Lo ammetto, non mi piace scrivere degli articoli commemorativi che ricordano la vita e le opere di scrittori o intellettuali scomparsi. Ma oggi farò un eccezione: per Ahmed Fouad Negm, l’ottantaquattrenne poeta egiziano, morto la settimana scorsa.
Non ne sapevo molto: avevo letto su di lui qualche articolo o post sparso qui e là nei mesi scorsi ma non avevo approfondito. Poi un’amica mi ha scritto chiedendomi di scrivere un post “per ricordarlo” e allora mi sono messa a raccogliere del materiale.
Eppure mi mancava qualcosa: le parole del poeta in italiano. Mi sono messa nei panni di un lettore italiano che non conosce il dialetto egiziano (la lingua in cui ‘amm Ahmed ha composto le sue poesie) o l’inglese, e che poteva aver sentito della scomparsa di Ahmed Fouad Negm, poeta del popolo, dei ribelli e dei poveri.
Cosa poteva capire del poeta non potendo leggere le sue poesie?
Ma chi cerca trova. E io ho trovato (grazie a molto aiuto da casa!) che qualcuno in italiano lo aveva tradotto (ovviamente in inglese si trova molto di più, compreso questo testo Ahmed Fouad Negm. Egypt’s Revolutionary Poet. English-Arabic Translation ).
Quindi credo che il modo migliore per ricordarlo sia quello di far parlare la sua voce.
Buone letture.
(Un grazie in particolare a Laura Iudiciani che aveva già tradotto le poesie di AFN per la sua tesi di laurea specialistica e che le ha messe a disposizione per i lettori del blog).
Qui sotto trovate, “Quando il sole affoga”, “Chi sono loro e noi chi siamo?”, poesia scritta nel 1977 ma che sembra attualissima, e “Alzati Egitto!” che è di una forza espressiva senza eguali.
“Quando il sole affoga” (titolo originale: اذا الشمس غرقت)
Quando il sole affoga
in un mare di foschia
Quando l’onda della notte
invade il mondo
Quando la vista si spegne
negli occhi e nei cuori
Quando il tuo cammino
si perde in un labirinto
Tu che erri in cerca di capire
non avrai altra guida
che gli occhi delle parole.
(traduzione di Tahar Lamri; testo in arabo-inglese qui)
“Chi sono loro e noi chi siamo?” (titolo originale: هما مين و احنا مين)
Chi sono loro e noi chi siamo
Loro i principi e i sultani
Loro il denaro con il potere.
Noi i poveri governati.
Indovina, scervella il tuo cervello
Chi tra noi governa chi?
Noi chi siamo e loro chi?
Noi i muratori, i costruttori,
l’atto consigliato e obbligatorio,
siamo la gente
in lungo e in largo.
Dal nostro vigore sta la terra,
il nostro sudore rende verdi i giardini.
Indovina, scervella il tuo cervello
Chi tra noi
Serve chi?
Chi sono loro e noi chi siamo?
Loro i principi e i sultani,
lora la villa e la macchina
e le donne di prima classe,
animali consumistici,
il loro impegno è riempirsi lo stomaco.
Indovina, scervella il tuo cervello
Chi tra noi mangia chi?
Noi chi siamo e loro chi?
Loro i principi e i sultani,
le parate musicale,
i cortei e le magagne politiche,
e i loro cervelli sono gomma da cancellare
ma han la grazia nelle medaglie.
Indovina, scervella il tuo cervello
Chi tra noi
Inganna chi?
Chi sono loro e noi chi siamo?
Loro i principi, i sultani,
vestono alla moda,
invece noi viviamo in sette in una stanza,
loro mangian polli e piccioni
noi fave
che c’ha stancati e s’è stancata di noi,
loro vanno con gli aerei,
noi muoriamo
sugli autobus,
la loro vita è fucsia.
Loro di una specie e noi di un’altra!!
Ambarapacicicocò oh signor coccorocò
È a te che rivolgo questo canto
Quando il popolo si rialza e chiama!
Indovina, scervella il tuo cervello
Chi tra noi sopraffarrà chi?
- Alessandria d’Egitto, 1977 -
(traduzione di Laura Iudiciani; testo in arabo-inglese qui)
“Alzati Egitto!” (titolo originale: يا مصر قومي)
Alzati Egitto, tieni duro
ho tutto quello che speri
nè l’oppressione, nè la notte mi sottomette
oddio oddio signore biram
teniamo in alto la fronte, libera e orgogliosa
le mani sono pronte al loro dovere
ci manca un muezzin e un califfo
e la luce è tra il cielo e la terra
Egitto, torna ad essere quello di un tempo
chiamato dalle università e da Helwan
Egitto, torna ad essere quello di un tempo,
a ribellarti ai nemici e ad essere testarda
Alzati Egitto, tieni duro
ho tutto quello che speri
nè l’oppressione, nè la notte mi sottomette
oddio oddio signore biram il sangue scorre nell’acqua del nilo
e il Nilo si affaccia sulla mia prigione
e la prigione germoglia grano e lino
e saremo affamati, spogliati e costruiremo
Egitto, siamo ancora numerosi non aver paura della forza degli altri
Egitto, i nostri cuori sono colmi di bene e i nostri sogni di rose bagnate di rugiada
Alzati Egitto, tieni duro
ho tutto quello che speri
nè l’oppressione, nè la notte mi sottomette
oddio oddio signore biram
Buongiorno, giardino
buongiorno a chi ti ha dissetato
Oh (terra) fertile dalle piante delle nostre mani
dal mare ho bevuto il tuo amore
ho bevuto dal bicchiere del mio amore
e del Nilo nero nubiano mi sono innamorato
e vi ho lavato il mio corpo e i miei vestiti
e ho scritto il suo nome sulla pancia.
(traduzione di Laura Iudiciani)
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Poi, potete anche leggere:
Addio “Ahmed”, poeta di piazza Tahrir (di Francesca Paci su La Stampa)
La stella di Ahmed Fouad, sopra il Moqattam (di Paola Caridi su Invisiblearabs)
Ahmed Fouad Negm: Writing a Revolution (il documentario di al-Jazeera)
Poesie con testo a fronte arabo-inglese sul blog “revolutionaryarabicpoetry”