1. Mentre la terra trema, quasi metafora (molto materiale e disastrosa) dello sfascio di questo paese, si accentua pure il terremoto nella Chiesa e nel calcio. Non sono religioso da sempre e non sono tifoso da mezzo secolo almeno; del resto, quando lo ero, non ero per una squadra, ma contro una. Perché sono fatto così: tifo contro uno, non per uno, per cui tifavo indirettamente per uno solo quando c’era scontro diretto tra due contendenti (pugili, tennisti, schermitori, ecc.). In ogni caso, oggi mi disinteresso del problema. Noto solo che qui si vuol dimostrare che nel paese tutto è marcio. Sarà diverso in altri paesi, pur europei? Immagino ci sia qualche differenza, infatti, ma solo perché l’Italia è particolarmente disunita, socialmente in fase di destrutturazione, per cui anche la crisi l’ha colpita – a parte altri paesi altrettanto o ancora più deboli – con particolare intensità. Tuttavia, vent’anni di mala giustizia, di magistratura che ormai ha esondato dalla sua funzione e ruolo, hanno grandemente confuso le acque. A ciò si aggiunga un giornalismo fra i peggiori (forse siamo battuti soltanto da Al Jazeera), venduto ma anche ottuso e ignorante.
Impossibile capire perciò quali fazioni siano veramente in lotta, o addirittura se ci siano fazioni con effettivi intenti contrapposti o almeno assai diversificati. Nel calcio è del tutto improbabile che gli antagonismi, se pure stessero dietro a certe lotte alla corruzione, abbiano significato politico. Nella Chiesa, come nei partiti, invece sì, ci sarà senz’altro uno scontro politico in atto. Difficile da capire perché prelati, politici, giornalisti, riducono tutto a scontri personali; la tal persona è per bene e sta lottando contro la corruzione di altri, per taluni, ma per altri accade esattamente il contrario: la persona per bene diventa sentina di ogni vizio mentre questo o quel corrotto sono solo perseguitati. Sia chiaro che non ho alcun motivo per credere agli uni o invece ai loro contraddittori. Abbiamo imparato a menadito, ad esempio, come la magistratura (almeno quella più attiva) sia di parte, tenda a distruggere certi personaggi o gruppi politici salvandone altri o quanto meno confondendo su questi le carte, prolungando le indagini; nel mentre la stampa di regime (o di regimi, in un paese ormai in pieno disorientamento e sconnessione) sbatte in prima pagina ben determinati episodi di vera o presunta corruzione mentre sorvola o mette la sordina su altre storie di malversazione.
Puntare sulle persone è molto opportuno per chi vuol imbrogliare le carte. I singoli individui, soprattutto in questo dannato paese, cambiano di travestimento quasi velocemente quanto il famoso Fregoli, forse il più grande trasformista mai esistito. Quando, malgrado tale capacità, dati personaggi risultano perdenti, lo sono perché è stata sconfitta la loro parte che agiva nella sfera politica e/o economica. A quel punto, malgrado minacce e brontolamenti del primo momento, alla fine nessuno, ma proprio nessuno, si comporta come Sansone con i filistei. Parlano un poco, solo per minacciare e cercare di attutire la loro caduta, in definitiva però tacciono sia perché appartengono ad una qualche Chiesa (anche certi partiti sono a questa assimilabili) sia per avere almeno salva la vita e quella dei loro famigliari, amici, ecc.; o magari per non mettere in totale disfatta le cosche che possono pur sempre portare un minimo di aiuto a loro o ai loro congiunti, ecc.
2. Non sono un vaticanista, non conosco le segretissime cose di una Chiesa per tanti versi occulta e misteriosa. Tuttavia, ricordo sempre la pessima impressione ricevuta nel 2005 quando Fazio fu obbligato – proprio dopo essere stato “sganciato” dal Vaticano con dichiarazione di un alto prelato, ma in seguito ad un non breve tira e molla – a dimettersi da Governatore della Banca d’Italia, lasciando il posto al goldmaniano, bilderberghiano (e chi più ne ha più ne metta), Draghi della cui fedeltà agli Usa siamo in molti ad essere convinti e che, non a caso, è ora alla Banca Centrale Europea in quanto longa manus della neostrategia di quel paese, attualmente centrata sull’Europa e sulla piena rivalutazione del ruolo della Nato, come si evince dall’intervista a Kaplan pubblicata dalla Stampa.
Che Fazio avesse commesso “ingenuità” grossolane, appoggiando i “furbetti del quartierino” (soprattutto uno di loro, Fiorani), è indubbio. Non più però di quante ne abbia commesse Bossi, fatto fuori soltanto al momento opportuno quando credé di potersi opporre a Monti (cioè a Obama-Napolitano), senza proporre almeno soluzioni di ricambio “centriste” al, per il momento insostituibile, “governicchio de paura” (i finti tecnici), di cui è promotore pure Berlusconi fin quando non troverà (se la troverà) la via da seguire per rientrare in campo; e questa volta da pieno seguace della “Merica”. Dalla Lega si pretenderebbe, credo, almeno la realizzazione di quanto sostenuto da Maroni, di diventare cioè una sorta di CSU (bavarese), in unione con qualche partito, magari persino il Pdl completamente riformulato e schierato sulle posizioni del più piatto neo-atlantismo.
