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Magnum P.I., Michael Knight, l'A-Team e MacGyver: i magnifici sette.

Da Wummina @womenusersman
Magnum P.I., Michael Knight, l'A-Team e MacGyver: i magnifici sette.Thomas Sullivan Magnum IV, noto ai più come MAGNUM PI AI, è stato il sogno erotico di due fantatrilioni di poiane nate tra gli anni Sessanta e i primissimi Ottanta.Quando lo guardavo io, con l'età e la faccia di Mirtilla Malcontenta (giuro: ero uguale) ma senza la possibilità di vedere un allora ancora inesistente Harry Potter nudo, non avevo abbastanza ormoni da comprenderne la travolgente carica sessuale, né sufficienti informazioni geo-socio-politiche per motivarne il fascino. Non mi interrogavo certo su antropologia, genetica e istinti basici, allora e non avevo idea del perché due spalle da muratore piantate su uno stomaco solido e accompagnate da due mani enormi e piuttosto rudi, mi tenessero attaccata allo schermo con lo stesso effetto di un pezzo di carta moschicida cosparsa di miele caramellato. Con le nocciole. Le Hawai allora erano solo Leauai, ovvero un posto al mare con tanti fiori. La Ferrari di Emme Pi Ai era una macchina rossa aperta e piuttosto bassa. Higgins era un personaggio un po' strano che si aggirava per casa e che assomigliava più a uno zio che a un maggiordomo. Nel complesso, il bilionariato della serie e dei suoi protagonisti non solo non costituiva causa attrattiva, ma nemmeno veniva preso in considerazione.Lui,  Magnum (nomen omen, mai per caso), era figo. E tanto bastava. Ma se non fosse bastato (ma bastava, eccome), era pure un ex agente segreto, usciva da situazioni impossibili, faceva a botte (il fascino della clava) e aveva sempre la battuta pronta.Poi c'era Michael Knight, all'anagrafe (thanks, Wikipedia): Michael Arthur Long (ci risiamo) e la sua Supercar, e come Magnum, se la cavava da dio in qualsiasi situazione e aveva un telaio da paura. Nell'A-team, c'era il Colonnello, c'era Murdock (che mi faceva piegare dal ridere), c'era Bosco Albert "P. E." Baracus che non sopportava gli aerei e c'era Sberla che mi faceva sesso ancora prima che capissi perché (e soprattutto per cosa). L' EITIM arrivava e barricandosi dentro a un vecchio fienile con te (che li avevi chiamati), sbaragliava a fucilate (o papinoni) qualunque banda di terroristi/approfittatori/ispettori dell'Esatri e affini. E infine c'era lui, Angus (giusto per non dimenticare l'importanza del Manzo) MacGyver che con due cerini, un chilo di farina 00, una poltrona da barbiere e un filo interdentale costruiva una bomba, due piccoli elicotteri e un motoscafo a reazione. C'era l'ex agente della CIA che ti salvava le penne, c'era quello con a macchina parlante (fanculo al cavallo bianco) che veniva a  prenderti, c'era l'A-team che ti toglieva di torno le seccature e c'era MacGyver che ti riparava il frigo e ti trasformava il Dolce Forno Harbert in una macchina del tempo.Ecco. Sappiatelo. Voi, che vi pensate che sia tutta colpa del Principe Azzurro, che il Principe Azzurro non ha niente a che fare con gli scleri di almeno due delle generazioni di Signore, pseudo MILF, streghe maledette e zitelle acide che oggi vi ritrovate tra i piedi tra un aperitivo e l'altro, in giro per gli uffici o alla riconsegna dei pargoli nel vostro weekend.La colpa è di Holliwood. La colpa è dell'America. La colpa è di quei sette magnifici supereroi senza tutina e senza mantello che per anni ci hanno illuso di esistere.Già. Perché questo popò di maschioni, riflessi nelle nostre iridi dagli anni Ottanta fino ad almeno la metà dei Novanta, è andato avanti a far danni illudendo le pollastrine dai sei anni ai quindici che se li bevevano con gli occhi nel doposcuola tra Canale cinque, Italia uno e Rete quattro, che il mondo maschile fosse quello dentro al tubo catodico.Quando poi la seienne cresceva e da sedicenne e rotti cominciava a mettere il naso fuori dalle mure domestiche, si trovava inesorabilmente di fronte a una schiera di Alessandri, Paoli, Adalberti, Tiberi, Ignazi, Camilli, Ivani (occhio alle iniziali) che non solo non aveva niente in comune con gli Angus, i MacGyver e i cavalieri di Baywatch con cui era cresciuta, ma non ci assomigliava proprio  "penniente" (cit. Johnny Stecchino). E così soffriva, ritirandosi confusa. Oppure no, oppure magari in ogni caso s'offriva, tornando a casa forse più perplessa che mai. 





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