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In un post precedente, nel quale raccontavo di aver iniziato a prender parte ad un'iniziativa di amici sanminiatesi che si stanno impegnando, nel dimostrare che chiudere, per trasferirle definitivamente altrove, alcune scuole superiori di San Miniato, mi riferisco innanzi tutto al liceo scientifico, sia un errore dettato da una certa miopia di programmazione territoriale, mi ero preso l'impegno di raccogliere immagini del contesto della nuova sistemazione.
Ieri, nel tardo pomeriggio, ho iniziato a farlo.
Il nuovo contesto è il cosiddetto Interporto di San Donato. Un'area di circa 30 ettari, progettata e destinata allo sviluppo di attività di logistica, situata in prossimità dell'uscita di Santa Croce sull'Arno, sulla FI-Pi-Li, di fianco alla linea ferroviaria Firenze-Pisa, da sui si stacca un binario di servizio per lo scalo di merci, adiacente, inoltre, alle zone industriali di Romaiano, Pruneta e la stessa San Donato, a quasi esclusiva vocazione conciaria.
Il Liceo Marconi è temporanea ospitato in uno stabile costruito per ospitare uffici e servizi, quello indicato dalla freccia gialla nella foto area.
Se è vero, come qualcuno mi ha detto, che non serve un paesaggio bucolico, quando un ragazzo non ha voglia di studiare, per aumentarne le prestazioni scolastico, è anche vero che la qualità del regime di vita aumenta la sensibilità dell'individuo verso la propria persona, sia in termini fisici, ma soprattutto di acquisizione di nozioni culturali che gli permettano una maggiore affermazione sociale ed individuale.
Se un paesaggio bucolico può non essere sufficiente a far venir la voglia di studiare ad un ragazzo, offrirgli un buon contesto in termini di luogo di studio e di socializzazione, aiuta senz'altro il ragazzo ad avere maggiore considerazione di se, e quindi tutto ciò che ne consegue.
Va bene che il vecchio edificio ha problemi di sicurezza strutturale secondo i nuovi standard, ma volerlo sostituire con un nuovo edificio si strutturalmente a posto, ma non nel luogo adatto, magari vicino ad un distributore deposito di gas metano e GPL, magari neppure ad idonea distanza di sicurezza secondo le stesse norme che hanno portato alla chiusura del vecchio edificio che ospitava la scuola, è un po' come cadere dalla padella nella brace.