Torniamo a Fazio e al 2005. Non so se ne fosse consapevole, ma la mia sensazione (forse sbagliata, ma comunque molto netta e fastidiosa) è che la sua rimozione sia stata il segnale (non più che questo, sia chiaro) di una lotta tra Usa e Vaticano – al cui interno una fazione, per qualche tempo minoritaria, era schierata con gli Stati Uniti – in merito alla politica in voga nella Chiesa di allora, che sembrava tentare un prudente avvicinamento ai cristiano-ortodossi, in particolare russi, mentre vi era forse un altrettanto prudente atteggiamento critico nei confronti del protestantesimo. Si trattava di mosse, di cui non sottovalutare appunto l’aspetto politico relativo ad un certo possibile spostamento “verso est”. Ancora una volta premetto di potermi sbagliare, eppure credo che la sconfitta di Fazio sia stata appunto, non certo in quanto effetto di primaria importanza, un sintomo dell’obbligato cambio di posizioni della Chiesa con suo progressivo ritorno verso quelle prettamente filo-“occidentali”.
Un ritorno manifestatosi poi brutalmente in occasione dell’aggressione alla Libia e dell’uccisione di Gheddafi, patrocinati dagli Usa di Obama, pur se eseguiti da sicari particolarmente ottusi (e che oggi sono finiti malamente, con progressiva lesione degli interessi francesi in Libia). Il voltafaccia, squallido e veramente imbarazzante, che ha dovuto compiere Mons. Martinelli (vescovo di Tripoli) dopo essere stato “catechizzato” per una settimana in Vaticano, è stato un ulteriore sintomo significativo della svolta chiesastica. Non voglio adesso dare un nome alle varie fazioni vaticane in lotta (si fanno spesso quelli di Bertone, da una parte, e di Bagnasco, dall’altra), ma comunque temo che la Chiesa abbia preso brutte “botte” dalla nuova aggressività statunitense e si sia ormai ad essa “adattata”.
3. In ogni caso, tutti questi scuotimenti, accompagnati per pura coincidenza da quelli della terra, segnano il progressivo sfascio italiano, accentuatosi bruscamente dalla fine del 2010 e che sta conoscendo nel 2012 una ulteriore accelerazione. Se mi si permette di scherzare in un momento assai poco allegro, credo ci si sia sbagliati sulla profezia Maya: non riguardava il mondo, ma solo l’Italia. Dubito che usciremo indenni dallo sconquasso che stiamo subendo, almeno per un qualche numero d’anni. E’ tornata incredibilmente in voga una politica di stampo coloniale, che sembrava molto cambiata dopo la seconda guerra mondiale (si parlava di neocolonialismo, intendendo riferirsi ad un condizionamento soprattutto economico, a parte ovviamente la guerra in Vietnam). Dovremo approfondire tale tema, anche con opportune puntate di carattere “storico” (dei “fatti” e delle idee). In ogni caso, è del tutto evidente che con la nuova Amministrazione statunitense – che svolge una diversa strategia (o almeno tattica) – saremo ridotti ad una situazione di quasi Protettorato. Fra un anno il Protettore sarà cambiato sul Colle; e questo ci fornirà nuovi elementi di valutazione, mentre di ancora maggiori godremo dopo la pressoché certa rielezione di Obama a fine anno.
Dobbiamo compiere uno sforzo di analisi superiore a quanto siamo stati capaci finora; può essere che sia al di sopra delle nostre capacità poiché non mi sembra affluiscano nuove forze e non si è stati in grado, e non credo per colpa nostra, di stabilire ulteriori e più “efficaci” contatti. Tuttavia, dobbiamo tentare: o ci si spezza le gambe o si compie un “salto” ormai indispensabile nella nuova, e fortemente deteriorata, situazione creatasi in questo paese da farsa (tragica). Lasciatemi concludere (momentaneamente) con una notazione appunto semifarsesca. Sapete bene quale sia il mio disprezzo per quello che chiamo (pur non soddisfatto del tutto del nome) “ceto medio semicolto”, un ceto sociale (anzi un coacervo di ceti) situato soprattutto a “sinistra”. L’altro giorno ho avuto la certificazione del presentarsi in scena di un ceto ancora peggiore, sulla “destra”.
Leggevo un articolo, inebriato, sugli “under 40” del Pdl. Giovani (maschi e femmine) che comunicano usando 150 caratteri mentre noi, vecchi barbogi, ne usiamo 4000 (non chiedetemi di quali caratteri si parli perché, da vecchio barbogio, non l’ho afferrato). Questi veloci cervelli pensano dopo aver agito (si dice infatti che “pensano come agiscono”), cioè prima fanno cazzate e poi ci pensano. O almeno dovrebbero pensare, ma non credo ne siano in grado poiché nell’articolo si sostiene che la loro azione è strettamente inerente alla realtà, istante per istante. In poche parole, se fanno adesso una cazzata, un secondo dopo non la ricordano perché devono subito aderire alla nuova realtà. Altro che “presente come storia”, altro che tesi della “riproduzione del concreto nel cammino del pensiero” di marxiana memoria (quel Marx tanto bistrattato come ingenuo positivista da questi perfetti deficienti). Infine, i maschi sono tutti con i capelli ben pettinati e impomatati, le femmine portano scarpe con tacchi da 12 cm, non come quelle di “sinistra” con scarpe basse e spesso da tennis (qui mi sono sovvenuto della canzone di Gaber sul “bagno di destra e la doccia di sinistra”, ecc.).
Purtroppo manca oggi un regista come Risi per girarci una nuova, e assai più “avanzata”, versione de “I mostri”. Se il ceto medio semicolto merita una solenne dose di frustate per essere ben riciclato, in tal caso penso sarebbero necessarie solide corde cui appendere questi “under” (non 40, ma under tutto) per i piedi e per molti giorni, in modo che le idee possano affluire da questo “improprio luogo” verso la testa, così com’è stato per tanti millenni di storia dell’umanità. E adesso al lavoro: però pensando prima di agire, sapendo che la “realtà” è anche lotta di contrapposte concezioni della stessa, che “l’abito non fa il monaco” (però può fare il coglione del Pdl).