<< Je te vois. Je connais ta voix >>.
<< Je te vois, moi-même. Nou sommes là-bas >>.
Il cielo di Alassio, un mese fa, era azzurro e lucido come zaffiro; il sole, l’aria salmastra del mare, il colore definito dei vicoli e dei gradini, sembrano sogni soltanto abbozzati nell'atmosfera bianca di questi giorni di marzo, resi opachi dal freddo. Ma il nostro rifugio immaginario sembra disinteressarsi a ogni contingenza, immutabile, separato da tutto.
Come arrivati da un lungo viaggio, ci accoglie in immenso calore, in felice distacco.
Avrei voluto dirti che solo lì potrei confidare, in modo pieno e non verbale, quello che ho intuito, con dolce forza. A volte le intese si consumano in silenzi condivisi. E così, con te, sento che potrei tacere e tu perfettamente capire.
L'energia che sprigioni fa pensare a una felicità che meriti. La scrittura lo testimonia brillantemente. Sicché non è fondamentale che un posto concreto ci possa accogliere oggi e nel quale, non lo nascondo, ti inviterei volentieri. Conta che il nostro altrove, che è anche di coetanei, vicini in sensazioni analoghe, sia sempre raggiungibile e comunicato.
Un giorno potremmo dirci che ci siamo incontrati e, ridendo, divertiti, scoperti.
(Marzo 20..)