Anche in questo blog arrivano commenti di chi dice che Amanda Knox negli Stati Uniti sarebbe già stata giustizia per ciò che ha fatto e che è sicuramente colpevole. Non c’è niente da fare, è come se la gente a volte perdesse a volte la capacità di informarsi, di capire, di farsi idee da sola. Se, chi commenta e giudica, si limitasse a guardare oggettivamente le prove (o meglio le prove che non ci sono), le testimonianze, se togliessero tutta l’enorme infrastruttura da fiction che è stata data a questa terribile storia, capirebbe che in carcere da oltre mille giorni ci sono due probabili, probabilissimi, innocenti. Ha detto oggi Carlo Dalla Vedova, avvocato della Knox: «Amanda è stata crocefissa in piazza». È così, è esattamente quello che è accaduto. Perché è americana, giovane, carina, magari disinibita, sicuramente estranea a certi cliché che individuano in Italia la “brava ragazza”. È una ragazza, tutto qui. E Raffaele Sollecito è un ragazzo. Guardate le prove, non altro. Quanto alla questione pena di morte, be’, negli Stati Uniti la procura di New York, e cioè la pubblica accusa, ha avuto il coraggio, nel caso Strauss Kahn, di dire “Ritiriamo le accuse, non ci sono prove”. E tante scuse. Da noi potrebbe mai accadere qualcosa del genere?
Lunedì il processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito finirà. La giuria guarderà le prove e scarterà tutto ciò che è fiction. E tutti forse a quel punto si accorgeranno che la storia è molto diversa da come per anni è stata raccontata.