Altrove Assoluto – un racconto di Iannozzi Giuseppe

Creato il 27 ottobre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Altrove Assoluto

di Iannozzi Giuseppe

Seppellito sotto due metri buoni di terra, ma, di punto in bianco, dopo tre giorni mi sveglio. Non sto dicendo che sono risorto come quel tale di nome Gesù. Semplicemente io non ancora morto.
Disperato e mezzo asfissiato, i miei pugni chiusi contro la cassa da morto. Nella sventura fortunato perché il custode del cimitero sente il fracasso infernale da me creato sottoterra e subito capisce che ha il dovere di riportarmi alla luce. Armato di pala, con tanta santa pazienza, il povero cristo alla fine mi tira fuori dalla bara. E nonostante sudato marcio e stanco morto, mi tende pure la mano aiutandomi così a venir fuori da quella mia sì tanto precoce tomba.
Assisi all’ombra d’una cappella funeraria, entrambi a bocca aperta e asciutta, riprendiamo fiato, proprio come due compagnoni di vecchia data.
Il mio salvatore un ometto con una bella barba bianca e un basco nero schiacciato in testa, sui sessanta o giù di lì; un tipo a suo modo allegro, quasi ungarettiano nell’aspetto e nella risata. Gli spiego che sono finito sottoterra per errore. Lui non batte ciglio.
“Dormivo. Mi sono svegliato ed ero in quella diavolo di fossa. Tre giorni, lo so per certo, il calendario del mio orologio non mente. Sono rimasto seppellito per tre giorni. E’ un cazzo di miracolo o non so cos’altro se sono ora qui a raccontarlo.”
“A volte capita”, si limita a dire il custode del cimitero carezzandosi la barba sul mento.
“Mi hanno rapito mentre dormivo nel mio letto. Probabilmente mi hanno narcotizzato e poi seppellito.”
“Hai dei nemici, compagno?”
“Parecchi.”
“Ti hanno fatto uno scherzo.”
Sospiro. Non ho abbastanza forza in corpo per esprimere la mia rabbia. “Uno scherzo”, balbetto facendo schioccare la lingua a mo’ di frusta contro il palato arido quanto tutto il Sahara.
“Un gran brutto scherzo, roba da impiccarli per i coglioni.”
“E’ quello che intendo fare. Non la passeranno liscia.”
“Perché hai così tanti nemici?”
“Ho stroncato un po’ di carriere.”
“Un imprenditore dunque.”
“No, un critico con le pezze al culo.”
“Un critico?!”
“Sì, un critico letterario. Hai presenti quei brutti tipi che leggono i libri e poi ne parlano o qui o nell’altrove assoluto?”
“Un recensore dunque.”
“Esatto. E’ quello che faccio.”
“E ci campi?”
“No, proprio no ad esser sincero.”
“E allora, cazzo li leggi a fare i libri? per farti dei nemici che poi ti seppelliscono senza tanti complimenti?”
“Perché… non lo so.”
“Hai una brutta cera.”
“Al posto mio, dopo quello che ho passato, anche tu avresti una cera da fare schifo.”
Restiamo in silenzio per un paio di minuti buoni. Poi il mio salvatore squaderna il suo sorriso migliore, da perfetto jinn: “Anch’io mi diletto a scrivere.”
Mi sento debole, molto debole. Non oppongo resistenza e tosto mi lascio cadere a peso morto in un molto profondo buio deliquio.


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