Magazine Cinema
Amai muchi (甘い鞭, Sweet Whip). Regia: Ishii Takashi. Soggetto: dal romanzo omonimo di Ohishi Kei. Fotografia: Sasakibara Yasushi, Yamamoto Yoshiaki. Interpreti e personaggi: Dan Mitsu (Naoko), Mamiya Yuki (Naoko a 17 anni), Nakano Tsuyoshi (Fujita), Nakajima Hiroko (la madre di Naoko), Takenaka Naoto (Daigo), Yashiki Hiroko (Kinoshita Keiko), Nakayama Shun (Narumi). Produzione: Ohmori Ujikatsu per Kadokawa Pictures. Prima proiezione in Giappone: 21 settembre 2013. Durata: 118’.Links: Trailer - Nicholas Vroman (A Page of Madness) - Bulles de Japon
Punteggio ★★1/2
A diciassette anni, Naoko è stata rapita da un vicino, che l’ha tenuta legata in uno scantinato sottoponendola per un mese ad ogni tipo di sevizia. Tornata piena di sangue a casa, dopo aver ucciso il suo torturatore, la madre la accoglie con freddezza, quasi ritenendola colpevole per l’accaduto. Oggi, Naoko lavora come ginecologa ma, ancora ossessionata dalla sua traumatica esperienza, conduce una doppia vita. La sera, dopo essere andata a trovare la madre, malata terminale in ospedale, assume il nome di Serika e frequenta un esclusivo club S&M, dove soddisfa facoltosi clienti assumendo il ruolo della schiava. Le terribili disavventure di donne sequestrate da uomini, e sottoposte ad abusi di ogni tipo, sono una situazione ricorrente del cinema di serie B giapponese, come testimoniano la vituperata serie Guinea Pig (sette titoli tra il 1985-1992) e la meno efferata Perfect Education(sette titoli, fra il 1999 e il 2010, fra cui quelli firmati da Wakamatsu Kōji, Kobayashi Masahiro e Fukasaku Kenta). Ishii Takashi, rifacendosi a un romanzo di Ohishi Kei, ce ne offre qui la sua versione. Affermatosi come autore di manga, Ishii ha giocato un ruolo importante nella rinascita del cinema giapponese degli anni Novanta, con film come Shinde mo ii (Original Sin, 1992), Nūdo no yoru (A Night in nude, 1993) – due thriller erotici di grande eleganza formale, presentati entrambi al festival di Torino – e soprattutto con Gonin (1995), Gonin 2 (1996) e Furizu ni (Freze Me, 2000). Negli anni Duemila, Ishii sembra aver perso parte del suo estro creativo, ripiegandosi nella realizzazione di riprese dei suoi iniziali successi (Nūdo no yoru: ai wa oshimakuubau, A Night in Nude: Salvation, 2010) e Gonin sāga (attualmente in post produzione), o dando sfogo alle sue (perverse?) ossessioni sessuali, in film di bondage e S&M, come Hana to Hebi (uscito anche in Italia col titolo Flower and Snake, 2007) e questo Amai muchi, che si affida anche alla partecipata presenza di Dan Mitsu, nuova star del cinema erotico giapponese. Formalmente ineccepibile, anche grazie a una fotografia calda, comune a tutti i suoi film, Amai muchi è costruito, sul piano narrativo, attraverso un montaggio che alterna frequentemente passato e presente (Serika nel club S&M rivive le esperienze del suo sequestro adolescenziale) e una voce narrante – al limite dell’invasività – che esplicita i pensieri, le paure e le ossessioni della protagonista. L’assunto di fondo è un po’ scontato: il masochismo di Serika altro non è che una tragica conseguenza delle violenze subite dalla giovane Naoko. E a molti ciò non sembrerà che un pretesto per dar vita a lunghe scene tra l’erotico – la masturbazione in bagno – il perverso-pornografico – le sedute del club – protratte davvero oltre misura (del resto il film ha una durata ben più estesa di quella dei normali film erotici). Perplessità più che condivisibili, che tuttavia non possono togliere al film alcuni dei suoi meriti, tra i quali: la scena del rientro a casa di Naoko che si rende conto del muro che si è creato fra lei e la madre; l’incontro col ‘vero sadico’ interrotto a più riprese dallo squillare del cellulare attraverso cui un’infermiera cerca di comunicare alla protagonista la morte della madre; il mistero di quel ‘dolce gusto’ di cui Naoko è alla ricerca nel club S&M (che si rivelerà solo alla fine); il finale horror e l’ultima inquadratura in cui qualcosa/qualcuno impedisce a Serika di ‘uccidere’ Naoko. [Dario Tomasi]
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