altrove

Creato il 06 ottobre 2011 da Wakarimasen.org

Una delle mie parole preferite è “altrove”. Per tutta la mia vita, da che mi ricordo, sono sempre stata proiettata altrove – ovunque ma non dove mi trovavo in quell’istante. Relazioni naufragate perché con la testa e con gli intenti ero altrove, posti di lavoro cambiati perché aspiravo ad altro, e lo stesso dicasi per luoghi di residenza, studi, hobby, amicizie e così via. Sempre altrove, nonostante siano anni ormai che mi ripeto e mi sforzo di vivere nel momento, qui e ora. Un pochino sta migliorando, questa faccenda dell’altrove, ma nemmeno troppo. Ho così tanti piani B pronti in canna, aspetto solo che si materializzi quel minimo appiglio che servirebbe a catapultarmi altrove.

Ieri è morto Steve Jobs. Era solo questione di tempo – come per tutti noi del resto – eppure ci sono rimasta male e continuo a non capire bene perché. Forse perché se ne è venuto fuori con quel discorso a Stanford che vale davvero la pena di ascoltare – dev’essere qualcosa che ha a che fare con il cancro al pancreas, come quello che aveva anche Randy Pausch e che infatti l’ha spinto a tenere la sua ultima lezione su come realizzare i sogni dell’infanzia, non sprecare il poco tempo che abbiamo, eccetera. Forse perché dopo che l’avevano silurato dalla Apple ha tirato fuori dal cappello la Pixar, senza nemmeno una laurea in tasca, incarnando il perfetto sogno americano. Forse perché così smagrito e indebolito ma tutto sommato sempre sorridente mi ricordava mio padre poco prima che morisse.

Steve Jobs non era mai altrove, era sempre lì, al posto giusto. Certo, come ha detto lui stesso, i puntini si collegano solo guardandosi indietro dopo aver vissuto un’esperienza o una vita intera, ed è impossibile riuscire a vedere il disegno completo quando si è solo all’inizio. Ma i miei puntini finora sono disposti un po’ come i numeri primi, ossia – fino a prova contraria – apparentemente a caso. Però noto che il mio voler essere altrove sta diventando un voler essere altrove conservando determinate cose. Forse un po’ alla volta ci sto arrivando, altrove. Nel mondo che esiste dall’altra parte dello specchio, dove sono finita parecchi mesi fa.


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