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Álvaro Recoba e quel sinistro “epic” a un passo dal sogno.

Creato il 11 gennaio 2016 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste
Álvaro Recoba e quel sinistro “epic” a un passo dal sogno.

E' il 31 agosto 1997, Inter contro Brescia a San Siro. Siamo al minuto 72 e i nerazzurri sono sotto di un gol. Gigi Simoni, ai tempi allenatore dell'Inter, poco prima manda in campo un ragazzino acquistato poche settimane prima dal Nacional Montevideo, un uruguaiano all'apparenza goffo e con i dentoni sporgenti. Il suo nome è Álvaro Recoba, e quello é il giorno del suo debutto assoluto con la maglia nerazzurra. Maglia numero 20, entra in campo tra lo stupore generale e qualche risata del pubblico: "Ma chi l'è chès chi?" pronuncia il classico tifoso interista di una certa età, neanche il tempo di ricevere risposta che il ragazzino dai tratti orientali lascia partire un siluro da 30 metri, palla sotto l'incrocio e Inter in parità. Lo scetticismo iniziale si placa: "Hai capito che sinistro il ragazzino? Come hai detto che si chiama?". La partita intanto prosegue, siamo a tre minuti dal novantesimo e l'Inter beneficia di una punizione da 25 metri, probabilmente l'ultima vera occasione per vincere la partita. In campo c'è Ronaldo, il fenomeno, ma sul pallone si avvicina il ragazzino uruguaiano, che strano! Parte Recoba, un altro missile, ancora sotto l'incrocio. Inter che ribalta la situazione in dieci minuti. Sugli spalti è un mix di gioia ed incredulità, in campo tutti ad abbracciare Recoba; Pagliuca si fa 80 metri di campo per festeggiare il compagno, mentre Moriero gli lustra gli scarpini. È nata una stella. Le prime pagine dei giornali parlano solo di lui, c'è già anche il soprannome: ", visti i suoi tratti orientali atipici per un sudamericano. La Milano nerazzurra ne é già innamorata, la coppia d'attacco con Ronaldo fa sognare i tifosi.

Álvaro Recoba e quel sinistro “epic” a un passo dal sogno.

Il boom - Recoba inizia il suo ambientamento in Italia ma senza fretta. C'é il timore di bruciarlo troppo presto, i nerazzurri si giocano lo scudetto e Simoni preferisce affidarsi a giocatori già pronti. Alla fine le presenze sono otto, condite da un altro gol, e che gol! Ancora dalla distanza, stavolta addirittura da centrocampo. In quella stagione El Chino alza anche il primo trofeo con i colori nerazzurri nella notte magica di Parigi conquistando la Coppa UEFA nella finale con la Lazio. Nell'anno successivo, dopo altre ottime prestazioni, l'Inter decide di mandarlo a giocare in prestito al Venezia. Poco male, perchè è proprio nella squadra veneta che Recoba ottiene la definitiva consacrazione: El Chino incanta con le sue giocate e riesce a mettere a segno 10 gol nel solo girone di ritorno, uno più bello dell'altro. Si è fatto le ossa il ragazzino, l'Inter si sfrega le mani e lo richiama alla base. Moratti ne é pazzamente innamorato e lo blinda con un contratto faraonico. Recoba arriva ad essere addirittura il più pagato del mondo. Ancora oggi, l'ex patron dell'Inter, dichiara che il Chino è il giocatore che ha amato di più, e detto da un presidente che ha avuto Ronaldo, Vieri e Ibrahimovic, vale doppio.

Il lento declino - La carriera del chino, però, stenta a decollare. Alla base di tutto ci sono svariati problemi fisici che non gli consentono di giocare con la continuità necessaria, poi lo scandalo passaporti che lo tiene lontano dai campi per sei mesi, infine il rigore sbagliato nel delicatissimo preliminare di Champions contro l'Helsingborg con i fischi di San Siro che sanciscono un po' la fine di quella magia tra l'uruguaiano e i tifosi interisti. Il ragazzino, che ormai tanto ragazzino non è più, fa fatica a prendere in mano la squadra nero-azzurra. L'Inter non crede più nell'eterno bambino prodigio e lo dimostrano gli acquisti, negli anni, dei vari Vieri, Adriano e Ibrahimovic. Pochi gol, poche altre prestazioni da campione. Con Mancini allenatore, Recoba riesce anche a vincere il suo primo scudetto con i nerazzurri, ma ormai l'uruguaiano non é più un titolare da tempo. Spesso é decisivo, ma troppo discontinuo, e così nel 2007 si arriva addirittura alla scadenza del contratto. Recoba lascia l'Inter alla sua maniera, con un ultimo gol che a tanti ha ricordato le perle del suo debutto, segnando direttamente da calcio d'angolo contro l'Empoli.

Una mezza rivincita - Dopo un paio di esperienze poco fortunate al Torino e in Grecia col Panionios, Recoba decide di ritornare in patria. Prima al Danubio, squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio, e poi al Nacional. In Uruguay, El Chino torna a deliziare le platee, ovviamente a modo suo, con gol di rara bellezza. Nei quattro anni al Nacional, riesce a vincere altri due campionati risultando in entrambe le occasioni decisivo nella conquista del titolo. Non saranno le Champions League che aveva tanto sognato, ma é comunque una piccola rivincita personale. Lascia il calcio a seguito del secondo dei due trionfi, il 14 giugno 2015. Chiude con 485 presenze tra club e nazionale e 188 reti, la finale contro il Penarol sarà la sua ultima partita, il fisico non rispondeva più come avrebbe voluto e probabilmente ha preferito dire addio lasciando un bel ricordo ai suoi tifosi. E di ricordi noi ce ne porteremo dietro tanti. Quel sinistro magico che ci ha fatto sognare, uno di quei giocatori che il destro lo usava solo per camminare, perché a lui bastava un piede solo. Mago delle punizioni dalla distanza, capace di segnare direttamente dalla bandierina facendolo sembrare una cosa normalissima, alla fine di gol da calcio d'angolo se ne contano ben quattro nei suoi ultimi anni di carriera. A uno così puoi solo dire grazie, perché se ami il calcio ami Álvaro Recoba, e se ami il calcio hai dentro un certo rammarico per ciò che questo ragazzino dai tratti orientali avrebbe potuto essere e non é stato. Però a noi va bene così. Grazie Chino.

Fonti: zonacesarini.net - Channel Yin Yang Youtube

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