E’ la più diffusa malattia neurodegenerativa ma sono ancora poche le conoscenze sul morbo che affligge milioni di persone in Occidente.
La malattia di Alzheimer è la causa più frequente di demenza e nel mondo occidentale sta acquisendo sempre più le dimensioni di una vera e propria piaga sociale. Numerose sono state anche le persone celebri affette dal morbo tra cui Donald Reagan e Margaret Thatcher. Tra i possibili affetti ci sarebbero anche due attori molto amati dal pubblico, Sean Connery e Jack Nicholson che però hanno sempre smentito. Tuttavia, eccezione fatta per questi casi particolari portati alla luce dai mass media, ancora molto poco sulla malattia che rimane quasi un tabù di cui pochi parlano. Cerchiamo dunque di capire un po’ meglio in cosa consiste il morbo di Alzheimer.
CHE COS’È L’ALZHEIMER?
È una malattia degenerativa dei neuroni, le cellule cerebrali, e rappresenta il 60% delle demenze nel mondo. Per demenza si intende un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive generalmente dovuto a lesioni estese della corteccia cerebrale. Essa colpisce tra il 2 ed il 6% di soggetti di età maggiore ai 65 anni. La prevalenza della malattia aumenta progressivamente con l’età per raggiungere il 15-20% nei soggetti di 80 anni ed addirittura quasi il 60% degli ultranovantenni. Da ciò si capisce come in seguito al progressivo invecchiamento della popolazione, che ha interessato prevalentemente i Paesi occidentali, la malattia stia diventando sempre più frequente. Si contano ben 36 milioni di affetti nel mondo, 1 milione solo in Italia.
COME SI MANIFESTA?
Come la maggior parte delle demenze l’Alzheimer compare con disturbi cognitivi che interessano in particolar modo la memoria a breve termine. I soggetti non ricordano più cosa hanno fatto pochi giorni o pochi minuti prima, perdono l’orientamento e finiscono per non sapere più come si chiamano, dove abitano e qual è il nome dei loro figli, con grande stupore e preoccupazione da parte dei familiari e dei conoscenti. La comparsa di questi sintomi tuttavia diventa evidente solo quando la malattia è già in uno stadio avanzato e, fino a questo momento, risulta molto difficile una diagnosi precoce.
DA COSA È CAUSATA?
Al di fuori delle forme familiari, che rappresentano solo una minoranza dei casi (5% circa) e sono di origine genetica, la causa della malattia e tuttora ignota. La presenza di un particolare allele – l’allele E4 del gene dell’apoliproteina E – rappresenta un probabile fattore di rischio ma non spiega ancora in modo esaustivo ciò che porta all’insorgenza della malattia. A livello cerebrale il morbo di Alzheimer si manifesta con la formazione delle cosiddette “placche senili”. Queste placche sono causate dall’accumulo di una particolare proteina chiamata beta-amiloide la cui eccessiva produzione porta ad una progressiva degenerazione e morte dei neuroni. Tuttavia non si sa ancora perché ciò avvenga.
TERAPIA
Non esiste ancora una cura per l’Alzheimer. I farmaci attualmente utilizzati mirano ad attenuare i sintomi ma non modificano il decorso della patologia. Fra questi alcuni hanno dato prova di efficacia sui sintomi cognitivi e sui disturbi del comportamento.
NUOVI STUDI, NUOVI OBIETTIVI, NUOVE SPERANZE
Il crescente impatto sociale della malattia ha spinto i paesi occidentali a prendere delle importanti iniziative in materia di ricerca scientifica. Recentemente l’OMS ha definito il morbo come una “priorità di salute pubblica”. Primo fra tutti il presidente americano Barack Obama si è impegnato a finanziare un importante progetto di ricerca che mira a trovare una cura entro il 2025.
Ingenti somme di denaro sono già state stanziate ed i primi risultati cominciano a vedersi: innanzitutto sono stati individuati i geni associati alla malattia. Sono stati identificati anche i biomarcatori dell’Alzheimer che permettono di diagnosticarla con maggiore sicurezza.
Nuovi farmaci sono in via di sperimentazione.
Una recente ricerca condotta dall’università di Los Angeles ha messo in relazione l’accumulo di ferro e di metalli pesanti con l’insorgenza della malattia.
Altri recenti studi hanno dimostrato che una dieta ricca di proteine vegetali a base di frutta, verdura, cereali riduce il rischio di contrarre la malattia rappresentando un ottimo metodo di prevenzione al contrario di carne e latticini che rappresentano un maggiore rischio.
Un altro aspetto cruciale riguarda la salvaguardia della dignità dei pazienti. Gli affetti da demenza vedono le loro funzioni di relazione gravemente compromesse, si sentono inutili, un peso per i loro familiari, precipitano in un universo oscuro e spaventoso e tendono sempre più ad isolarsi, a non uscire più di casa e fuggire da un mondo dai margini sempre più sfocati. Per questo motivo accanto alla ricerca scientifica è estremamente importante mettere in atto importanti campagne di informazione e sensibilizzazione per la popolazione in modo da lottare con forza contro questa piaga silenziosa e dare un aiuto sempre più concreto a queste persone salvandole dal profondo oblio nel quale sono state trascinate.
Marco D’Acunti