L'argomento è talmente serio che è difficile semplificare o, peggio ancora, polemizzare. Ma un sassolino nello stagno, forse è il caso di lanciarlo.
Proviamo a chiederci se ciò che oggi chiamiamo “famiglia” (ovvero padre, madre e due figli: niente a che vedere con le affollate tribù di una volta), corrisponda ancora al famoso – e abusato – concetto di “nucleo fondante della società”, benedetto dalla Chiesa e dalla politica. Oppure non sia, spesso, un guscio impaurito, all'interno del quale implodono umori, si guastano e deflagrano le passioni, covano rancori e si fabbrica violenza.
Il dibattito sulle unioni civili, sulle famiglie allargate, sui nuovi rapporti, vanno inevitabilmente ad intaccare il vecchia assetto famigliare (oramai svuotato di contenuti).Forse è meglio che l'affidabilità del nucleo famigliare sia affidata alla dignità del singolo individuo, rottamando – finalmente – la monocratica e obsoleta idea che la famiglia “tradizionale” sia l'unica via di salvezza possibile.
“Ama e fai quel che vuoi”, lo diceva Sant'Agostino. E lo ripetevano, forse inconsciamente, anche i giovani hippie nel Sessantotto.Almeno una cosa – i sessantottini, dico – magari l'avevano capita per tempo. E forse, pirma del tempo...