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Alzheimer, perduta…mente

Creato il 13 novembre 2013 da Luigiderosa @Luigi2006

 

Perdutamente

Alzheimer, perduta…mente
di Flavio Pagano
Giunti pag.232 € 12,00

  Mi torna alla memoria il celebre titolo del saggio scritto da Oliver Sacksl’uomo che scambiò sua moglie per un cappello“, di primo acchito sorridi a questa che sembra una situazione inverosimile,comica, poi, leggendo il libro si comprende che l’uomo che ha questa falsa percezione della moglie, un musicista serio ed apprezzato da tutti, è uno dei pazienti del dottor Sacks con lesioni encefaliche di vario tipo, dunque stiamo parlando di sofferenza, di un dolore che, ci hanno insegnato il dottor Sacks e il dottor Alzheimer, non rimane circoscritto al singolo malato ma coinvolge i suoi cari così come tutta la comunità. Oggi ci sono nel mondo 35 milioni di malati di Alzheimer nel 2050, con l’aumento dell’età media di altri 3 anni, saranno 120 milioni, un sessantacinquenne su otto è destinato ad ammalarsi. Riuscite a immaginare le conseguenze sociali ed economiche alle quali la nostra società andrà incontro?
Questo libro l’ho trovato interessante per questo, perché in modo colto , intelligente e anche comico, di quell’umorismo che apparteneva ai De Filippo, visto che l’autore è napoletano, riesce a calare il lettore in questo mondo tragico e grottesco nel quale vivono i malati di Alzheimer e i loro familiari.

Alzheimer, perduta…mente
La storia è quella di un giornalista che vive in un antico palazzo nobiliare del centro storico di Napoli. Con lui ci sono Penelope, sua moglie, padana doc, i due figli  Piernunzio, scugnizzo di sei anni sempre pronto a bisticciare con la nonna alle prese con il signor Alzheimer,Gianciro impegnato con gli studi universitari e soprattutto la fidanzata spagnola, Cayetana, infine Rinaldo, fratello del giornalista,scapolo impenitente e Wimal tuttofare indiano che aspetta il miracolo di San Gennaro come fosse l’illuminazione del Buddha. Una mattina il protagonista del romanzo viene raggiunto dalla telefonata preoccupata di un amico che alla stazione centrale di Napoli in attesa di chissà quale treno ha trovato per caso sua madre , in palese stato confusionale. Il giornalista corre in soccorso della madre, scopre che l’anziana ha con lei una lettera e per giunta non vuole rivelargli la meta del suo viaggio. Comincia così una nuova vita per tutta la famiglia, la nonna è malata dicono i medici ed è doloroso scoprire che tua madre non ti riconosce più, spesso ti scambia per altre persone, è doloroso vederla rabbiosa e violenta, ma anche debole e incapace di badare a se stessa. E’ aberrante scoprire che chi ti dovrebbe aiutare, lo Stato nelle vesti dell’INPS si mostra ancora una volta debole con i furbi, latitante con i deboli. Ma più di tutto , l’Alzheimer che mille volte ti fa dimenticare te stesso e mille altre ti sorprende quando, miracolosamente, in un attimo di lucidità, ti restituisce alla tua memoria e ai tuoi cari, è una malattia che incenerisce ,senza pietà. Sei come morto e non lo sai, tuo padre, tua madre che ne soffrono non ci sono più, eppure stanno ancora lì con te, abbandonati in un letto o su di una sedia guardano il vuoto. Caregivers, li chiamano i dottori americani, sono coloro , familiari e amici, che cercano di riempirlo questo vuoto, aspettando fiduciosi che prima della fine , uno dei tanti topolini sparsi nei laboratori di mezzo mondo dia un segnale di speranza e intanto non ci rimane a noi, al di qua del vuoto, di rimanere vicini ai nostri cari, non ci rimane che  inseguire perdutamente chi l’ha perduta la mente.

di Luigi De Rosa


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